In 600 per Vialli, ma solo al telefono

In 600 per Vialli, ma solo al telefono In 600 per Vialli, ma solo al telefono Zeri a caccia di ricette umbre, Ceronetti con l'organo di Barberia ALONE delle meraviglie e Salone dei saltimbanchi. Salone di grandi vedute o Salone del suk. Di sicuro un Salone sorprendente, con una folla superiore alle attese che siede compunta ai convegni (quasi 20 mila visitatori, 2 mila più dell'anno scorso, nel primo giorno). E Salone anche delle sorprese. Seicento persone stavano dentro e fuori la Sala Londra, ieri alle 18, per Poveri campioni, con Gian Paolo Ormezzano e Piero Chiambretti. Erano previsti anche Gianluca Vialli e Aldo Agroppi. Ma non c'erano per impegni professionali. Delusione breve: sono comparsi via telefono e quello strano dialogo col pubblico ha soddisfatto tutti. Presente e poco vagabondo, invece, Federico Zeri, che se n'è rimasto seduto allo stand Electa. Entusiasta di questa edizione («ancora meglio dell'anno scorso»), si è poi deciso a un giro fra gli stand. Dove si è fermato? Dagli editori dell'Umbria e lì si è comprato un'intera collana di titoli dedicati ai cibi: Il fagiolo, le zucchine, le melanzane, il pomodoro, le patate. Ma tra un fagiolo e una patata, sono arrivate anche grane. E' comparso il primo cartellone di protesta su una specie di serranda chiusa, dove, con abbondanza di rime e qualche ripetizione, si annunciava: «Questo era lo spazio riservato... alla Edizioni Simone che non espone in quanto penalizzata nella ripartizione degli spazi espositori». Simone stava nella prima sala, dominata, oltreché dallo Spazio Incontri, dalla megabancarella Newton Compton, e da stand istituzionali (Presidenza del Consiglio, Rai, ecc.). Ma la Simone non è sola. Se n'è andata la casa editrice Mulatero, ha preso il suo posto, con trasloco, la Marietti, protestano al Minotauro: «Ci hanno piazzati davanti a gadget, orsacchiotti e saltimbanchi d'ogni genere, per un pubblico che certo non ha interesse ai nostri titoli, come la collana di classici del '700. Insomma, al suk». Questo ottavo Salone sembra vivere però più nei grandi corridoi che portano alle sale dei convegni dai nomi internazionali (Berlino o Atene, Londra o Madrid) che fra le grandi pile di libri, a volte montati in colonne a spirale. Dove si discute di librino, Piemonte, Europa e Società delle Comunicazioni, il direttore generale del Dipartimento In¬ formazione e Editoria della Presidenza del Consiglio, liquida con una battuta le tv private: «Se fossi ministro chiederei loro: quanto volete per chiudere?». In Piemonte sono 54, praticamente tutte al Salone: l'hanno presa proprio male. Nelle altre sale si discute di Tolkien, di Terzo millennio (paura o speranza?), di economia italiana, di biblioteche ideali del Novecento, di notizie «nel secolo dell'informazione». C'era posto per il cuore, con un Gianni Gambarotta antiretorico a presentare un concorso per grandi e piccini: racconti sul Natale («e il Natale è la più grande iattura per chi fa i programmi radio-tv: non sai cosa mandare in onda»). E c'era posto per cultura-spettacolo-beneficenza-arte con un Guido Ceronetti che si muoveva tra gli stand, con il cilindro in testa, girando la manovella di un organetto di Barberia, accompagnato da figuranti, uno con la fisarmonica e l'altra con un ombreUino distrutto (usura? tempo? bombe?), a raccogliere fondi per il teatro distrutto e da ricostruire di Mostar. Per il resto, tanti, troppi telefonini che squillano ovunque (una volta li avevano gli editori, adesso gli editori, come Gianni Ferrari, direttore Mondadori, lo lasciano allo stand, però ce l'hanno tutti gli altri). Oggi, altre sorprese fuori programma. Tanto per svelarne una, Paolo Guzzanti sarà da Baldini & Castoldi per firmare il suo romanzo I giorni contati. Marco Neirottì r;i j Guido Ceronetti col suo «Organo di Barberia»

Luoghi citati: Atene, Berlino, Europa, Londra, Madrid, Piemonte, Umbria, Zeri