Muore un altro pezzo dei Kennedy

Fu il rifugio estremo della privacy di John e Jacqueline E qui si è consumata la vergogna dello stupro di Joe Muore un altro pezzo dei Kennedy Venduta per nove miliardi la villa di Palm Beach IL CASO I LUOGHI DELLA MEMORIA WASHINGTON UORE un altro pezzo dei Kennedy. Non un essere umano, ma una casa, la grande-villa in Florida, a Palm Beach dove il clan migrava dal Nord a svernare, j3brtancjó i suoi vecchi e i suoi piccoli a scaldarsi sulla riva dell'Atlantico tiepido. Dopo la morte di Rose, la matriarca centenaria, l'anno scorso, la tribù ha deciso di vendere, non per bisogno di danaro, ma per disamore. I Kennedy l'hanno ceduta ieri per 6 milioni di dollari, 9 miliardi di lire: poco, tanto, è difficile dire. Gb agenti immobiliari dicono che l'acquirente ha fatto un buon affare, a quel prezzo e in quella posizione, proprio al centro della spiaggia e della cittadella dei super ricchi. Ma gb agenti immobiliari misurano metri quadri, non leggende. Per 9 miliardi, il compratore è divenuto proprietario di sei stanze da letto e di una folla di spettri, con i quali d'ora in poi dovrà convivere. Le vecchie case non muoiono, si limitano a cambiare proprietario e impianti igienici. Ma casa «La Guerida», «Il Bottino di Guerra» come l'aveva battezzata il costruttore nel 1923 arricchito dai perenni conflitti e scontri degli Stati Uniti con l'America Latina, non era una villa come le altre che occupano questa lingua di sabbia chiamata Palm Beach, a Nord della città di Miami, costruita per i riposi e i giochi invernali dei miliardari calati da New York. La Guerida era una tavola fondamentale di quel palcoscenico sopra il quale la più famosa, la più amata, la più «nobile» delle famiglie americane recita per il mondo da 70 anni la sua stupenda tragedia. Fu essa, comperata dal vecchio capo clan, Joseph Kennedy, per 120 mila dollari nel 1933, il simbolo della «rispettabilità» desiderata, e conquistata, da una famiglia che aveva fatto fortuna giocando in Borsa i proventi del contrabbando di liquore durante il probizionismo. Fu qui, a Palm Beach, che Rose, la matriarca, insegnò a nuotare ai figli, ai futuri protagonisti della tragedia infinita, Joseph jr, il primogenito destinato a morire in guerra, «Jack», come in casa chiamavano Jfk, Bobby, Ted, le ragazze. Fu al sole di questo tratto di costa fioridiana che Rose portava Rosemarie, la sua figha preferita e un po' sciocca, che il padre fece lobotomizzare e nascondere in un convento perché non imbarazzasse la famiglia. E quando Jack e Jackie, il Presidente e la mogUe, tentavano di rimettere insieme il loro matrimonio, era questa la casa dove si rifugiavano. Ci sono poche immagini della famiglia a Palm Beach, perché la Guerida era il rifugio estremo della privacy, l'unico luogo dove i Kennedy potevano essere se stessi. Rose distribuiva ai figli cuffie da bagno tutte di colore diverso, per riconoscerne dalla finestra le teste mentre galeggiavano in acqua, e alla sera appendeva note nelle stanze dei figli con le puntine da disegno per ricordare ai maschi di spegnere la luce e alle femmine di togliersi il rossetto dalla bocca per non sporcare le federe dei guanciali. La casa fu la nurserie del kennedysmo, il luogo nel quale un esausto, malato John F. Kennedy si ritirò per un mese, dopo la vittoria elettorale del novembre 1960, per ritrovare la forza di affrontare la Casa Bianca e per scegliere gb uomini che avrebbero accompagnato come ministri, consiglieri e giullari, lui e Jacqueline nella nuova Camelot, nella corte del nuovo Artù americano. Si sdraiava sulla spiaggia privata, oltre il muro di recinzione che protegge il cortile dagb sguardi e dalle onde, nudo con un telo da bagno annodato attorno alla vita e un telefono accanto. «Lo spirito dei Kennedy se ne era andato da quella casa, e i giovani non si trovavano più a loro agio nel lusso e nella frivolezza di Palm Beach», ha spiegato ieri 0 vecchio Arthur Schlesinger jr, uno dei massimi «cavalieri» di queUa tavola, lo sto- rico del kennedysmo che forse più di tutti ha fatto per costruire il mito. Ma la sua, appunto, è come sempre quando si tratta della famiglia Kennedy, una spiegazione «mitica». La realtà è diversa. La grande villa con piscina, sei stanze da letto, sei bagni, le docce all'aperto sotto le quali i ragazzi Kennedy saltellavano per iì freddo dell'acqua dolce dopo il tepore delle onde scaldate sempre dalla Corrente del Golfo, prima che Rose buttasse sulle loro spalle gb accappatoi, era divenuta un peso, un brutto ricordo, il monumento di una vergogna. I Kennedy sanno vivere con il sangue dei loro morti, non con gli scandali dei loro vivi. Tre anni or sono, quella strana casona costruita dall'architetto Mizner negb Anni Venti nello stile «italiano» di moda allora, tutto porticati, tegole in cotto e verande che a noi sembra una sorta di incongrua «Capalbio-on-the-Beach», aveva visto le miserabib imprese del vecchio Ted, dei nipoti, di Joe Kennedy Smith accusato di avervi attratto e poi violentato una giovane donna, Patti Bowman, dopo una notte di bevute in città con lo zio e i cugini. Joe era stato assolto, grazie a un magnifico avvocato difensore, ma la villa, oltre che la giovane donna, era stata violata. La leggenda si era infranta, gb spettri avevano sospirato inquieti, quando proprio lo «zione», un Ted Kennedy più gonfio e segnato che mai, aveva dovuto giocare la carta del nome e dei ricordi, per salvare il collo al nipote. La grande casa era morta quando Ted era salito sul banco dei testimoni per evocare il nome dei fratelb uccisi, per spen¬ dere il capitale di tenerezza e di rimpianto lasciato da loro a favore di un nipote che non lo avrebbe meritato, di un giovanotto che si portava a letto le donne affascinandole con la sua «collezione di fantasmi» come altri le collezioni di farfalle. «Passammo la serata insieme... - avevo sentito dire la voce del turgido patriarca -... seduti accanto alla piscina dove Jfk nuotava per alleviare il mal di schiena... a guardare l'oceano dove nuotavamo da bambini... raccontavo ai ragazzi le serate con i miei fratelb, in qulla stessa casa, quarant'anni orsono... e mi assalì ima grande tristezza, per questo b portai con me a bere, mi assumo io la colpa del loro comportamento volgare...». I nuovi proprietari, John Castle e la moglie Marianne, gente di New York che si è arricchita con i mobili e con catene di orribib «fast food» a base di pesce fritto chiamate Long John Silver, hanno già fatto sapere che ristruttureranno la casa dei Kennedy. Rifaranno le tubature idraubche, gli impianti elettrici, i bagni e metteranno l'aria condizionata che i Kennedy non avevano mai voluto, prima che il comune di Palm Beach dichiari la villa «monumento nazionale», tra 5 anni. AUa tribù con il ciuffo e il sorriso di famiglia inconfondibile, ai Kennedy, resterà soltanto come tepee per le loro cerimonie collettive la casa di Hyannis Port, vicino a Boston, il luogo dove è morta Rose Kennedy, ma qualcuno già insinua che presto venderanno anche quella, ora che la matriarca se ne è andata. «Non sono le case che tengono insieme le famiglie, sono le famiglie che tengono insieme le case» predicava proprio lei, Rose, ai figli, e il contratto di ieri, a Palm Beach, le ha dato ragione. Nel 1994 sono morte Jacqueline e Rose, le due donne che hanno segnato più di ogni altra la storia dei Kennedy. Le case svuotate dal loro spirito non potranno sopravvivere a lungo. Vittorio Zucconi Fu il rifugio estremo della privacy di John e Jacqueline E qui si è consumata la vergogna dello stupro di Joe I nuovi proprietari • si sono arricchiti con mobili e fast food Tra 5 anni diverrà monumento nazionale John Kennedy Jr. conJoe Kennedy Smith. Nelle due foto in alto, la villa di Palm Beach e a destra John Fitzgerald Kennedy con Caroline e Jacqueline Qui accanto da sinistra Rose con Ted e suo figlio, la Bowman, la pretesa violentata da Joe Kennedy Smith, e Bob Kennedy