Keitel: Volontè, ci manchi
Keifel: Volontè, ci manchi Keifel: Volontè, ci manchi «La sua assenza è tristezza ed è entrata nel film di Theo» CANNES. Harvey Keitel è ancora profondamente toccato dall'esperienza di lavoro con il maestro greco Theo Anghelo- Sioulos. Un'esperienza particoare e diversa da tutte quelle vissute nella sua lunga carriera d'attore newyorkese, nato a Brooklyn, cresciuto all'Actor's Studio e sulla base degli insegnamenti di Lee Strasberg e Stella Adler. Un'esperienza drammaticamente segnata dalla scomparsa, proprio all'inizio delle riprese, di Gian Maria Volontè che nel film avrebbe dovuto interpretare il ruolo breve ma essenziale del direttore della cineteca. Più volte Keitel ha raccontato che, due sere prima della morte, Volontè aveva cantato, riso e cucinato per tutti i membri della troupe. E adesso, quando gli si chiede ancora di parlare di quella scomparsa terribile, lui usa poche, intense parole: «Sento molto la mancanza di Gian Maria, lui voleva fortemente interpretare questo film ed è molto triste che non ci sia riuscito. Ma credo che questa tristezza sia entrata in qualche modo a far parte della storia raccontata nel film». Keitel è di quegli attori che non amano discutere troppo di quello che fanno sul grande schermo, convinti, a ragione, che debbano essere le immagini a parlare al loro posto. Così anche quando i giornalisti - gli chiedono se è stato difficile lavorare sotto la guida di un regista come Anghelopoulos, Keitel si limita a precisare: «Tutti i ruoli hanno le loro difficoltà, ma per me recitare con Anghelopoulos è stato soprattutto un privilegio». Nella parte del cineasta esiliato negli Stati Uniti che torna in Grecia e intraprende, alla ricerca di se stesso, un viaggio attraverso i vari Paesi dei Balcani, Keitel si è lanciato con passione e interesse perché, come ha detto, «la storia è bellissima, parla della vita, del cinema, della guerra e di tante altre cose. Io ne ho subito immediata- mente il grande fascino». Attore di Martin Scorsese, di Brian De Palma, di Robert Altman, ma anche di Jane Campion e di Quentin Tarantino, Keitel spiega che in America «si sa molto poco della guerra in Jugoslavia e dei problemi di quei Paesi». Una ragione in più per aver scelto di lavorare con Anghelopoulos. Presto vedremo Keitel nel nuovo film di Franco Amurri «Monkey Trouble»: «Una bella favola - spiega l'attore - su un bambino che cresce». [f.c] Harvey Keitel
Luoghi citati: America, Grecia, Jugoslavia, Stati Uniti
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