«Nella mischia»: censura

Presentato alla «Quinzaine» il film di Zanasi: vicende di ragazzi d'oggi, senza eccessi Presentato alla «Quinzaine» il film di Zanasi: vicende di ragazzi d'oggi, senza eccessi «Nella mischia»; censura 77 film vietato ai minori di 14 anni CANNES. Troppa responsabilità è caduta su «Nella mischia» di Gianni Zanasi, unico titolo insieme con «L'amore molesto» a rappresentare i colori italiani sulla Croisette. Dal pubblico internazionale della Quinzaine l'opera prima è stata accolta con un discreto applauso: ma non ci sembra il film più adatto a testimoniare del buono stato attuale del nostro cinema. Il prologo è «Le belle prove» con cui Zanasi si segnalò nel '93 al Festival Cinema Giovani di Torino: un cortometraggio che raccontando un aneddoto - il piccolo Lorenzo per attirare l'interesse dei compagni più grandi inventa che un amichetto sta morendo di cancro e insieme cercano di convincere una prostituta a regalare al poveretto una notte d'amore - descriveva un ambiente di giovanissimi nel quartiere romano del Tuscolano. Due anni dopo il trentenne regista emiliano riprende le fila del discorso con i ragazzini di allora che nel frattempo sono cresciuti: persone reali, Lorenzo, Emiliano, Marco e Andrea incarnano personaggi fra finzione e autobiografia perché gli accadimenti minimali di «Nella mischia» non sono la loro storia, bensì una loro possibile storia. Socialmente demotivati, con nessuna voglia di studiare, pronti a rubacchiare per fare gualche lira (ma qualcuno li definisce giustamente rubagalline) e poco inclini a guadagnarsi il pane e costruirsi un futuro, questi adolescenti sono tuttavia degli anti-«kids»: fondamentalmente innocenti e ingenui, timidi e sentimentali, estranei alla droga e allo spaccio, con famiglie che per quel che si intravedono sono solide e laboriose. Zanasi evita i toni virulenti e morbosi tipici del cinema giovanilistico di oggi e questo è uno dei meriti del film insieme alla ruspante simpatia degli interpreti. Ragion per cui risulta in¬ comprensibile la decisione della settima commissione di censura di vietarlo ai minori di 14 con la sconcertante motivazione che contiene «esclamazioni in termini estranei alla lingua italiana»: a meno che non si intenda, come ai tempi del Duce, che le espressioni dialettali sono da vietare. Il problema di «Nella mischia» è un altro, il suo livello naif in una vetrina ricca di opere prime e seconde assai mature di scrittura. Come l'americano «Safe» di quel Todd Haynes che all'esordio con «Poison» si era fatto notare in chiave gay e trasgressiva. L'esistenza agiata e tranquilla di Carol che vive con il marito e il figlioletto in una bella villa della Fernando Valley viene turbata dall'insorgere di misteriosi malesseri, tosse, vertigini, vomito, asma, emorragie che si fanno via via più gravi e frequenti. Poiché dal punto di vista medico Carol è perfettamente sana, si ipotizza dapprima che i suoi sintomi possano essere di origine psicosomatica eppoi che siano causati da un'eccessiva sensibilità all'ambiente, ammorbato da 60 mila sostanze chimiche, di cui il 10 per cento dannose. Fin qui il film in un crescendo di tensione ha una splendida tenuta: il discorso tuttavia si fa meno intrigante quando la sventurata si rifugia in una comunità terapeutica del Nuovo Messico, fatta apposta per malati del suo tipo allergici al XX secolo. Lì un sedicente sieropositivo indottrina i pazienti sulla miscela esplosiva costituita dal fattore inquinamento e dall'inconscio impulso autopunitivo in agguato in ognuno di noi. Ma se la borghesissima Carol rappresenta l'incapacità di adeguarsi alla profonda trasformazione in atto nella società umana, altrettanto poco illuminanti appaiono sul traguardo di fine millennio le teorie del genere «riconciliatevi con voi stessi per accettare e amare il resto del mondo»: e c'è il fondato sospetto che il guru miri al profitto personale. Qui l'ironia del regista doveva essere più incisiva e questo è il punto debole del film, anche se l'idea di Haynes emerge ben chiara. Quando per un attimo vediamo finalmente Carol «fare» qualcosa, tentare di esprimersi, perfino ballare, non abbiamo dubbi: quello di cui la signora ha bisogno è imparare a vivere, mentre tutto, famiglia ambiente e gli stessi terapeuti, la portano a proteggersi, a salvaguardarsi. Giocando d'astrazione sui décor geometrici e freddi degli interni che addomesticano la solare natura californiana, Haynes s'ispira ad Antonioni, ben assecondato dalla straordinaria Julianne Moore che riesce a manifestare insieme il massimo del vuoto e il massimo della disperazione. Alessandra Leva ritesi In «Safe», Todd Haynes racconta la paura di vivere e di mettersi in gioco A sinistra, una scena di «Nella mischia» di Gianni Zanasi (qui a fianco) A destra, Mattone e Anna Bonaiuto, regista e interprete di «L'amore molesto»

Luoghi citati: Messico, Torino