«L'acido? Una vendetta di chi vuole fermarci»

«L'acido? Una vendetta di chi vuole fermarci» «L'acido? Una vendetta di chi vuole fermarci» UN DIRIGENTI SOTT'ACCUSA FCUNEO RA gli indagati per il «giallo» al cimitero di Cuneo c'è Giovanni Cattaneo, 46 anni, istruttore amministrativo di sesto livello del Comune, settore servizi funebri. Ha ricevuto un avviso di garanzia dal procuratore della Repubblica alla Pretura di Cuneo. L'ipotesi di reato è vilipendio di cadavere. «Sono innocente. E' una vicenda assurda, che non ha nulla di logico. Nel mio lavoro ho sempre amato la legalità. Ritengo che, soprattutto quando si ha a che fare con il dolore, si debba essere seri e delicati. Cerco di mettere una buona parola e confortare chi si presenta ai nostri uffici. In trent'anni d'attività in Comune non mi aspettavo di ricevere un avviso di garanzia». Come sono andati i fatti? «Quella salma, tumulata nel '71, è in un campo comune, diventato di concessione trentennale. Nei mesi scorsi il mio collega Giorgis mi ha chiesto di controllare i dati nello schedario per vedere se era possibile liberare quel posto: è emerso che la salma era stata esumata già due volte, nell'85 e nel '90. Un parente, una decina di anni fa, aveva già acquistato una celletta ossario, senza poterla utilizzare. Ho proposto di fare un nuovo tentativo di esumazione, l'unico modo per verificare se la salma poteva essere spostata. I necrofori hanno accertato che non era ancora completamente mineralizzata». Ha chiesto la consulenza a esperti? «Certo, mi sono rivolto all'ufficio d'igiene per avere chiarimenti, ma dopo due giorni mi hanno detto che non sapevano rispondere. Ho sollecitato i necrofori a mettere la tomba in condizioni di sicurezza, non visibile al pubblico, coperta con frasche di pini, che erano stati tagliati al cimitero, e poi assi e balle di fieno. Con una telefonata a Ferrara, dove viene redatta una rivista trimestrale specializzata nel settore funerario, ho contattato un ingegnere esperto che mi ha chiesto se avevamo girato il corpo a schiena in su e se era stata messa della terra fresca, di campagna, intorno alla salma, per contribuire alla decomposizione. Al mio sì ha sbottato: "E allora crematelo"». E la famiglia del deceduto? «Abitano a Torino. Una telefonata e li ho rintracciati. Penso fosse la vedova. Le ho riferito che la salma non era mineralizzata. Doveva decidere lei: fare un contratto trentennale per lasciare la salma nella terra o optare per la cremazione, il massimo della trasparenza e della correttezza». E l'acido? «Ma chi ha detto che è stato gettato? Da mesi fra il personale si è creata una certa tensione. Insieme al responsabile del necroforato, il geometra Giorgis, abbiamo tentato di riorganizzare e migliorare il servizio, come ad esempio aumentare il parco auto, per una maggiore efficienza. Ci occu¬ piamo di undici cimiteri e i necrofori sono soltanto dodici. Lavoriamo in condizioni difficili. Non volevamo una gestione privatistica, ma far lavorare l'un per cento in più gli addetti. Un modo per ripartire i ruoli. Sono iniziati i primi attriti. Qualcuno si è sentito preso di mira, quando gli sono stati fatti appunti sull'orario. Forse ci sono interessi che non conosco. Ho dubbi, ma non le prove. Se l'acido è stato gettato può essere una vendetta, per incastrare noi dirigenti». Il mio collega Giorgis anche lui è innocente. Da quando è in servizio, più volte si è rivolto a me disperato: "In queste condizioni non si può andare avanti"». Quel ragazzo suicida? «Un grande lavoratore, pronto a rendersi utile. Si è lasciato troppo condizionare. Non avrebbe mai fatto nulla di illegale». Giampaolo Marro «C'è qualcuno tra noi che ci vuole incastrare» Enzo Mondino, il necroforo suicida

Persone citate: Enzo Mondino, Giampaolo Marro, Giorgis, Giovanni Cattaneo

Luoghi citati: Cuneo, Ferrara, Torino