Non si dorme andando a Varsavia; Cefalonia, gli eroi delusi di Claudio Sabelli Fioretti

Non si dorme andando a Varsavia; Cefaionia, gli eroi delusi lettere AL GIORNALE Non si dorme andando a Varsavia; Cefaionia, gli eroi delusi Quanti disturbi sul Wagon-lit Mi reco spesso in Polonia per ragioni di lavoro e sono solito servirmi del treno. Onde meglio sopportare il viaggio, pernotto sempre in vettura-letto, anche per sfruttare le ore di sonno ed arrivare abbastanza riposato. Ma non è così. In tutta Europa, sui treni che valicano una frontiera, i documenti personali ed i biglietti di viaggio vengono consegnati al responsabile del Wagon-lit, che provvede al disbrigo delle formalità di Polizia, curando che i viaggiatori non vengano disturbati nel sonno. Per la Polonia, l'ex Cecoslovacchia e TAustria questa procedura non è in atto, per cui si viene svegliati per 6 volte, durante la notte, in modo tutt'altro che delicato, dalla polizia ceca, polacca, austriaca e dalle rispettive guardie doganali, che ovviamente passano uno per volta, distanziati nel tempo, compromettendo totalmente il riposo. Tutto questo per dare una rapida occhiata al passaporto, che naturalmente ha la foto che non ti somiglia più, e mettere un timbro di transito. Volendo essere venali, possiamo dire che il posto letto costa una cifra di tutto rispetto, pagata per un servizio che non si può avere. ing. Claudio Lanfranconi Genova Il potere patriarcale stenta a morire Un brivido di paura ci scuote al sentire che un vescovo si sarebbe espresso in senso favorevole alla legge sull'aborto. In sé potrebbe anche non meravigliare questo fatto perché la cultura di morte può affascinare persone della più diversa estrazione, anche coloro che istituzionalmente dovrebbero essere tutori della vita. Ciò che preoccupa è il fatto che dietro a questo episodio c'è un rigurgito patriarcale, la volontà di incolpare la donna, appunto sem¬ pre Eva, rendere lei assassina nel magnanimo intento di riconoscerle un ipocrita diritto che in realtà significa scaricare su di lei ogni responsabilità. Ma forse non sa il vescovo in parola che la donna non resta gravida per partenogenesi e per autofecondazione, bensì con 0 modesto, ma pur essenziale contributo dell'uomo. Daniele Agnoli, Bressanone (Bz) L'«Acqui» dimenticata dai «ministeriali» Il 10 maggio scorso si sono riuniti in Verona i componenti del Consiglio Direttivo dell'«Associazione Nazionale Famiglie Caduti, Superstiti Divisione Acqui», convenuti da tutta l'Italia per la nomina di un nuovo presidente nazionale, resasi necessaria per la morte del generale Renzo Apollonio, l'Eroe di Cefalonia, deceduto in Firenze l'8 febbraio scorso dopo lunghe sofferenze dovute in gran parte agli incubi che tanto spesso lo opprimevano facendogli rivivere le vicende di più di cinquant'anni or sono: la sua condanna a morte, a freddo, quando da settimane erano finite le stragi, o la grazia concessa in extremis, o il continuo rischio mortale che i tedeschi scoprissero chi era «Penna Nera», l'anima della futura riscossa di Cefalonia. Quale nuovo presidente nazionale dell'Associazione è stato eletto il comm. Guido Caleffi, anche lui sopravvissuto ai combattimenti e ai massacri del settembre '43, rientrato in Italia dopo ben 59 mesi di un'inenarrabile odissea che dalla luminosa isola ionica lo condusse, due volte prigioniero, fino alle lande ghiacciate della Siberia. Anche oggi, dopo più di mezzo secolo, non sono molti, in Italia, a conoscere nei dettagli la gloriosa e tragica vicenda di questa Divisione che dopo l'armistizio del settembre 1943, a Cafalonia e a Cort'u, rimasta senza ordini per la vergognosa fuga da Roma del re, di Badoglio e degli altri capi mili- tari, seppe affrontare in battaglia i tedeschi per non cedere le armi all'ex alleato divenuto d'un tratto il peggiore nemico. Tra massacri e fucilazioni di massa, diecimila morti. Ma a Verona, nella nostra riunione, più che di ogni altra cosa si è parlato appunto di quell'odiosa, incredibile ingratitudine dell'Ita¬ lia per chi più le ha dato. Apollonio morto senza una medaglia d'oro, tutti i nostri sacrifìci ignorati, le nostre speranze deluse. Alle varie cerimonie di Cefalonia col nostro Presidente della Repubblica, lo sparuto gruppo dei superstiti Acqui sempre messo in disparte, dimenticato dietro le centinaia di «ministeriali» del tutto estranei alla tragica vicenda, andati là con i loro amici ed i loro familiari solo per una crociera alle Isole Ioniche. Gratuita, naturalmente, ma per loro. L'ultima volta, nel 1993, l'orda, quasi un migliaio di croceristi a spese dello Stato, occupò i migliori alberghi della zona di Argostoli obbligando i superstiti Acqui, che pagavano in proprio, a re¬ legarsi a Lixuri, oltre il braccio di mare che li tagliò fuori da riunioni e incontri. Così pochi eravamo, il 10 maggio scorso, a Verona; e così vecchi e soli ci sentivamo, nel prato quasi sempre deserto sopra le mura, davanti al monumento che ricorda i nostri diecimila fratelli morti. L'associazione che ha l'unico scopo di ricordare il sacrificio dei nostri commilitoni sta per finire con noi. Giovanni Pampaloni, Firenze presidente dell'Istituto Storico Autonomo della Resistenza Italiana all'estero Gli «spropositi» dell'autovelox Molte strade non sono adeguate a sopportare un volume di traffico in continuo aumento. Questo può essere causa di molti incidenti. Della sicurezza stradale ai vari amministratori ed enti pubblici non penso importi molto. Una chiara ed evidente conferma è data dalle condizioni del fondo stradale che troppo spesso viene abbandonato a un eccessivo e pericoloso degrado, compromettendo l'incolumità degli automobilisti. Percorrendo moltissime strade si possono notare le innumerevoli quantità di «rattoppi» e pericolosi avvallamenti; non importa molto se un'auto esce di strada a causa di un dissesto stradale, ma importa molto di più, ai vari amministratori ed enti pubblici, truffare gli automobilisti con i famigerati «autovelox». Secondo me questi apparecchi vengono usati in modo indiscriminato, non garantendo la sicurezza stradale ma garantendo lauti guadagni ai vari amministratori ed enti. Si è provveduto ad acquistare questi apparecchi con il preciso scopo di rastrellare denaro agli ignari automobilisti che purtroppo incappano in queste trappole: con questo non voglio dire di non usare questi apparecchi, ma almeno vengano tarati per rilevare velocità davvero eccessive. Invece vengono tarati per velocità talmente basse e ridicole che un qualsiasi automobilista che transita normalmente finisce con il passare come un pericolo pubblico, pur non costituendo reale pericolo per nessuno. Un limite di velocità dovrebbe essere proporzionato alla strada in cui è posto, ma mi rendo contro che in questo Paese sarebbe pura utopia. Se davvero si vuole rallentare la circolazione e rendere più sicura la viabilità nei tratti realmente pericolosi, basterebbe posizionare apposite «barriere» o «dossi», soprattutto in prossimità dei centri abitati, come succede all'estero. Ma dossi e barriere non portano soldi, senza parlare delle spropositate cifre di contravvenzione. Passando con il semaforo rosso e di conseguenza creando una reale situazione di pericolo, per esempio, la contravvenzione prevista è minore rispetto a quella di un limite di velocità. Nicola Vercelli Cavallirio (Novara) La foto di Sabelli Fioretti Tra le varie disgrazie della mia vita non c'è quella di essere entrato in depressione a causa di un licenziamento. Tra le varie scorrettezze commesse nella mia vita non c'è quella di avere licenziato un dirigente psicolabile. Tra le varie coincidenze della mia vita non c'è quella di essere stato direttore di Cuore quando il signor Varanini, dirigente della «Cuore Corporation», ha interrotto il suo rapporto con l'azienda. E allora, che cosa c'entra la mia foto a pagina 5 accanto al titolo: «Io, ammalato di Cuore»? E' una belia foto, d'accordo, e io, se non sembro proprio affascinante, non sono del tutto sgradevole. E quindi, narciso come sono, alla fine vi ringrazio. Ma ci tengo a non apparire come colui che potrebbe essere chiamato a pagare mezzo miliardo di danni, né come colui che li pretende. Claudio Sabelli Fioretti direttore ATTUALE di «Cuore»

Persone citate: Badoglio, Caleffi, Claudio Lanfranconi, Daniele Agnoli, Giovanni Pampaloni, Nicola Vercelli, Renzo Apollonio, Sabelli Fioretti, Varanini