IL VESCOVO GRAMSCI E LA SCUOLA di Pierluigi Battista

IL VESCOVO POLEMICHE SULL'EGEMONIA IL VESCOVO GRAMSCI E LA SCUOLA ANTONIO Gramsci rimosso e quasi dimenticato dai suoi compagni di sinistra, è rivalutato dalla destra. Il paradosso è più apparente che reale. Il fascino del «nazional», se pure è seguito dal «popolare», è un incantesimo che fa fatica a declinare: anche se oggi si accompagna, per i vescovi, all'accusa di egemonia culturale sul mondo della scuola. In realtà, a mio parere, l'intuizione geniale di Gramsci fu di essere tenacemente comunista e al tempo stesso ecumenico. Il manicheismo è un atteggiamento che non gli appartiene. Egli sapeva distinguere ciò che gli sembrava erroneo o colpevole da ciò che per forza di tradizione era inobliabile, patrimonio universalmente umano. Detto in linguaggio corrente, non confondeva l'errore con l'errante. E' stato perciò capace di scrivere pagine durissime, e al tempo stesso favole tenere e toccanti. Se pensiamo a lui, più che al suo corpo deforme e piagato dal carcere, lo ricordiamo come un bambino. Gramsci è tutto fuori che cinico. Il suo avversario ideologico non è Mussolini, ma il Sartre che scrive: «L'uomo è una passione inutile». L'importante, per Gramsci, è che l'uomo sia una passione. Se utile o inutile si vedrà poi. Il sacerdote che si è proposto di rivalutarlo, denunciando «l'egemonia marxista» che dura da quarant'anni sulla scuola italiana, è benemerito della verità. Il «moderno principe», come egli chiamava il partito, era una definizione di comodo, una scaglia della realtà. Il suo grande modello era inGeno Pampaloni CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA SINISTRA IN CATTEDRA Le accuse della Cei alla scuola italiana: esiste davvero un predominio marxista? Pierluigi Battista A PAGINA 17

Persone citate: Gramsci, Mussolini, Pampaloni, Sartre