«Le tangenti non si fermano» di Susanna Marzolla

«L'illegalità è così diffusa che una generazione non basta a bonificarla. L'onestà va insegnata a scuola» «L'illegalità è così diffusa che una generazione non basta a bonificarla. L'onestà va insegnata a scuola» «Le fungenti non si fermano» Borrelli: impariamo il gusto della legalità MILANO. «Nel nostro Paese c'è un alto tasso di illegalità diffusa che non può essere bonificato né in uno, né in cinque, né in dieci anni. Ci vorrà più di una generazione». Parola di Francesco Saverio Borrelli, capo di quella procura milanese che adesso - tre anni dopo l'inizio di «Mani Pulite» - si trova sempre ad indagare su corrotti e corruttori. Ma, attenzione: non si tratta affatto di vecchie storie che l'inchiesta non è ancora riuscire a smaltire. Sono mazzette «fresche di giornata», pagate ancora adesso. E per i motivi di sempre: accelerare una pratica, far chiudere un occhio su qualche irregolarità, tenersi in lista per un appalto. Poca roba, mica lavori miliardari: forniture per scuole o uffici, pulizie in qualche palazzo pubblico... Ma Tangentopoli non era cominciata proprio così, con una bustarella da sette milioni pagata a Mario Chiesa da un'impresa di pulizie? E allora cosa vuol dire, che è stato tutto inutile? «No - risponde Borrelli (che ha detto queste cose parlando davanti alle telecamere della Rai) -, il fatto che ancora adesso vengano pagate tangenti non significa affatto che l'operazione Mani Pulite sia stata un fallimento. Però per uscire da questo stato di cose occorre imparare il gusto della legalità e il rispetto della legge, che ha valenza anche sull'economia». Ma questo «gusto della legalità» dove si impara ad apprezzarlo? Qui si aprono, per il procuratore, le dolenti note sulla nostra società: «Ci troviamo spiega con una punta d'amarezza - in una situazione in cui la famiglia tende a fare aggio sullo Stato, la furbizia sull'intelligenza. Tutti nella nostra vita cerchiamo di eludere la norma, cerchiamo raccomandazioni, vorremmo non pagare le contravvenzioni sulla sosta vietata... C'è un tessuto continuo che gradualmente lega questi piccoli fenomeni di mal¬ costume quotidiano con i grandi fatti di corruzione». Come è possibile allora incidere su questo tessuto sociale che, se non proprio malato, risulta un po' febbricitante? Per il procuratore capo occorre il concorso di tutti: «La magistratura può dare dei segnali forti. Ma anche la scuola e lo Stato nel suo complesso devono fare la loro parte». Soluzioni, quindi: l'educazione, l'esempio; ma anche l'istituzione di organismi che possano facilitare la trasparenza della pubblica amministrazione e la scoperta di arricchimenti il¬ leciti. «L'anagrafe patrimoniale dei pubblici dipendenti - dice infatti Borrelli - sarebbe molto efficace. Così come sarebbe efficace un'agenzia che possa funzionare da centro di consultazione anche per i cittadini, perché tutto si mantenga sui binari della correttezza». Sono concetti nient' affatto nuovi, per la procura di Milano. Era stato lo stesso Borrelli, in un convegno, a sostenere che anziché parlare di amnistie o simili - era necessario «cospargere il sale su Tangentopoli». Il che significa, spiega, «fare in modo che certi fenomeni cor- ruttivi non si ripetano». Concetti ripetuti più volte anche dal procuratore aggiunto (e coordinatore delle indagini sulla corruzione), Gerardo D'Ambrosio. Il primo a denunciare pubblicamente le «tangenti dell'ultima ora», scoperte ormai in diverse inchieste: sull'edilizia nell'hinterland milanese; sui vigili urbani; sul fisco. «Si paga, eccome se si paga ancora. Ovunque, su tutto»: questo ha assicurato agli inquirenti il geometra Emilio Rossi, arrestato l'altro giorno con una bustarella in mano. Pagata dai proprietari di un ristorante per «oliare» la concessione di una licenza. Si paga, e si finisce ancora dentro anche se - chiamandosi Róssi - è difficile finire in prima pagina. «Ma il problema non è la repressione - assicura D'Ambrosio - o meglio non è solo quella. Certo, noi cerchiamo di reprimere la courruzione; è il nostro compito. Ma non può essere una questione "privata" dei pubblici ministeri. Deve diventare un problema nazionale: lo devono capire i politici e anche i semplici cittadini». Susanna Marzolla Il procuratore Francesco Saverio Borrelli

Persone citate: Borrelli, D'ambrosio, Emilio Rossi, Francesco Saverio Borrelli, Gerardo D'ambrosio, Mario Chiesa, Saverio Borrelli

Luoghi citati: Milano