Jackie che farò senza John di Franco Pantarelli
La Kennedy si era confidata con un giornalista amico: «Pubblicherai il colloquio dopo la mia morte» La Kennedy si era confidata con un giornalista amico: «Pubblicherai il colloquio dopo la mia morte» Jackie: che farò senza Jahn Esce l'intervista fatta subito dopo Dallas NEW YORK NOSTRO SERVIZIO «Non sarò la vedova Kennedy. Quando tutto questo sarà finito mi racchiuderò nel più profondo anonimato»: era questa la determinazione di Jacqueline Kennedy pochi giorni dopo l'assassinio del marito a Dallas. Il suo stato d'animo lo confidò a Theodore White, il giornalista che aveva seguito passo passo la campagna di JFK e che poi aveva scritto il suo famoso litro «Come si crea un Presidente», diventando intimo dei Kennedy. White, che è morto nel 1986, qualche tempo dopo pubblicò alcuni stralci di quell'intervista su «Life», ma il grosso della conversazione, 32 pagine piene di annotazioni autografe di Jackie, lo donò alla «Kennedy Library» con l'impegno preciso di non renderlo pubblico fino ad almeno un anno dopo la morte dell'ex First Lady. Il primo anniversario della scomparsa di Jackie è stato una settimana fa, il 19 maggio, ed ecco che ora quell'intervista viene resa pubblica. L'argomento principale sono i figli: John-John che allora aveva tre anni (la sua foto mentre fa il saluto militare al feretro del padre appartiene alla storia di questo Paese) e Caroline, di due anni più grande. «Voglio che JohnJohn - dice Jackie - diventi un bravo ragazzo. E' molto interessato agli aeroplani, potrebbe fare l'astronauta». E quanto a Caroline, «ha tenuto la mia mano con la forza di un soldato. E' lei il mio sostegno, e adesso è tutta mia». Fra le preoccupazioni «pratiche» che Jackie ebbe, in quei giorni tremendi del novembre 1963, ci fu anche quella di che fare della sua casa di Washington, nel quartiere di Georgetown, dove abitava con John prima che lui diventasse Presidente. Robert McNamara le aveva offerto di comprarla il giorno stesso della tragedia di Dallas. Ma lei era indecisa. «Io quella casa la rivorrei - dice Jackie - ma ora mi sto chiedendo: come posso tornare in quella camera da letto? Non devi dimenticare Jack, continuo a ripetere a me stessa, ma allo stesso tempo non devi essere morbosa». I suoi desideri sul «profondo anonimato» e le sue previsioni sul figlio, come si sa, si sono avverati solo in parte. Jackie fu poi per anni al centro dell'attenzione e John-John non fa l'astronauta, ma l'avvocato. Caroline, anche lei avvocato, è sposata, ha tre figli ed ha scritto un libro sulla legge per i diritti civili. Ma anche i suoi desideri rispetto alla memoria di John Kennedy sono stati esauditi solo in parte. «Sono stata io - dice a White - a volere quella fiamma e a volere Cape Kennedy. Vorrei anche che il suo nome venisse dato almeno a un sasso, in modo da essere avanti ai russi» (il riferimento è a una roccia della Luna, poiché il programma che poi, nel 1969, avrebbe portato Neil Armstrong a mettere piede sul satellite era stato avviato pro¬ prio da John Kenedy, alla ricerca di un «rilancio dell'immagine degli Stati Uniti» dopo il fallimento della spedizione alla Baia dei Porci a Cuba). La fiamma sulla tomba di John Kennedy nel cimitero di Arlington brucia ancora e il suo nome a Cape Canaveral venne dato proprio negli stessi giorni in cui questa intervista aveva luogo. Poi nel 1973 si decise di tornare al vecchio nome, ma ancora oggi, popolarmente, quando ci si riferisce a Cape Canaveral si dice «Kennedy Space Center». Quell'intervista, che si sappia, è stata anche la prima occasione in cui il termine «Camelot», per paragonare Kennedy e il suo gruppo di collaboratori alla corte di re Artù, viene usato per così dire ufficialmente. Finché Kennedy era vivo, infatti, tutti facevano ricorso a quell'espressione, ma nessuno l'aveva usata sui giornali. Parlando con White nei giorni lontani del 1963, Jackie rivela che era lo stesso Kennedy ad amare quel termine e che gli piaceva ascoltare spesso l'omonimo musical. In particolare, ricorda Jackie, questo verso: «Non lasciate che si dimentichi che un tempo c'era un luogo che per un breve, luminoso momento fu conosciuto come Camelot». Franco Pantarelli «Mi ritirerò nell'anonimato Da grande John-John potrebbe fare l'astronauta» Dallas novembre 1963 Jackie Kennedy si lancia sul marito John appena colpito alla testa
Luoghi citati: Arlington, Cuba, Dallas, New York, Stati Uniti, Washington
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