La presa in giro degli spot; due libri e un solo titolo

La presa in giro degli spot; due libri e un solo titolo AL GIORNALE La presa in giro degli spot; due libri e un solo titolo La correttezza dell'informazione Martedì 16 scorso durante la trasmissione Tribuna Politica dedicata ai referendum sull'interruzione dei film in televisione, ho purtroppo ascoltato delle affermazioni che avevano il chiaro intento di confondere lo spettatore. In particolare mi riferisco all'intervento di un rappresentante del comitato per il No che dichiarava quanto segue: «Nell'ultima settimana la Rai ha trasmesso 40 film e le reti private 125, interrotti da un totale di 500 spot...». E' stato usato proprio il termine spot. In realtà la frase giusta sarebbe stata che i 125 film delle reti Fininvest sono stati interrotti 500 volte per un totale di un minimo di 5000 spot. E scusate la differenza. Le interruzioni pubblicitarie delle reti Fininvest trasmettono un minimo di 8 spot che in qualche film raggiungono anche 14/15 spot per interruzione. Personalmente non ritengo siano penalizzanti 3 o 4 interruzioni a film (tranne, forse, nei casi in cui il film sia di alta qualità artistica) ma sono contrario al fatto che un film che dura normalmente 1 ora e 40 minuti, in televisione finisca per durare 50 minuti in più. La cosa che mi infastidisce, e che credo infastidisca parte del pubblico, sta nel fatto di essere presi in giro durante le trasmissioni di Tribuna Politica nella quale moderatori e interlocutori dovrebbero essere più chiari ed informati nel prospettare realmente i fatti. Personalmente reputo il refe rendum sulle interruzioni com pletamente sbagliato nella sua formulazione e nel risultato che da esso si può ottenere. La proiezione di meno film in tv sarebbe un bene per l'industria cinematografica. Il Sì porterebbe più televisione e più film alla sala e non si assisterebbe ai molti film che oggi sono studiati solo e in particolare per il pic¬ colo schermo. Bisognerebbe studiare una legge che permetta le interruzioni per non più di 90 secondi ciascuna, il costo della messa in onda più alto e si raggiungerebbe così una più paritaria distribuzione della pubblicità anche nelle reti non Finivest e televisioni locali. L'inserzionista ne trarrebbe più vantaggio perché avrebbe la certezza che il suo spot non sarebbe vittima dello zapping. Ma la legge del cinema in tv dovrebbe essere molto più vasta ed articolata prevedendo anche una più alta percentuale di produzione nazionale rispetto a quella americana, o per esempio se il film in televisione delle 20,30 finisse alle 22,15 ci sarebbe per molti il tempo per andare al cinema alla proiezione delle 22,30. Ma tornando allo scopo di questa mia lettera, vorrei anche far notare che così come il garante interviene sugli spot «terroristici» tipo: «votiamo Sì perché un'unica persona non possieda più di una televisione» dovrebbe anche intervenire nelle trasmissioni della Tribuna Politica affinché divengano lo specchio di una libera e corretta informazione. Il conflitto di interessi tra Berlusconi politico e l'imprenditore con tre reti non cesserebbe anche con un Berlusconi politico e proprietario di una sola rete. La legge dovrebbe stabilire che un politico, comunque, non dovrebbe possedere alcun mezzo di informazione radiotelevisivo se non con una dicitura chiara e precisa: «Organo ufficiale del...». David Zard, Roma Tato, Cremaschi e il profitto A scopo di lucro è un mio romanzo edito da Mondadori. A scopo di lucro è anche un saggio di Franco Tato, direttore generale della Mondadori, da qualche giorno in libreria. Non è infrequente il caso di due libri diversi con il titolo identico. Ma è insolito, e piuttosto curioso, che le due opere presentino tesi contrastanti, diametralmente opposte. Il mio romanzo in catalogo Mondadori dal 1965, è un'accusa contro la società che rischia di isterilirsi nella tensione del profitto. Il saggio di Tato, edito da Donzelli, afferma invece che, in campo culturale, non esistono altri valori se non quelli del business. Il romanzo A scope di lucro sollevò a suo tempo un notevole interesse. Con sorpresa vedo ora il suo titolo ripreso ma ro- vesciato nel suo significato più profondo. Ritengo quindi di aver subito un grave danno morale. Esistono particolari leggi che tutelano i diritti d'autore. Io, però, non intendo valermi della legge. Come scrittore, penso che la più seria e congrua forma di compensazione sia la ristampa del mio A scopo di lucro in una collana Mondadori. E non per fini di guadagno. Inisero Cremaschi Gli ex ministri e l'Enel Il 19 maggio La Stampa ha pubblicato, con grande evidenza, la notizia che «per abusi Enel» cinque ex ministri sono «sotto processo» e parla di «un regalo da 10 mila miliardi». Il giorno dopo, a quella clamorosa notizia non c'era alcun seguito, neppure una informazione sintetica, come quella pubblicata da II Sole-24 Ore, che dà conto delle dichiarazioni del ministro Ciò e dell'Enel. In questo modo, senza, preoccuparsi dell'ingiusta ferita prodotta all'onorabilità delle persone, e facendo di ogni erba un fascio, i giornali rafforzano il pregiudizio di colpevolezza, invece di rispettare quello dell'innocenza che dovrebbe caratterizzare uno stato di diritto, ed innescano quella spirale mediatico-giudiziaria che fa pensare alla gente che ogni decisione politica sia inserita in un contesto di malgoverno, se non di corruzione. Quasi tutta l'informazione ha ignorato il fatto che l'indennizzo per gli oneri sopportati dall'Enel per le centrali nucleari pesa sulle bollette per decisione della legge 9 del '91, alla quale i ministri erano tenuti a dare esecuzione, ed il fatto che la questione, ora affidata al giudizio del Tribunale dei ministri, riguarda soprattutto la legittimità di considerare, insieme ai rimborsi, anche gli interessi maturati sulla reintegrazione degli oneri. Guido Bodrato, Chieri Magrini e i malati A proposito dell'articolo da voi pubblicalo il 17 maggio, titolato «Guai per Magrini, presidente dei Politrasfusi, ha intascato soldi donati per bimbo malato di Aids», il signor Magrini e l'Associazione politrasfusi italiani, che riunisce chi in seguito a terapie trasfusionali o all'assunzione di emoderivati ha contratto l'infezione da Hiv e da Hcv, riaffermano la costante e piena correttezza del loro operato improntato esclusivamente a fini solidari stici senza alcun intento specu lativo. A favore del piccolo R. S., l'Api si è adoperata sia con interventi presso gli organi istituzionali (ministero della Sanità - Consulta nazionale per la lotta all'Aids, Commissione nazionale servizi trasfusionali, Direzione generale servizio farmaceutico, Ufficio legge speciale 210/92, Commis sione sanità della Camera dei de putati e del Senato) sia con atti vita di sensibilizzazione presso gli organi di informazione sia con la segnalazione alla competente autorità giudiziaria sia con iniziative di raccolta di contributi. L'Api ha quindi inviato con proprio assegno postale ai famigliari del piccolo, unitamente all'elenco specifico dei nominativi dei donatori e dei loro rispettivi contributi, l'intero importo percepito, detraendone le sole spese del viaggio aereo Napoli-Torino-Napoli affrontato da R. in compagnia dei genitori e di un fratello e del contributo, spontaneamente destinato dal Sig. A.S., ad un fondo di solidarietà per i giudizi promossi dai genitori di due bambini deceduti di Aids a seguito dell'assunzione di emoderivati. La famiglia S. non ha sopportato alcuna spesa per il proprio soggiorno in Piemonte durato dal 10 al 16 aprile 1994. Il Sig. Magrini e l'Api non hanno trattenuto alcuna somma, anzi il sig. Magrini, personalmente e non l'Api, si è fatto carico delle spese dei suoi viaggi a Napoli, senza distrarre alcun contributo. Angelo Magrini Avv. Stefano, Commodo dr. proc. Mauro Trevissoa Torino

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