Da Hollywood a Sarajevo i chirurghi dell'impossibile di Aldo Cazzullo

II malore a 11 mila metri di quota nel cielo di Russia su un Boeing 747 della British Airways Hong Kong-Londra per il collasso di un polmone Da Hollywood a Sarajevo i chirurghi dell'impossibile PRECEDENTI AL LIMITE ■ L cerusico di mare di D'AnI nunzio, che incide il bub11 bone sul ponte della nave. L'Alberto Lupo della Cittadella, che opera nella miniera. Quante frecce ha strappato John Wayne con il coltello disinfettato nel whiskie? E quante gliene hanno strappate, con il fazzoletto in bocca per non gridare? I chirurghi dell'impossibile hanno il loro posto nella nostra fantasia di lettori e spettatori. Spesso hanno fatto la storia. A Francesco II, giovane re di Francia, trapanarono il cranio d'urgenza, con attrezzi di fortuna. Invano. Ora basterebbe un buon antibiotico per guarire la sua mastoidite. Altre volte hanno segnato la cronaca, e sono diventati simboli di tragedie collettive. Come a Oklahoma City, sconvolta dall'attentato del mese scorso. Una donna è da ore prigioniera delle macerie, con una gamba schiacciata. Impossibile tirarla fuori. Un'equipe di medici decide di operarla. Lì, sul posto. Quasi senza anestetico, perché non ci sarebbe modo di sostenere adeguatamente il cuore. L'amputazione avviene tra i muri affumicati dalle fiamme e l'urlo delle sirene. Ma riesce. Tra le pieghe del dramma della Bosnia si trovano storie terribili di chirurghi coraggiosi e interventi disperati. Come le operazioni nell'ospedale di Sarajevo oscurata, alla luce delle candele votive che avrebbero dovuto accogliere il Papa. Quando le granate serbe colpirono il reparto maternità, mol¬ te bosniache divennero madri nelle cantine. E quando a Gorazde assediata finirono gli anestetici, i medici continuarono a amputare. I volontari francesi di «Médecins sans frontiéres» di ritorno a casa piangevano, all'aeroporto «Charles de Gallile», raccontando delle condizioni disperate con cui hanno operato in Ruanda. I reduci dall'Afghanistan ricordano invece gli interventi d'emergenza lungo le mulattiere dei mujahiddin, battute dal fuoco sovietico. E all'ospedale Benaadir di Mogadiscio, pompe anestetiche e seghette tagliaossa erano il bottino di guerra delle bande, che saccheggiavano i ferri che potevano salvare le vite dei loro compagni (e dei nemici). In tempi di pace, sono i parti a provocare le maggiori emozioni a medici e pazienti. Gennaio '94, Madesimo, sopra Sondrio. Linda Consonni, 32 anni, ha le doglie. E' notte. Una bufera di neve isola il paese dal resto del mondo, e soprattutto dal reparto maternità di Chiavenna, l'ospedale più vicino. Aldo, il marito, vaga alla ricerca di un medico. Ma nessuno se la sente di aiutare Lidia. Viene avvisato il primario di ostetricia di Chiavenna, che carica il suo assistente e i ferri su due motoslitte e all'alba, nella tormenta, arriva a Madesimo. Il piccolo Filippo nasce nel centro traumatologico, dove vengono ingessati gli sciatori troppo spericolati. Anche il parto di Aurora Brignone, 24 anni, di Lampedusa, non è stato tra i più sereni: a bordo dell'elicottero che la portava all'ospedale di Palermo. Altre volte è accaduto che fosse un tassista a fare da ostetrica, e l'abitacolo di un'auto gialla da reparto maternità. A Londra, due anni fa, un trapianto è brillantemente riuscito grazie agli uomini-rana della Royal Navy. Il piccolo aereo Cessna, che trasportava a Edimburgo il fegato da trapiantare, ha avuto un guasto ed è stato costretto a ammarare. Ma tre sommozzatori sono riusciti a penetrare nel relitto, in fondo al mare, e a recuperare l'organo, chiuso nell'involucro a tenuta stagna. Appena in tempo. Aldo Cazzullo A Gorazde amputazioni senza anestesia In Oklahoma équipe in azione tra le macerie Un Boeing 747 diretto da Hong Kong a Londra è diventato camera operatoria '

Persone citate: Alberto Lupo, Aurora Brignone, Consonni, Francesco Ii, John Wayne