I primari sfilano in tribunale

Roma, interrogati a lungo dal giudice i responsabili delle cliniche Roma, interrogati a lungo dal giudice i responsabili delle cliniche I primari sfilano in tribunale Trasfusioni irregolari, prime confessioni ROMA DALLA REDAZIONE L'inchiesta sul sangue sporco si allarga in tutta Italia e fa tremare i responsabili di cliniche e ospedali che in questi giorni vengono battuti a tappeto dai Nas dei carabinieri. Ieri altri tre medici sono finiti nel registro degli indagati nell'ambito della vicenda delle presunte violazioni della legge sulle trasfusioni. Uno dei medici coinvolti proviene da una famosa casa di cura romana, la Salvator Mundi. Gli altri due sono colleghi di Antonio Farolfi, primario del centro trasfusionale del Fatebenefratelli, indagato per peculato, abuso d'ufficio e violazione della legge del '90 sulle trasfusioni. Stesse ipotesi di accusa anche per gli altri tre medici indagati. A Farolfi i magistrati contestano di aver trasportato sacche vuote dal Fatebenefratelli alla Salvator Mundi. Sacche che dovevano servire per le autotrasfusioni e che potevano essere utilizzate solo in centri pubblici. E non solo: ci sono forti dubbi sulla fine che faceva il sangue non utilizzato da chi se lo era fatto togliere in vista di un'operazione. C'è la possibilità che venisse utilizzato per altri pazienti senza i dovuti controlli. E per questo il pm Antonio Marini ha inserito la posizione del primario del Fatebenefratelli nel fascicolo che contesta a Duilio Poggiolini il reato di epidemia. Poggiolini avrebbe scritto nel 1992, prima che Tangentopoli lo spazzasse via dal ministero, una lettera per ordinare la distruzione di tutte le carte, scampate a un incendio al ministero, sull'importazione dall'estero di emoderivati e di plasma. E ieri sono iniziati gli interrogatori, davanti al pretore Gianfranco Amendola. Dieci persone, professori e consulenti ematologi di quattro cliniche private, sono sfilati davanti al magistato per raccontare la loro verità. Nessuna delle persone interrogate avrebbe respinto i fatti che sono stati loro contestati. Tra i convocati il direttore sanitario della clinica Sanatrix, di cui il magistrato ha disposto nei giorni scorsi la chiusura del centro trasfusionale, Manlio Gen- tili, e il responsabile delle indagini immunologiche Cesare Masala. Doveva essere ascoltato anche Giorgio Tucci, consulente ematologo, che è morto l'altra notte per infarto. Sarebbe stato lui, secondo la linea difensiva adottata ieri da Manlio Gentili, l'unico a sapere cosa accadeva dentro il centro trasfusionale. Gentili ha praticamente cercato di scaricare ogni responsabilità e ogni attività illecita sull'ematologo Tucci che - avrebbe riferito Gentili al magistrato avrebbe gestito il centro pensando a risolvere tutte le questioni, comprese le fatturazioni delle trasfusioni. La morte di Tucci ha gettato un'ombra sull'inchiesta che vuole fare luce sulle irregolarità nel prelievo, nella distribuzione e nel controllo del sangue. Ma i controlli non si sono fermati. I carabinieri dei Nas hanno continuato a controllare per tutta la giornata di ieri schedari e registri. «Siamo rammaricati e addolorati - ha detto Elio Cappelli, procuratore aggiunto della Repubblica presso la pretura - ma non possiamo farcene una colpa se l'obbligatorietà dell'azione penale ci impone di procedere anche se venissimo a conoscenza della particolare vulnerabilità dell'indagato». Sono stati ascoltati anche i due consulenti ematologi, Luis Ortensio de Medeiros e il figlio Marcello, soci della società Sertras che gestisce l'appalto del sangue per le cliniche Pio XI, Mater Dei, Quisisana e Paideia. I due medici hanno ammesso le loro responsabilità. Di fronte alle insistenti domande del pm hanno ammesso ogni fatto loro contestato dando anche ampie spiegazioni sulla loro attività. Secondo gli inquirenti le operazioni gestite dalla Sertras fruttavano più di 80 milioni l'anno. Tra i medici ascoltati da Amendola ci sono un professore del policlinico Umberto I e due luminari del «Sandro Pertini» che svolgevano un doppio lavoro di trasfusionisti nelle cliniche private. Interrogati anche sanitari e tecnici della clinica privata Col di Lana. Il direttore sanitario della casa di cura, professor Stipa, ha chiesto un rinvio per preparare la difesa. Altri tre medici indagati per peculato e abuso d'ufficio L'inchiesta si estende a tutta l'Italia Un laboratorio per gli esami del sangue. E' partita da Roma un'inchiesta che si sta estendendo a tutta l'Italia Sopra, da sinistra, il direttore sanitario della clinica Col di Lana, dottor Stipa e il suo avvocato difensore Luciano Revel mentre attendono che il giudice li convochi per l'interrogatorio

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