Salone: destra sinistra o Juve?

16 * Al Lingotto aumentano i visitatori e raddoppiano le vendite di libri Salone: destra, sinistra o Juve? Una bussola politica tra Sandokan e il jazz E-TI TORINO / stata una domenica salottiera nel segno della politica e del calcio. Ha trionfato I il sollievo bianconero per il poker di reti inflitto da Baggio & C. al Parma. Nei dibattiti, ha invece prevalso il bisogno di trovare una bussola per orientarsi nelle complessità della situazione politica. Sulla più classica delle domande odierne, «Dov'è la destra, dov'è la sinistra», per esempio, si sono riuniti a discutere il medievista Franco Cardini, lo storico inglese Eric Hobsbawm, Eugenio Scalfari, incalzati da Beniamino Placido. Tra Topolino e Sandokan, tra Marx e Eraclito, tra fascismo e comunismo, tra edonismo e solidarietà, gli ospiti del primo convegno della mattinata hanno spiegato che cosa implica schierarsi oggi dopo il crollo delle ideologie (ne riferisce qui accanto Pierluigi Battista). Walter Veltroni, nel primo pomeriggio, ha miscelato subito idee e pedatori all'incontro La politica italiana si sta americanizzando? E' sceso al salone per precisare il suo filoamericanismo, per definire la fisionomia della moderna sinistra che pensa «al governo non come fine ma come mezzo per risolvere problemi concreti», si è concesso un incipit bianconero. «Sarò breve, scusatemi, ma ho promesso alle mie fighe di portarle allo stadio. Alle tre e mezzo devo andarmene. Siamo esseri umani, vi prego di capirmi». Applausi di comprensione. Mai dibattito, vista l'urgenza calcistica, fu più puntuale di questo. Il direttore dell'Unità non ha potuto nemmeno aspettare il collega di partito, il senatore Gian Giacomo Migone, arrivato sul palco con una manciata di minuti di ritardo. Poi gli argomenti seri: «L'America non è certo un paradiso, ci sono contraddizioni razziali; ci sono enormi squilibri sociali tra ricchi e poveri. Ma là si fanno politiche vere per risolvere problemi, non si pensa a intrecciare rapporti politici come in Italia. Sono arrivato al punto in cui sono arrivato grazie a Kennedy e Berlinguer. Mi hanno insegnato a credere nella radicalità e nell'utopia. Questa deve essere la sinistra». In un'altra sala, nell'Omaggio a Piero Gobetti, (con Ersilia Alessandrone Perona, Giulio Einaudi, Ezio Mauro), Bobbio critica la proposta di Flores d'Areais di far rinascere il partito d'azione: «Un partito d'azione - dice il filosofo - può essere solo un partito d'intellettuali come ha dimostrato la storia. Non riesce a radicarsi nella gente, è destinato al fallimento». D'Arcais si difende: «Non propongo la nascita di un nuovo partito d'azione formato da intellettuali, bensì la trasformazione del movimento operaio in un partito per la rivoluzione liberale. Vale a dire il pds non dovrebbe fare la scelta socialdemocratica, bensì quella azionista». Bobbio conclude: «l'Italia non ha bisogno di una rivoluzione liberale, bensì di una restaurazione democratica. Bisogna risanare con regole democratiche la democrazia uscita dal fascismo». L'effetto azionista si è fatto sentire editorialmente. Lo stand Einaudi ha venduto oltre 200 copie della Rivoluzione liberale in tascabile. Ma ieri è stato anche il trionfo del Salone. Il pubblico (oltre 150 mila visitatori, in 4 giorni) continua a crescere rispetto allo scorso anno (+20%), entusiasta, festoso, curioso. E anche compratore: dopo i primi due giorni quaresimali, da sabato il sorriso è tornato sulle labbra degli editori. Il fatturato delle vendite, in alcuni casi, è praticamente raddoppiato. Sono calati gli acquisti di «economici», cresciuti quelli dei libri più cari. Come sempre si sono smarriti bambini e separate coppie di fidanzati, ma non c'è stato l'ingorgo del passato. Il nuovo Lingotto ampliato, gli stand più sgranati, l'organizzazione razionale, hanno reso il serpentone di visitatori assai più scorrevole e fluido. Il Salone, immensa vetrina di carta stampata, è anche ^olo d'attrazione per aspiranti scrittori. Sono molti quelli che chiedono consigli per il debutto, che propongono manoscritti, che sperano neiie scuole di scrittura come viatico al¬ la pubblicazione. E negli incontri, nei bisbiglìi, si ripetono gli scontri generazionali tra chi si è materializzato in libro e chi no, tra chi viene recensito e chi affonda nell'oblio. Nel convegno sulla Cultura tra scrittura e spettacolo. A che punto è la rissa, è rimbalzato l'eco della polemica giovani scrittori/vetusti del Gruppo 63. Arbasino si è posto una domanda aperta: «Ma è vera trasgressione l'aggressività dei giovani autori odierni?». Poi è uscito dalla sala, senza poter ascoltare la risposta di Placido. «Nel cinema western c'è un personaggio fondamentale, "The newest guy in town", "l'ultimo ragazzo arrivato in città" - ha detto Placido -. Giunge dalla campagna gonfio di voglia di far vedere quanto vale, quanto è coraggioso. Con la pistola luccicante sfida lo sceriffo, il John Wayne della situazione. E' un fenomeno naturale. I figli contro i padri. I giovani del Gruppo 63 hanno sfidato gli sceriffi, hanno dimostrato di essere bravi. I giovani di oggi venuti dalla campagna, invece, vogliono solo sentirsi dire che sono migliori senza estrarre la pistola, senza lanciare sfide. E allora se ne tornino da mammà. Noi vecchi siamo dispostissimi ad ascoltarli, se valgono. Quando Moretti, un giovane e anche abbastanza antipatico, è venuto fuori con i suoi film, ci siamo alzati in piedi ad applaudirlo. Quando Baricco, un giovane deliberatamente antipatico, è comparso in tv, io ho chiesto di poterlo recensire per registrare la sua straordinaria bravura». A padri e figli, ma in chiave conciliante, pensa anche Guaraldi che ha varato la collanina «Genitori & Figli». I testi sono rivolti ai genitori perché li propongano ai figli. «Perché - come ha detto Cardini, storico e consigliere Rai - la generazione dei padri ritrovi il gusto di leggere ai propri figli, come avveniva in passato. Per "remare contro" l'espulsione del libro dall'universo dei bambini. E per allontanare i piccoli dall'immonda idiozia della tv». Primi due titoli: il racconto «rimosso» della Crociata dei fanciulli (di Arcangelo Berrà, introduzione di Cardini); e la favola Alle sorgenti del tempo pensata da Maurizio Montalbini nelle sedicimila ore che ha passato isolato dal mondo nella grotta-laboratorio. Sul fronte del marketing, l'editore romagnolo ribalta al Salone il concetto di gadget. A chi acquista una bottiglia di vino prodotto da lui, regala un libro (la sua casa editrice è adagiata su un declivio dolce come nei colli di Piero della Francesca, tra un pollaio e un vigneto). Da Bacco al tabacco. Sul fronte delle tentazioni, da registrare anche un tentennamento del simpaticissimo Edoardo Sanguineti. Il poeta-saggista ha chiuso col fumo da oltre due anni. Ma quando una coppia di biondissime sigarettaie gli ha offerto un tabaccoso «omaggio», ha bisbigliato di essere sul punto di vacillare: «Potrei ridarmi anche al fumo, in questo caso soprattutto per l'arrosto». Bruno Ven tavoli La folla all'ingresso del Salone: i visitatori hanno superato quota 150 mila. In alto Norberto Bobbio e Giulio Einaudi

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