Scompare uno scrittore: è giallo

//. CONSIGLIO Scompare uno scrittore: è giallo Ma lui, offeso, era tornato in Israele P TORINO ICCOLO giallo a Salone del Libro. Lo scrittore israeliano Yitzhak Orpaz è scomparso durante la notte di domenica senza lasciare traccia, né messaggi. Era atteso per un incontro col pubblico ieri mattina alla libreria Luxemburg alle 11,30, ma non si è presentato; oggi avrebbe dovuto parlare in una libreria di Milano. Sarah Kaminsky, traduttrice e studiosa di letteratura israeliana, che doveva presentare l'autore, si è ritrovata all'improvviso senza l'ospite. In albergo, dove era normalmente rientrato verso le otto di sera, era stato visto uscire una prima volta alle due e poi definitivamente alle 4 del mattino. Aveva con sé solo uno zainetto. Orpaz, vitale settantunenne, è noto per il suo temperamento bizzarro. Ma tra gli organizzatori ci si è immediatamente preoccupati, temendo qualche grave inconveniente. Nel vetrinone dei libri, naturalmente, si è subito pensato a qualche thriller, tra intrighi mediorientali e fughe galanti. In serata, si è poi riusciti a sapere che lo scrittore si è imbarcato su un treno per Milano e poi su un aereo diretto in Israele. Qualcuno sostiene che le ragioni della repentina partenza siano da addebitare all'accoglienza «alternativa» dell'editore italiano. Marcello Baraghini cade però dalle nuvole: «All'arrivo ci era sembrato nervoso e stanco ma gentilissimo». Sempre in serata, da Tel Aviv, Orpaz si è scusato per l'ansia causata dicendo di avere un terribile mal di denti. Orpaz, uno dei più singolari scrittori israeliani, ha avuto un'esistenza particolarmente movimentata, vergata dal dramma (i suoi genitori furono uccisi ad Auschwitz), e una vita sentimentale travagliata (due divorzi). Nato in Russia nel 1923, emigrò in Israele nel 1938. Ha navigato attraverso i più svariati mestieri, è stato agricoltore, muratore, tagliatore di diamanti, lavoratore di kibbutz. Ora tiene un corso all'Università di Tel Aviv sul «Pellegrino Laico», lo stesso argomento che esplora l'amico Yehoshua all'Università di Haifa, insieme al quale tiene talvolta teleconferenze in comune. Il suo romanzo pubblicato in Italia da Stampa Alternativa si intitola Le formiche. E' l'ultima opera tradotta dal grande e compianto Gaio Sciloni, morto proprio durante la traduzione di questo testo. Le Formiche è un singolare romanzo che mescola entomologia ed erotismo, umorismo e amarezza da shtetl esteuropeo. Racconta un esercito di imenotteri che distrugge una casa, e la parallela crisi (autobiografica) tra due coniugi che si ricompone alla fine tra un'abitazione in macerie. Orpaz incastona nella privata monade del romanzo il destino più ampio dell'ebraismo della diaspora. Il libro uscì nel '68, dopo la vittoriosa guerra del '67. Parlava di una «casa nuova, che deve essere ampia, con un lato sul fianco del monte e l'altro lato sul mare», e si domandava, profeticamente, fino a quando potrà durare sotto la sua «cupola di vetro»? [b. v.] Marcello Baraghini, l'editore di Stampa Alternativa, che pubblica il romanzo di Yitzhak Orpaz «Le formiche»

Persone citate: Gaio Sciloni, Luxemburg, Marcello Baraghini, Sarah Kaminsky, Yehoshua, Yitzhak Orpaz

Luoghi citati: Auschwitz, Israele, Italia, Milano, Russia, Tel Aviv, Torino