«francesi salviamo la baguette »
Lunedì la marcia di cinquemila boulangers in tenuta da lavoro: «Siamo costretti a chiudere» Lunedì la marcia di cinquemila boulangers in tenuta da lavoro: «Siamo costretti a chiudere» «francesi, salviamo la baguette » Ifornai parigini in piazza contro i surgelati PARIGI. Salviamo la baguette, specie in estinzione. Quella tradizionale, croccante fuori e filante dentro, da portare a casa sotto il braccio in metrò, sbocconcellandone le punte. Salviamola prima che le sue pallide ed elastiche imitazioni industriali la soppiantino definitivamente. Salviamo il gusto dei nostri figli ed una porzione di cultura a rischio. Suona così l'appello dei panettieri di Parigi, categoria silenziosa e poco abituata a mettersi in mostra e che pure scenderà in piazza tra qualche giorno per una manifestazione di protesta. Non accadeva da più di trent'anni. Lunedì prossimo 5 mila boulangers in tenuta da lavoro - casacca bianca, pantaloni pied-depoule e bustina in testa - sfileranno da piazza Denfert-Rochereau ai Campi di Marte. Chiederanno attenzione per un fenomeno che li penalizza in misura sempre crescente e ormai disperante: il disamore per il buon pane come si faceva una volta. Sfileranno perché si conoscano i dati della questione: il 12 per cento delle panetterie artigianali, negli ultimi anni sono state costrette a chiudere. Centinaia di impieghi soppressi, dal '92 ad oggi, nel settore. Il panettiere Re, a Parigi, si chiama signor Poilàne. Tiene bottega in rue du Cherche-Midi. Tutti conoscono la coda che esce dal suo negozio, alle ore giuste. Dal signor Poilàne si serve chi vuol fare bella figura. Il suo pane certo è ottimo, ed è impareggiabile anche in croissants. Non c'è ristorante chic che - se non panifica autonomamente - non nobiliti la sua carta specificando in basso a destra: qui pain Poilàne. Ma per un signor Poilàne, che ovviamente non corre nessun pericolo dato il tipo di clientela, sono migliaia i Pierre, Paul, Philippe, Jean o Jacquot e rispetti- ve mogli, che vedono di giorno in giorno la clientela rarefarsi. Che sempre più tristemente si alzano la notte (ma con immutato amore per il loro pane), all'idea che a giorno fatto, baguettes, flùtes, bàtons e ficelles - i nomi cambiano in base al formato - resteranno nelle scansie. Il presidente del sindacato della Boulangerie di Parigi, Gerard Delessard, si fa portavoce della preoccupazione generale. Senza mezze parole, punta il dito sui responsabili: «A Parigi la panetteria artigianale subisce in pieno la concorrenza sleale dei "terminali di cottura", ovverosia coloro che utilizzano la denominazione "panettiere" per vendere pane, mentre non fanno che cuocere in loco pasta siu^e- lata». In altri termini, degli abusivi. «Sono imprese di vendita dice Delessard - che trattano solo la fase finale del nostro lavoro». Secondo problema: la concorrenza dei grandi magazzini. «Il piccolo artigiano non può star dietro, quando il suo imponente vicino vende una baguette a un franco» (il prezzo medio per la baguette, nelle panetterie comuni, è di 3 franchi e mezzo). Poi c'è la minaccia della speculazione immobiliare: «E' sempre più difficile per un panettiere installarsi nella capitale», dice Delessard. E ancora: il panettiere e sua moglie non possono lavorare sette giorni su sette. L'apertura domenicale dei grandi magazzini invece dilaga a macchia d'olio. Proposta. Lunedì, per solidarietà con i manifestanti, il popolo di Parigi è invitato a provare chi non sa più cosa vuol dire - il gusto della baguette vera appena sfornata. A piantarci i denti senza averla spalmata di burro. Nature, ancora calda. Di sicuro martedì lo rifarà, e mercoledì e giovedì e venerdì e sabato... Gabriella Bosco «Dai prodotti confezionati una concorrenza dura e sleale» CONSUMO EUROPA NEL 0* Ili CresEINFpostropla qsa dne. servquaospc'è di cscaEtuttdi Mochealtrire ostorne ècare nfinl m wH MO OPA La baguette, uno dei simboli della Francia Cresce il consumo di pane surgelato
Persone citate: Gabriella Bosco, Gerard Delessard, Jacquot
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