Se il potere è furbo ingaggia i burocrati di Filippo Ceccarelli

Se ilpotere è furbo ingaggia i burocrati BEL PALAZZO HI ;« Se ilpotere è furbo ingaggia i burocrati E' qualche altro funzionario, o potente ex funzionario parlamentare da far assurgere a un qualsiasi - purché prestigioso - incarico pubblico, magari anche con risvolti spettacolari? Anche questo veniva da chiedersi, l'altra sera, osservando il fervore con cui, intervenuto a una delle tante canzonissime della tv, l'ex segretario generale di Montecitorio nonché sindaco di Terni Gianfranco Ciaurro rivendicava essere quel capoluogo «la città di San Valentino! La città dell'amore!». Per cui: «Sindaco, le posso dare un bacetto?», gli ha chiesto Ornella Vanoni. Al che, sotto lo sguardo intenerito di Red Ronnie, l'ex grand comis di Montecitorio convertitosi alla politica attiva ha offerto la guancia. Qualche giorno dopo era di nuovo in tv per il giro d'Italia. E non c'è nulla di male, beninteso. Ciaurro ha cantato l'inno di Forza Italia tenendosi con la manina a Titti Parenti e al professor Urbani. Ma almeno ha affrontato la prova delle urne e s'è fatto eleggere. Come, d'altra parte, a suo tempo s'è fatto eleggere (nel pri) un altro illustre ex segretario generale della Ca• mera, Antonio Maccanico. E come s'è fatto eleggere (nel pds, alle europee) un insigne vicesegretario di Montecitorio, Andrea Manzella. Il punto, al di là dell'obiettivo spostamento dei limiti del decoro, è se convenga - e a chi, nel caso - questo continuo, automatico e scontato, ormai, afflusso di alti burocrati parlamentari nella politica politicante. Perché va bene che è la stagione dei tecnici, va bene che le competenze di questi super-esperti sono preziosissime, va bene la collaborazione, va bene la trasformazione istituzionale, però va pure detto, sommessamente, che il potere è furbo assai. E che chi ha servito per tanti anni il Parlamento, nella sua indispensabile neutralità, nella sua più appagante e preliminare separatezza, non è detto debba necessariamente prolungare - o finire - la propria carriera dall'altra I parte. [j In Francia, si sa, esiste un'invidiatissima Ecole national d'administration (Ena). Per dirla facile facile il rischio, in Italia, anzi a Roma, è che la crisi dei partiti o quant'altro finisca per produrre una leva di «enarchi» de noantri: funzionari capaci e preparati, e tuttavia altrettanto disponibili a mettere da parte l'imparzialità o a porla al servizio, meglio se camuffata, di partiti o poli che siano. Montecitorio e Palazzo Madama, in altre parole, come moderne scuole-quadri per la politica del futuro. O già del presente. All'insegna del vecchio motto - anch'esso di romanesca brutalità - secondo cui «nun se butta gnente», infatti, l'ex segretario generale della Camera Donato Marra e diventato sottosegretario alla Giustizia e il suo rivale Silvio Traversa, già segretario generale aggiunto, è capo di Gabinetto di Dini a Palazzo Chigi. Un altro ex vicesegretario, Guglielmo Negri, autore di un bel saggio che nel funzionario parlamentare rintracciava «la cellula primigenia dello scriba» e ne celebrava il ruolo di custodia della «sacertà» dell'istituzione rappresentativa, è sottosegretario - non a caso ai Rapporti con il Parlamento. Sottosegretario al Tesoro è Giuseppe Vegas, funzionario del Senato come il suo collega, sottosegretario alle Finanze, Ernesto Vozzi. Mentre Linda Lanzillotta, funzionaria di Montecitorio, è assessore in quella giunta comunale di Roma che aveva offerto un incarico anche a un altro funzionario, Alessandro Diotallevi. Prima che, con qualche ragione, la Camera dicesse di no. Filippo Ceccarelli elli | a o x i é

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