«Cinque russi uccisi dopo ogni raid»

I ribelli ceceni I ribelli ceceni «Cinque russi uccisi dopo ogni » MOSCA. La minaccia di uccidere ostaggi assurge a pratica di guerra anche nel Caucaso, straziato da conflitti etnici non meno feroci di quelli della ex Jugoslavia. I nazionalisti ceceni hanno minacciato ieri di giustiziare, gettandoli da un dirupo, cinque militari russi dopo ogni attacco aereo, se entro la mezzanotte non cesseranno i bombardamenti delle forze aeree di Mosca contro i centri abitati situati sulle montagne immediatamente a Sud di Grozny, ultimo rifugio dei ribelli dopo la caduta della capitale e delle principali città. Il comandante ceceno Ruslan Gelayev ha fatto sapere che dopo ogni incursione aerea cinque prigionieri russi saranno fatti precipitare in un carrello lungo lo scivolo di cento metri della miniera a cielo di Iarishmardi, nel Sud. Secondo fonti diverse, il numero dei militari russi catturati dai ribelli oscilla da 80 a 120. Da Kiev si apprende intanto che la figlia del presidente separatista ceceno Giokhar Dudaev, Dana, si è rifugiata nella capitale ucraina con il figlioletto di cinque mesi. Lo ha annunciato il quotidiano «Golos Ucraine» (Voce dell'Ucraina) che l'ha intervistata. Dana Dudaeva, che aspetta un altro bambino, ha detto di aver lasciato Grozny fin dal dicembre scorso, di essersi rifugiata per quattro mesi nei villaggi delle montagne a Sud della Cecenia e di essere riuscita ad attraversare con mezzi di fortuna le diverse frontiere che separano la Cecenia dall'Ucraina. Sul terreno, dopo il fallito tentativo di dialogo con le forze fedeli al leader nazionalista Giokhar Dudaev, l'offensiva delle truppe federali russe contro le roccaforti dei ribelli, nella Cece„nia meridionale, è proseguita, con inusitata violenza. Usman Imayev, ministro della giustizia del governo scissionista, che giovedì aveva partecipato alla riunione promossa dall'Osce nel tentativo di fermare la guerra, afferma in un comunicato che 430 aerei e 67 elicotteri da combattimento hanno martellato diversi centri sulle montagne a Sud della capitale. Pesante il bilancio dei morti. Secondo Imayev, i russi hanno fatto uso di armi proibite dalle convenzioni internazionali e «come conseguenza di questa azione barbarica» sarebbero rimasti uccisi più di 60 civili. E' stata l'ennesima dimostrazione, secondo l'esponente nazionalista, che i militari russi contano di porre fine al conflitto «con la forza, il terrore di massa e il genocidio del popolo ceceno». Secondo la Tass, durante i combattimenti sono rimasti uccisi 11 fanti da sbarco russi e 69 guerriglieri. Come riferisce l'agenzia Interfax, le forze federali hanno martellato con l'aviazione e l'artiglieria il villaggio di Bachi Yurt, una quarantina di chilometri a Sud Est di Grozny. A loro volta i guerriglieri si sono fatti vivi l'altra notte nella capitale, con una serie di incursioni lampo. [Agi]

Persone citate: Dana Dudaeva, Dudaev, Ruslan Gelayev, Usman

Luoghi citati: Cecenia, Grozny, Jugoslavia, Mosca, Ucraina