Santoro meglio un maratoneta o un cronista da «striscia» di Alessandra Comazzi

=1 TIVÙ' & TBVU' Santoro, meglio un maratoneta o un cronista da «striscia»? CHISSÀ' perché Guglielmi, anche quando governava Raitre, ha sempre negato a Santoro quella «striscia» di cronaca quotidiana cui il giornalista teneva tanto, da mandare in onda, magari, dopo il grande successo di «Milano, Italia». Non era una cattiva idea, no? Michele Santoro, lo ha dimostrato ancora una volta con «Tempo reale», sa governare con sapienza i programma poderosi, come già erano «Samarcanda» e «Il rosso e il nero», sa trovare gli ospiti giusti, quelli importanti e significativi, quelli che hanno delle cose da dire e voce per dirle. E di voce ne devono avere tanta, e idee chiare, e fiato per manifestarle: perché qui si tratta di trasmissioni toste, rocciose, un po' come il loro conduttore. A queste trasmissioni bisogna partecipare nella .consapevolezza di andare incontro a un contraddittorio serrato, a un dialogo pressante, talvolta anche allo scontro, provocato sia dai contendenti, sia da Santoro medesimo. Gli argomenti trattati sono di solito vasti e impeI gnativi: nell'ultima puntata si I parlava di televisione, dei refe¬ rendum, di Rai e di Fininvest, dell'Italia e dell'America, di «tv generalista» e di tv via cavo, di leggi e di progetti, di destra e di sinistra, di nuove tecnologie e di tanto altro ancora. E se ne parlava con coloro che sul video ci stanno, lo governano, lo criticano, lo «possiedono», lo appetiscono politicamente. Sopra tutti, D'Alema e Fini, che ormai sembrano marito e moglie dopo vent'anni di matrimonio: «Ma stai zitto», «no, stai zitto tu». Argomenti caldi, e grandi, e ponderosi, climi accesi, come sempre. E come sempre, alla fine delle tre ore di programma, gli spettatori (5 milioni 160 l'altra sera) avevano le idee un po' più chiare: ma anche più confuse. Come sarebbe, è una contraddizione. Certo, cosi come è contraddittoria una trasmissione che cerca in tre ore, che sono molte ma sono poche, di chiarire problemi sui quali la società dibatte per mesi, per anni, visto che noi siamo particolarmente verbosi e inconcludenti. Il risultato finale è spesso questo: chi ha già idee in testa, ne cerca conferma, e probabilmente la trova (di solito con aggiunta di argomenti), in coloro che parlano dallo schermo luminoso; chi non le ha, facilmente se le forma sull'impulso di simpatie immediate, oppure non se le forma affatto. Oppure ancora cambia canale, o non fa neanche la fatica di cambiarlo, scegliendo, per esempio, «La sai l'ultima?», il programma di barzellette con Pippo Franco e Pamela Prati, che l'altra sera se le raccontava in famiglia, cioè con squadre formate da parenti (5 milioni 182 mila spettatori su Canale 5). Ecco, proprio perché è sempre difficile condensare e nello stesso tempo essere chiari, far capire e nello stesso tempo far politica, prendere un tema e sviscerarlo in un «tempo reale» comunque ridotto; proprio per tutto questo Santoro avrebbe ben meritato la sua «fascia» quotidiana, che gli avrebbe verosimilmente permesso di sfaccettare meglio un problema, di mettere meno sugo nel piatto, rendendo la pietanza forse un po' meno pepata, ma anche più assimilatale. E del domani? Non v'è certezza, come si sa. Alessandra Comazzi

Persone citate: D'alema, Guglielmi, Michele Santoro, Pamela Prati, Pippo Franco, Santoro

Luoghi citati: America, Italia, Milano