«Il giudice deve sapere il latino»
Nella Bibbia la trasgressione della norma è la rottura tra due che si amano La Cassazione: la lingua di Cicerone non può essere un optional per le toghe «Il giudice deve sapere il latino» Errore d'interpretazione, sentenza annullata IL CASO IL LESSICO DIMENTICATO IROMA L latino non può essere un optional per un giudice, anzi. La lingua di Cicerone deve obbligatoriamente far parte del suo bagaglio culturale. Lo dice la Cassazione, sesta sezione penale, e quindi c'è da obbedire. Non che la suprema corte si sia messa a dare indicazioni sulla cultura dei giudici italiani. Ma è quanto si ricava da una decisione dell'altro giorno: annullata una sentenza della corte d'appello di Venezia,, con rinvio del processo alla stessa, perche quei giudici non avevano capito la gravità di una malattia. «Contusio bulbi id est trauma cranico», scrivevano i medici. Trauma e danneggiamento dell'occhio. Quanto basta per chiedere un rinvio del processo, non concesso dai giudici veneziani e (in seconda battuta) motivo di nullità. Naturalmente la vicenda non è così semplice. Il signor Vincenzo Cardella, condannato in primo grado a quattro anni per i reati di falso e peculato, nel settembre scorso ha subito il processo d'appello. L'imputato però era ricoverato in un ospedale tedesco, a Passau. Da lì, via fax, ha mandato alla corte un certificato medico. E il suo avvocato ha chiesto il rinvio. Ma niente. La corte lo ha dichiarato contumace e ha proceduto, confermando la condanna. Cardella non s'è perso d'animo e ha fatto ricorso alla Cassazione. Ieri la sentenza che gli dà ragione, a cura della sesta sezione penale presieduta da Gaetano Suriano. Sostiene la Cassazione che tre erano i motivi per cui la sentenza di Venezia è da considerare «illegittima». E cioè': hanno considerato che il certificato era in tedesco, che era di provenienza incerta e che il difensore non aveva chiesto nessun rinvio. Di qui la contumacia. «Risulta per contro - scrive l'estensore della sentenza di Cassazione, Antonio Stefano Agro - che il difensore aveva chiesto un rinvio per impedimento sanitario dell'imputato. E che il certificato appariva intestato a una clinica di Passau e inviato alla corte per fax, il cui numero e la cui ubicazione erano regolarmente stampigliati per consentire un regolare accertamento. Di questo certificato, infine, poteva ben disporsi la traduzione non trattandosi di istanza, ma di documento comprovante il legittimo impedimento». E poi c'è la questione del latino. La Cassazione sostiene che, a ben guardare, la traduzione dal tedesco all'italiano non era neppure così indispensabile. In fondo, i medici tedeschi - nostalgici forse di un'epoca in cui il latino era la lingua comune dell'Europa dei dotti - avevano abbondato con le espressioni di Roma anti¬ ca. «La traduzione non era nemmeno necessaria, essendo una delle infermità riscontrate espresse in termini latini: "contusio bulbi id est trauma cranico"». Italiano, tedesco o latino che sia, il senso è chiaro: trauma cranico. «Eppure un termine latino così facile - tuona il professor Feliciano Serrao, direttore dell'istituto di diritto romano alla Sapienza avrebbero dovuto conoscerlo. In fondo, per l'ammissione al concorso di uditore giudiziario l'esame di diritto romano è obbligatorio. E ovviamente, alla base dell'esame, c'è una conoscenza del latino. Insomma la Cassazione ha perfettamente ragione. Capisco anche che con la liberalizzazione degli studi, un giudice possa venire dagli studi tecnici. E ce ne capitano tanti di studenti diplomati all'istituto tecnico. Ma quando studiano, superano anche loro l'esame con esiti brillanti», [fra. gri.l Gli esperti: colpa della liberalizzazione: può iscriversi a Legge chi arriva da scuole tecniche Cicerone
Persone citate: Antonio Stefano Agro, Cardella, Cicerone, Feliciano Serrao, Gaetano Suriano, Vincenzo Cardella
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