Sgarbi rovina la festa a Fini

Nuovi attacchi a Scalfaro e giudici davanti al ministro Susanna Agnelli Nuovi attacchi a Scalfaro e giudici davanti al ministro Susanna Agnelli Sgarbi rovina la festa a Fini . IH Strali contro tutti nel nome di Almirante IL CRITICO SCATENATO CROMA OMMEMORAZIONE col brivido di Giorgio Abiurante. Al Grand Hotel, sala Topazio, con la partecipazione davvéro straordinaria di Vittorio Sgarbi, il ricordo, l'orgoglio e anche l'inevitabile commozione della cerimonia sono andati rapidamente a farsi benedire per un fuori programma culminato nel plateale abbandono del critico d'arte. Che tuttavia, dopo essere stato placcato nel corridoio da un paio di signore del pubblico - «No, Vittorio, no!» - ed aver dichiarato a pieni polmoni «Io non mi faccio interrompere nemmeno dai comunisti!» è ritornato pallido al'proprio posto, cioè dietro al male assortito tavolo dei commemoratoli Dove lo aspettava, tutto rosso e sbuffante, l'onorevole Mirko Tremaglia che, dopo aver sopportato in sofferto silenzio per un buon quarto d'ora le consuete invettive di Sgarbi contro Scalfaro e la magistratura, gli aveva appunto tolto la parola, e pure con il gesto della mano che indica: «Stringere». A quel punto la solenne rievocazione ha preso un ritmo da situation-comedy. Donna Assunta, la vedova che i media fanno ormai intervenire con assiduità nelle dinamiche politiche interne ed esterne ad An (di recente ha dato la sua spiegazione sullo stato d'animo post-elettorale del presidente Fini e quindi ha caldamente invocato il suo partito a non mollare Berlusconi) non sapeva più cosa fare. Peppino Ciarrapico, che s'era appena gustato il suo pubblico ritorno in quel mondo, giocherellava pensoso con il microfono, ad occhi bassi, forse memore di aver pure lui incautamente solleticato l'ira di Sgarbi - presentato con l'inconfondibile vocione da Aldo Fabrizi come «uno dei pochi uomini liberi» - con un discorsetto appuntito sui giudici. Con buona scelta di tempo, pochi istanti prima dell'«allora me ne vado» di Sgarbi, il ministro degli Esteri Susanna Agnelli ha salutato e s'è avviata verso l'uscita. Mentre dopo l'«allora resto», per quanto glaciale. Fini è rimasto lì ad accarezzarsi i capelli con un discreto nervosismo. E' toccato a lui, com'era giusto e perfino doveroso, «mettere qualche pezza», ossia rimediare agli assalti iconoclasti del critico, in tale circostanza relegato - e non è la prima volta - nell'enigmatica e comunque onnicomprensiva categoria deH'«artista». Fini ha comunque ringraziato il presidente Scalfaro, che senza sapere di Sgarbi, evidentemente, aveva inviato un telegramma persino affettuoso. E così l'atmosfera si è stemperata. Alla fine, con un po' di pur rispettoso scetticismo, si può azzardare che il pubblico, giunto alla sala Zaffiro variegato, numerosissimo ed assai elegante, si è anche divertito. Con altrettanto ossequiosa eventualità si può attribuire questo divertimento alle sorprese di una certa mondanità che a Roma, città incongrua e promiscua per eccellenza, non guarda in faccia nessuno, vivi e morti. Tra vecchi e puri fascisti, infatti, e riciclatissimi andreottiani di serie B, tra nobili e cacciatori di viados, palazzinari e venditori di gadget con fiamma, tra Pasquale Squitieri e Nino Benvenuti, don Raimondo Spiazzi e Massimo Pini, Gervaso e il professor Aiuti, quest'ultimo con maxi borsello e pronto a ricevere in dono un'autoambulanza come tangibile e meritoria testimonianza di charity post-almirantiana, ecco, insomma, anche senza il numero eseguito da Sgarbi la mescolanza sociale aveva già ampiamente superato il livello, di guardia. L'occasione, tutta teorica, era la ripubblicazione di due opere dello storico segretario del msi. E va da sé che il rito del ricordo di un grande padre fondatore, quell'insuperabile oratoria tribunizia, quelle immagini sgranate in bianco e nero proiettate prima della bailamme potevano anche stimolare una composta riflessione sulle radici e le contraddizioni di An. 0 qualche audace ipotesi sulla legittimazione simbolica di un gruppo di giovani attraverso la figura di Abiurante. Tutto, dunque, si può fare di una commemorazione. A patto che non si ceda alla tentazione di strafare, che non si voglia fare scena, teatro, tiwù, talk-show, casino. In quel caso, oltre a una platea meravigliosamente composita, si invita Sgarbi, che sul serio è «un uomo Ubero», come dice il Ciarra, forse troppo, ma soprattutto è il più bravo, così bravo da poter «vampirizzare» qualsiasi cerimo nia attirando ogni attenzione su di sé e parlando irresistibilmente male di tutti. E infatti ieri, a proposito di Al mirante, prima del brusco alt di Tremaglia è riuscito a divertirsi con Scalfaro, Borrelli, Agnelli, Benetton, De Benedetti, Pippo Bau do, Berlusconi, Pietro Longo e Roberto Calasso. Mezze misure, a Roma, non esi stono, bisogna saperlo. O lo spettacolo o la serietà; o il lacrimone o il caos. Filippo Ceccarelli E' scontro anche con Mirko Tremaglia che gli toglie la parola vano appunti con un fervore prossimo allo una politica di tipo molto macho, noi intendiamo recuperare la tensione valoriale Nuovi attaSgarStra Nella foto a sinistra l'ex segretario missino Giorgio Almirante Qui accanto: il presidente Scalfaro OHM

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