COME CAMBIA L'ITALIANO

COME CAMBIA L'ITALIANO COME CAMBIA L'ITALIANO Tra dialetti e lingue straniere Tullio De Mauro Una «Storia» e un «Vocabolario per il Duemila» con Tullio De Mauro stici, ma riesce a far emergere il tratto fondamentale della storia linguistica dell'Italia: il suo eccezionale plurilinguismo passato e presente». Li grande spazio che nel volume hanno i dialetti, nelle loro fasi antiche, ma anche nella letteratura e nell'italiano d'oggi, è secondo lei un'attenzione simile a quella che riserviamo alle specie animali estinte o in via d'estinzione? «C'è indubbiamente questo risvolto "museografico", ma un contributo come quello di Avolio mette invece in rilievo la forte creatività che deriva dal contatto lingua-dialetto. Prendiamo alcune delle voci romanesche che appaiono nei repertori di neologismi: bustinaro per "spacciatore" o buticcaro per "proprietario, gestore di boutique" non sono voci dialettali, ma sono creazioni di stampo dialettale all'interno dell'italiano». Allora i dialetti non stanno morendo e la loro presenza rivitalizza l'italiano plastificato e burocratico? «Negli Anni Settanta, e ancora agli inizi degli Ottanta, i linguisti erano pessimisti circa le possibilità di sopravvivenza dei dialetti. Adesso siamo più otti misti, perché le inchieste dimostrano che la gente alterna il dialetto all'italiano, non attribuisce più al dialetto una connotazione bassa, non pensa più che parlare in vernacolo sia un segno di scarso prestigio sociale. Certo non è più un dialetto genuino come quello dei nostri nonni e dei nostri padri: è italia ruzzato, ma ancora abbastanza forte da sopravvivere come dialetto senza essere assorbito dalle varianti regionali di italiano» Ben due contributi, quelli di Lorenzetti e della Berlini Malgarini trattano di italia no e migrazione. «Sì, è un altro dei punti forti del volume. L'emigrazione degli italiani ha avuto grandi conseguenze linguistiche sia per le pa role straniere che gli emigrati importavano in Italia, sia perché l'emigrazione è stata nei ceti semicolti una potente molla per imparare a parlare l'italiano al l'estero con emigrati itabani di altre regioni. Ho trovato anche interessanti le pagine dedicate alla letteratura dell'emigrazio ne. Solo una critica farei: in un volume di più di mille pagine poteva trovar posto anche un contributo specifico sull'italiano degli immigrati in Italia. Questa lingua è oggetto di moltissimi studi e presenta straordinarie mescolanze di lingua del paese d'origine, italiano standard forme dialettali». A proposito di mescolanze, qual è la sua opinione sulla malattia acuta da inquinamento, quel morbus anglicus che potrebbe portare l'italiano a sicura morte secondo Castellani? «Vedo che vi si accenna nel contributo sull'influsso dell'inglese Non credo che l'italiano corra questo rischio, almeno non in misura maggiore delle altre lin gue europee. Se poi l'inglese diventerà il latino del terzo mil lennio, la sola lingua dotta e scientifica internazionale, allora sarà un fenomeno di portata tale da non riguardare soltanto la nostra lingua. Nel frattempo però bisognerebbe che tutti facessimo più attenzione al nostro italiano, a cominciare dai lingui sti che spesso usano anglicismi gratuiti, come l'espressione sup portare una tesi, quando ci sono ottimi verbi italiani, quali soste nere, avvalorare. Niente allarmismi, quindi, ma anche meno lassismo linguistico». Carla Marcilo

Persone citate: Avolio, Berlini, Carla Marcilo, Lorenzetti, Malgarini, Tullio De Mauro

Luoghi citati: Italia