«Avevo affittato Italia Uno ma Berlusconi disse di no» di Massimo Gramellini

«Avevo affittato Italia Uno ma Berlusconi disse eli no» «Avevo affittato Italia Uno ma Berlusconi disse eli no» L'EX DIRETTORE DI RAI 3 Or — * ROMA UE STA è la storia di quella volta che Guglielmi e Santoro stavano per affittare Italia Uno. Ha detto ieri Berlusconi in un'intervista al nostro giornale: «Confalonieri gli ha offerto una rete, ma loro non si accontentano, vogliono tutto: erano, sono e moriranno comunisti». Angui» Guglielmi, direttore della defunta Rai Tre, si aggiusta il risvolto poco proletario dei pantaloni e conferma come la realtà dipenda dai punti di vista: «Veramente ci ha offerto di andare a lavorare sotto padrone: lui. Per un attimo, però, abbiamo davvero pensato che volesse affittarci un sogno...» Faccia sognare anche noi. «Settembre, la Moratti mi caccia. Non passa un giorno e già squilla il telefono». Berlusconi. «No, Costanzo. Dice: Confalonieri vuole incontrarti». Per proporle un contratto coi baffi? «Ci vediamo a Roma, negli uffici di Maurizio. Confalonieri fa lo splendido: caro Guglielmi, in Italia ci sono solo due persone che sanno fare la tv, ma da quando Berlusconi è in politica ne è rimasta una sola: lei». E' arrossito? «Lo ammetto: quasi». Veniamo al sodo. «Sodissimo: Confalonieri mi fa due proposte. Responsabile del centrocreazione programmi per tutte e tre le reti, oppure direttore di Italia Uno». Un «comunista» al posto di Ambra e Liguori? «Infatti, sarebbe stato un bel colpo d'immagine, per loro». Un bel colpo anche per lei. «Non me la sento di diventare un dipendente di Berlusconi, altrimenti finisco maciullato come i Biscardi e i Pippibaudi». E «F idei»? «Pronto a giurarmi che no, non avrei avuto né limiti né fastidi. Allora ho scritto una controproposta: un contratto in esclusiva a me, Balassone, Ghezzi, Voglino e Santoro per gestire Italia Uno, notiziari compresi. Berlusconi padrone di casa, noi inquilini». Colore della faccia di Confalonieri dopo la proposta? «Ho pensalo: adesso questo mi dice vaffanculo. Invece: "E' interessante, caro Guglielmi". Mi faccio coraggio: lei ci fa un contratto con il costo di Italia Uno più il 10% d'inflazione e noi le assicuriamo la stessa raccolta pubblicitaria dell'anno prima, 600 miliardi». E chi avrebbe raccolto la pubblicità? «Pubhtalia, ovviamente». Ma se un programma partiva male come ascolti, Publitalia era libera di cancellarlo? «Non mi sembra che il proprietario possa entrare in casa deU'mquibno quando gli pare». Nuovo check-up della faccia di Confalonieri. «Sempre sotto controllo. Dice: devo parlarne in azienda». Cioè con Berlusconi. «Mai nominato. Aleggiava in spirito. Visitai via Rovani». Il leggendario covo berlusconico degli esordi. «Uno spettacolo: sala lunga cento metri con la scrivania in fondo, per soppesare l'ospite». Torniamo agli affari. «Vengo riconvocato a Milano. Formazioni intorno al tavolo da pranzo. Fininvest: Confalonieri, Dell'Utri, Galliani. Ex Raitre: io e Balas- sone». E Santoro? «In panchina. Nel senso che si è subito parlato di lui. Chi dirigerà il telegiornale?, mi chiede DeU'Utri. E io: Santoro». E il povero Liguori, che ci tiene tanto? «Avremmo lavorato solo con la nostra squadra». Cioè avreste licenziato tutti i dipendenti di Italia Uno? «Non sono mica tanti. Avrebbero trovato posto a Rete 4». Reazione di DeU'Utri? «Il più entusiasta dei tre. Abbiamo parlato di tv per ore». E di politica no? «Non ce n'era bisogno. Era implicito che la tv in affitto...» ...avrebbe ammansito il pds. «Ne parlai solo con Veltroni, una sera a cena. Mi disse: non vogliamo entrarci per nulla». Noi naturalmente facciamo finta di crederci. «Saremmo diventati la prova vivente che nelle tv di Berlusconi c'era il pluralismo». O una foglia di fico per le sue «vergogne»? «Ripeto: un affarone per tutti. A ottobre non c'era ancora la sentenza anti-Mammì della Consulta e Berlusconi viveva a Palazzo Chigi. Adesso, quando lo incontro a un convegno, Confalonieri sospira: se avessimo trovato l'accordo, nulla di tutto questo sarebbe successo...» E perché non lo trovaste? «Il famoso pranzo finì con la frasechiave: ne dobbiamo parlare col proprietario». Il Berlusca, finalmente. «Passano i giorni e il mio telefono non squilla. Neanche per gli auguri di Natale. Finalmente su «Epoca» esce un'intervista a Costanzo: "Assurdo riproporre altrove la Terza Rete"». Costanzo portavoce di Berlusconi? «Mi hanno parlato di una mezza rivolta interna: saremmo stati dei privilegiati». I bronci costanzo-mentanici hanno interrotto la trattativa? «Ovvio che no. Il motivo è politico. Berlusconi non voleva cedere una rete ai comunisti, come ci chiama lui». Silvio ha detto «no» a l'idei? «Peggio, gli ha detto un sì arrabbiato. "Fai quello che vuoi". Come dire: dagli pure la rete in affitto, ma sappi che te ne assumi tu la responsabilità. E l'altro non se l'è sentita». In teoria lei aspetta ancora una telefonata. Possibile che nessuno le abbia mai detto nulla direttamente? «Questi sono uomini d'arme, se ne fottono. Quando lo vedo, Confalonieri mi abbraccia, mi bacia e dice: "Non è ancora detto che alla fine non si faccia..."» Massimo Gramellini

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