Tornano i «Nuovi Nuovi» figli di guerra per bande

Tornano i «Nuovi Nuovi» figli di guerra per bande Torino rilancia una provocazione di Badili Tornano i «Nuovi Nuovi» figli di guerra per bande JTORINO CCANTO alla stupenda mostra di Mainolfi, la Galleria Civica ospita fino al 9 luglio la riproposta e confronto dei 18 artisti, nati mediamente fra la metà degli Anni 40 e la metà dei '50, che Renato Barilli battezzò «Nuovi Nuovi»: l'alternativa postmoderna e postconcettuale, da un lato alla «povertà» dei materiali e dei valori primari e dall'altro ai recuperi pittorici dell'espressionismo selvaggio e dell'accademia citazionistica. La loro nascita coincide con quella che i testi di Barilli e Daolio nel catalogo Fabbri - ennesimo assurdo esempio della documentazione fotografica di una maggioranza di opere non esposte - riconoscono essere stata una vera e propria «guerra per bande» «di critici, gallerie, settori di mercato, riviste per imporre la sigla più amata, rispetto alle rivali» (la Transavanguardia di Bonito Ohva, gli Anacronisti di Calvesi). La proposta di alternativa era quella di una sorta di giocoso corrispettivo pittorico di quella che Barilli definisce la «gaia scienza» elettronica: confini labili fra grafica e pittura, limpida, chiara, leggera di tocco e di stesura - meglio la tempera dell' olio -; oggetto spiritoso, giocattoloso, assai composito fra surrealtà e kitsch (Panontale di Ontani e l'inattingibile sublime del cattivo gusto; la buffonata all'italiana dei putti di gesso di Wal è un classico rispetto a Koons). Tutto è rimesso giocosamente in discussione: da Salvo la citazione a tutto campo, dalle miniature persiane a Cosmè Tura; in Jori la ricostruzione dell'universo futurista e costmttivista diventa fumetto. Le illustrazioni ad incastro infantilmente colte del primo Spole-i si sono oggi appesantile in Uno, centomila; più accettabile l'inversione di Be- nuzzi dal kitsch ai giochi aliamo rf iti. La gradevolezza del gioco, che raggiunge ad esempio rara finezza nelle tecniche neodadaiste di Faggiano, mette in sottordme negli «iconici» il problema della qualità. Il problema emerge per gli «aniconici», salvo i casi dello spazio assai t'elice dedicato agli Alberi di Luciano Bartolini, precocemente scomparso, e della rivisitazione dei segni del contemporaneo da Kandinsky a Capogrossi nella Memoria distillata di Boni'à. [m. r.] Giorgio Pagano, «Gli sbalzi», l987-'94

Luoghi citati: Bonito Ohva, Faggiano, Torino