Massacro a Tuzla la vendetta di Karadzic

La ritorsione è scattata dopo il raid aereo della Nato che ha distrutto il deposito di munizioni di Pale La ritorsione è scattata dopo il raid aereo della Nato che ha distrutto il deposito di munizioni di Pale Massacro a Tuzla, la vendetta di Kuradiic Bombe serbo-bosniache: 60 morti. Caschi blu in ostaggio ZAGABRIA. Massacro a Tuzla: 60 morti e almeno 200 feriti in uno dei bombardamenti più violenti della sanguinosa e interminabile storia del conflitto bosniaco. Così, ieri, i serbo-bosniaci hanno risposto all'incursione dei caccia Nato che, 4 ore dopo la scadenza dell'ultimatum imposto dall'Onu, nel pomeriggio avevano colpito bersagli militari a Pale, il quartier generale di Radovan Karadzic. La ritorsione dei serbo-bosniaci è stata fulminea e terribile: i miliziani hanno fatto irruzione in tre posti di raccolta di armamenti, la cui vigilanza era stata affidata ai Caschi blu della Nato, nei pressi di Sarajevo, e hanno violentemente cannoneggiato la capitale stessa e la città di Tuzla, controllata dai governativi. Nella tarda serata il vice presidente bosniaco Ejup Ganic ha annunciato che i morti sarebbero 60 e molti di più i feriti, alcuni in condizioni gravissime. «Tuzla è coperta di sangue. Le granate sono cadute davanti a due caffè dove solitamente si riuniscono in gran numero i giovani», ha detto Ganic aggiungendo che la maggior parte dei morti sono appunto dei ragazzi. La televisione bosniaca ha mostrato in tarda serata immagini di corpi insanguinati portati via su barelle e in teloni di plastica bianca. Il parcheggio e l'atrio del principale ospedale di Tuzla sono coperti di sangue, e risuonano delle urla dei feriti. Ganic ha poi rivolto un drammatico appello alla comunità internazionale: «Questa barbarie deve cessare. Non resterà impunita. La Nato deve bombardare massicciamente l'artiglieria dei serbi di Karadzic. I folli cetnici devono essere bloccati», ha detto ammonendo che «se la comunità internazionale non reagirà, noi risponderemo, come sempre, ma in ogni caso l'ultimatum della Nato deve essere rispettato». «E' l'ultima possibilità per preservare la presenza della forza di protezione delle Nazioni Unite», ha detto ancora il vicepresidente bosniaco, secondo cui le truppe di Sarajevo «obbediscono pienamente all'ultimatum» dell'Onu. «Questo è uno schiaffo in faccia alle Nazioni Unite ed alla comunità internazionale», ha dichiarato il portavoce dell'Onu Alexander Ivanko, parlando del cannoneggiamento serbo su Tu¬ zla. «Saranno i serbi a doverne suubire le conseguenze. C'è una sola possibile opzione, ed è il ricorso alla forza aerea». Ivanko ha confermato che 11 bombe di cannone hanno colpito Tuzla, mentre funzionari dell'Onu a Tuzla segnalano che 14 proietti di artiglieria hanno colpito l'aeroporto della città. Fonti dell'Onu denunciano inoltre che almeno una donna e un bambino sono rimasti feriti a Sarajevo, e che almeno una delle armi utilizzate in questo cannoneggiamento della capitale era stata sottratta da uno dei depositi affidati alla forza di pace dell'Unprofor. Un'altra fonte, un responsa- bile di «Medici senza frontiere» (Msf) a Belgrado, ha detto che i bombardamenti serbi hanno causato la morte di almeno altre due persone, una a Srebrenica e una a Gorazde. La prima città, a suo avviso, è stata colpita da una trentina di colpi verso le 20, la seconda da quattro o cinque un po' più tardi. A Gora- zde, secondo la radio musulmana, i morti sarebbero invece 4 morti e almeno 7 i feriti. Delle sei «zone di sicurezza» designate dall'Onu, solo Zepa non è stata attaccata ieri sera. Bombardando Sarajevo, le forze serbo-bosniache hanno sfidato la comunità internazionale anche sparando da tre depositi dell'Onu per la raccolta di armi nei dintorni. «I serbo-bosniaci hanno sparato tre colpi di mortaio dal sito di Bare, almeno cinque da Poljine e almeno dieci granate di obice da 105 millimetri dal sito di Osijek», ha dichiarato un portavoce dell'Onu, il maggiore Guy Vinet. Già nel pomeriggio, un'ora dopo il raid della Nato, una quindicina di serbo-bosniaci, con armi individuali e anticarro, avevano circondato una postazione francese dell'Unprofor al deposito di Poljine, e avevano quindi sparato con i mortai su Sarajevo. Alla domanda se i soldati francesi a Poljine fossero stati presi in ostaggio dai serbi, Vinet ha detto: «Ostaggi non so, ma riteniamo che non abbiano libertà di movimento». Il portavoce ha aggiunto che l'ufficiale di collegamento serbo per l'aeroporto di Sarajevo, sotto controllo Onu, ha detto di non poter garantire la sicurezza dello scalo. Tutti i voli dell'Onu in programma per oggi sono stati annullati e lo scalo è stato posto in «allarme rosso». A Srebrenica, in seguito al bombardamento serbo - secondo quanto ha reso noto ieri sera un portavoce del ministero della Difesa all'Aia - per i circa settecento Caschi blu olandesi è stata ordinata la «massima allerta», [e. st.] Colpiti i due caffè più frequentati dai giovani. Almeno duecento i feriti Vittime civili anche a Gorazde Nella cartina, i bersagli degli attacchi condotti ieri dalla Nato e dai serbo-bosniaci..Sopra, un ferito a Sarajevo. A sinistra, un Casco blu

Persone citate: Alexander Ivanko, Ejup Ganic, Ganic, Guy Vinet, Karadzic, Radovan Karadzic

Luoghi citati: Belgrado, Sarajevo, Srebrenica, Zagabria