PAROLAIO

la stampa LECTOR IN FABULA. «Il fatto è che il Salone, alias la Grande Libreria, è il contrario del Grande Fratello», scrive l'editore Carmine Donzelli sull'Unità. E perché poi? Perché «ognuno cammina secondo i suoi casualissimi itinerari». «Uno spazio libero», insomma. Senza supervisioni, senza controlli dall'alto, senza imposizioni d'autorità. Però c'è un però. Si dà il caso, infatti, che lo stesso Donzelli, assieme al responsabile della casa editrice e/o suo vicino di stand a viale Strawinsky, località Lingotto, abbia fatto presente un effetto indesiderato della libertà che caratterizzerebbe la Grande Libreria torinese. La causa del malumore è l'ubicazione delle sale che ospitano i convegni: molto, troppo lontane dagli stand degli editori e soprattutto divise dagli stand da una fitta muraglia di venditori di gadget, t-shirt, spille e ninnoli che attraggono il visitatore e lo consegnano Sandro Curzi esausto e senza una lira in tasca agli stand ricolmi di libri veri e propri. Risultato: calo di vendite per i piccoli editori e solite lamentazioni sulla sempiterna, irredimibile, imperdonabile poca voglia di leggere degli italiani. VTDEOSAPERE. La lamentazione, questa sì che è eterna ed eternamente ripetitiva: gli italiani leggono poco. Anche se il Salone attrae migliaia di visitatori che comprano più libri di quanto non se ne smercino in tutto l'anno, parte puntuale la litania sulla scarsa propensioI ne degli italiani a tuffarsi nelle I delizie della lettura. Giulio Ei¬ naudi evoca lo spettro della «multimedialità» in agguato. Si intitola un convegno sugli studenti e la lettura con un beneaugurante «Leggere da morire» e per persuadere i giovani ad accostarsi ai libri si chiamano volti televisivi come Sandro Curzi in funzione di richiamo. E un altro noto personaggio della televisione, Sergio Zavoli, viene invitato a presiedere un convegno su «Cinquant'anni di letture». Nella Grande Libreria non ci sarà il Grande Fratello, come nota Donzelli. In compenso è arrivata la Grande Sorella. Viva la tiwù. MARGINALIA. E si lamentano quelli che si sentono esclusi. Gli editori cattolici lanciano su Avvenire il grido d'allarme: ci vogliono emarginare. Nel senso che quest'anno il Salone avrebbe riservato loro uno spazio di qualche centimetro quadrato più angusto dell'anno scorso. E la colpa del criminoso re- stringimento di chi è? «Di Berlusconi», rispondono. E tutto perché la Mondadori è stata collocata in posizione centrale. Si lamentano anche i fascistissimi delle edizioni Ar, dove Ar sta come abbreviazione di «ariani». Con pronunciatissima inflessione partenopea («acca non passa nisciuno») gli ariani imprecano per la miserevole condizione di marginalità in cui, dicono, versa il loro stand. E chi sarebbe il colpevole dell'emarginazione? Risposta di Artfano): «Dei torinesi». E cioè? «Guagliò, Torino è Torino». Boh. Pierluigi Battista sta | Sd C Sandro Curzi

Persone citate: Berlusconi, Carmine Donzelli, Donzelli, Pierluigi Battista, Sandro Curzi, Sergio Zavoli

Luoghi citati: Lingotto, Torino