«Una lobby segreta dietro le bombe del '93»
«Una lobby segreta dietro le bombe del '93» «Scoperto» un nuovo covo delle Brigate Rosse: da quell'appartamento fu gestito il sequestro Moro «Una lobby segreta dietro le bombe del '93» Il procuratore Vigna di Firenze: indago sui gruppi finanziari FIRENZE. Ci sarebbe una lobby segreta dietro gli attentati terroristico-mafiosi del 1993. Un fascicolo, intestato per ora a ignoti, e relativo a eventuali mandanti «a viso coperto» è stato infatti aperto dalla procura fiorentina per capire se gli input a Cosa nostra per quegli attentati possano essere venuti «da forze esterne» alla mafia. Lo ha reso noto ieri mattina il procuratore Piero Luigi Vigna facendo il punto, a tre giorni dal secondo anniversario della strage di Via dei Georgofili (27 maggio '93, cinque morti e 28 feriti, distrutta l'Accademia dei Georgofili e danni gravissimi agli Uffizi), sulle indagini relative alle autobombe di Firenze, Roma e Milano, che da alcuni mesi vengono coordinate in un'unica inchiesta condotta dalla procura fiorentina, in cui oltre 50 persone sono indagate per strage. Vigna ha spiegato che il procedimento parallelo, in cui si ipotizza un contributo di forze esterne a Cosa nostra nella strategia terroristi- co-mafiosa del 1993, è stato aperto in collegamento con la procura di Caltanissetta, che ha aperto un analogo procedimento parallelo ai processi per gli attentati a Falcone e Borsellino, e con quella di Palermo cui la procura fiorentina ha inviato gli atti relativi all'imputazione di associazione mafiosa contestata a vari indagati di strage. Il fascicolo sui mandanti «a viso coperto», ha aggiunto Vigna, nasce, oltre che da ipotesi strettamente investigative, anche sulla base di indicazioni dei pentiti. «Indicazioni, sia pure generali - ha precisato il magistrato - secondo cui Cosa nostra sarebbe diventata un sistema criminale integrato. Non più una realtà che agisce da sola, ma che si integra con altre realtà criminali». Quali? «Penso - ha detto Vigna - a certe lobby finanziarie, lobby soprattutto segrete». Fra i collaboratori di giustizia che avrebbero fatto intravedere l'ipotesi che dietro le stragi ci fosse «non solo mafia». Vigna ha citat.) Salvatore Cancemi e Maurizio Avola. Il primo ha parlato, a proposito della scelta di nuovi obiettivi come quelli delle autobombe del '93 e della nuova strategia di attacco allo Stato, di incontri di Totò Riina con «persone importanti». «E se Riina era il vertice di Cosa nostra - ha detto il procuratore - quelle persone non potevano essere di Cosa nostra». Quanto a Maurizio Avola, le sue dichiarazioni, secondo altri magistrati della Dda fiorentina, delineerebbero uno scenario «particolarmente raffinato». Secondo Avola, commenta uno dei sostituti procuratori distrettuali impegnati nell'inchiesta, «le autobombe dovevano servire non solo per ricattare lo Stato, ma per destabilizzare il quadro politico e istituzionale, dare un colpo di grazia a una classe politica morente e nello stesso tempo favorire l'avvento di un nuovo ceto politico come interlocutore più disponibile al dialogo con Cosa nostra». Secondo Vigna comunque, quella di input esterni alla mafia per le stragi di Firenze, Roma e Milano, «è una pista investigativa che ha bisogno di calma e di un ulteriore accumulo di dati. In ogni caso bisognerà prima individuare tutti gli autori e i mandanti a viso scoperto». Ma ieri Vigna ha anche parlato del caso Moro, rivelando che era da un appartamento di via Barbieri 7 a Firenze, una strada nel quartiere periferico di Rifredi, che le Brigate rosse gestivano politicamente il sequestro del leader de. L'appartamento fu acquistato nel gennaio del 1978 da un componente del comitato rivoluzionario toscano, l'architetto Giampaolo Barbi, a suo tempo condannato per appartenenza alle Brigate rosse, con soldi provenienti dall'organizzazione. Vigna ha condotto le indagini che hanno portato alla individuazione dell'apparta mento dopo le dichiarazioni rilasciate dall'ex brigatista Alberto Franceschini a «Cuore». Ieri, infine, il procuratore capo di Firenze ha interrogato Barbi, che ha confermato tutto. [f. m.l
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