Coppie infelici al Festival

«Carrington», primo film dell'inglese Hampton, e «Tra il diavolo e il profondo mare azzurro» della belga Hànsel «Carrington», primo film dell'inglese Hampton, e «Tra il diavolo e il profondo mare azzurro» della belga Hànsel Coppie infelici al festival Amorefrustrato per un omosessuale CANNES DAL NOSTRO INVIATO Una ragazza innamorata d'un letterato omosessuale, un marinaio affascinato da una bambina cinese di dieci anni: sarà il bisogno d'inventarsi varianti di quell'impossibilità amorosa romanzescamente tanto essenziale, saranno motivi perversi, sarà la voglia di rispecchiare rapporti sentimentali meno convenzionali, sarà quel che sarà: certo molte coppie del festival risultano anomale, e non felici. «Garrington», primo film diretto dal drammaturgo e sceneggiatore inglese cinquantenne Christopher Hampton, progetto sfortunatissimo rimasto irrealizzato per diciassette anni, pone due problemi. Racconta l'amore nutrito per quindici anni dalla piccola pittrice Dora Carrington per Lytton Strachey, grande intellettuale e saggista inglese della prima parte del secolo, omosessuale; amore frustrato, unilaterale, ricambiato con l'amicizia e con la gratitudine per la dedizione anche pratica di lei; amore complicato se a un certo punto il marito di Carrington era pure l'amato da Strachey e se Carrington (che masochisticamente voleva es¬ sere chiamata per cognome, come si usava allora in Inghilterra con le governanti o le domestiche) si perdeva nell'infelicità di altre passioni. Ma se il film non arriva a far capire chi fosse Lytton Strachey, quale importanza avesse nel gruppo di Bloomsbury tra Virginia Woolf, Virginia Bell, Maynard Keynes, Ottoline Morrei, e quale senso avessero plurisessualità e libertà sessuale nell'aria del tempo, si finisce a «Stranamore» di Castagna. Il secondo problema sta nel decidere di promuovere a protagonista una non-protagonista: nella vicenda il personaggio interessante e centrale resta Lytton Strachey (e infatti il film è tratto da una biografia di lui scritta da Michel Holroyd). A rendere il film incerto, spesso superficiale e reticente, sono forse questi due problemi irrisolti, insieme con una monotonia dello stile (scene di conversazione a due o a tre, andirivieni tra la verzura o sui prati, battutismo) che neppure i bravissimi interpreti Emma Thompson e Jonathan Pryce riescono a sconfiggere: magari per la loro natura e cultura, perché sono legati alla parola e difficili da narrare per immagini, i letterati o gli intellettuali, al cinema, quasi sempre vengono male. E anche la letteratura non scherza. Un marinaio greco-irlandese abbrutito, solitario, silenzioso, oppiomane, psicologicamente alla deriva su una nave ancorata nel porto di Hong Kong, subisce un radicale mutamento e decide infine di tornare a casa a rivedere moglie e figlio nell'incontro (un'amicizia amorosa, una fascinazione ammirata) con una servetta cinese di dieci anni dalle esperienze terribili e dall'indomabile coraggiosa dignità. «Between the Devil and the Deep Blue Sea» (Tra il diavolo e il profondo mare azzurro, una frase fatta più o meno equivalente a «tra l'incudine e il martello») è tratto da «Li», un racconto di Nikos Kavvadias; la regista belga Marion Hànsel ha un approccio pudico e lirico, ma il film rimane un aneddoto senza profondità. Il protagonista Stephen Rea, ottimo attore già interprete de «La moglie del soldato» e di «Intervista col vampiro» di Neil Jordan, ha un destino maligno: quando non gli fanno fare il terrorista irlandese, gli affidano personaggi immoti, laconici, contemplativi e meditabondi, difficilissimi. Lietta Toma buoni «Storie del Kronen» riproduce a Madrid i percorsi estivi da gioventù bruciata

Luoghi citati: Hong Kong, Inghilterra, Madrid, Virginia