Se il vip monta a cavallo la sua fortuna va a rotoli di Filippo CeccarelliGiuliano Ferrara

Se il vip monta a cavallo la sua fortuna va a rotoli Se il vip monta a cavallo la sua fortuna va a rotoli A RISCHIO U ROMA N po' di sfida, un po' di appagamento, un po' di esclusiva, quasi aristocratica preoccupazione. Fa uno strano effetto, con il senno di poi, osservare l'espressione del giudice Borrelli a cavallo d'un cavai. Più strano ancora, con un sottofondo di irrazionale inquietudine, se si pensa alle altre foto patinate di cavalieri politici; o se, nello sforzo futile di dare un senso a questa sensazione, ci si lascia trasportare da ricordi in cui innocentissimi equini vengono in qualche modo accostati a personaggi pubblici. Ebbene, a farla breve: i cavalli non sono mai di buon auspicio. E disgraziate sono le foto, nella dimensione, cioè, in cui il potere si auto-rappresenta nella sua forma più simbolica e monumentale. Non c'è bisogno di evocare, ai due estremi, Don Chisciotte o Mussolini con lo spadone. Basta farsi venire in mente la soddisfatta concentrazione da cavallerizzo dell'ex presidente della Rai Manca nel galoppatoio di Villa Borghese. Vanitas vanitatum: appena un paio d'anni, forse tre, e Manca veniva disarcionato dalla Rai. Non solo: nel giugno del 1993, in piena Tangentopoli, gli fregarono pure un purosangue irlandese; e alcuni maligni compagni di partito querelati - lo accusarono di possedere un ranch con 50 bestie. Ancora meno favorita dalla sorte la scuderia di Berlusconi ad Arcore. La passione ippica, qui, funzionava probabilmente come status symbol. Ma il guaio è che se ne occupava un certo stalliere, Mangano, molto poco raccomandabile (mafia). In compenso non esistono foto del «Cavaliere» (altro epiteto - vedi ancora Mussolini - tutt'altro che propizio). Così come - purtroppo - non esistono foto cavalleresche di Antonio Cariglia. E di nuovo sarà un caso, ma in una biografia, l'indimenticabile segretario del psdi si lasciò celebrare in prosa da western («Antonio imbraccia il fucile e monta a cavallo...») in un'epica galoppata da Avezzano a Vieste. Durante la Resistenza. Il cavallo è dunque molto più pericoloso, e beffardo, e malaugurate di quanto sembri in genere ai potenti. Giulio Andreotti, tanto per fare un nome, ha sem- pre adorato i cavalli e i cavallari. Da presidente del Consiglio, per intendersi, rispondeva sulla carta intestata della scuderia di Gaucci. Oppure interveniva al massimo livello sindacale per scongiurare scioperi quando doveva correre Tony Bùi. Alcuni cortigiani, un bel giorno, gli presentarono - non si è mai capito bene se in dono o no - un cavallo da corsa ribattezzato con le iniziali dei quattro figli del presidente: Masestela (da Marilena, Serena, Stefano e Lamberto). Ora, a parte che il nome suona un po' troppo simile a quello del brutto sassofonista del caso Ylenia (Masakela), magari non sarà colpa del cavallo, ma certo'Andreotti è messo male assai. Certo peggio del suo nemico Leoluca Orlando, che - sempre in tema di commistione politico-equina all'apice di un successo che pare piuttosto lontano da quello che raccoglie al momento si fece fotografare in pura esibizione circense, cioè in piedi sulla groppa di un bel baio (con cinturone salvavita). Considerato insomma l'oscuro sortilegio ippico, Borrelli poteva evitare (e ancora di più, nella terra del familismo, se si pensa che il fotografo era suo nipote). «Il mio regno, il mio regno per un cavallo» parafrasava Giuliano Ferrara qualche mese fa. Solo che a differenza del re shakespeariano, il portavoce dello sfortunato governo Berlusconi aveva un braccio ingessato per una caduta: da cavallo. E una senatrice verde fece pure finta di impietosirsi per la sorte dell'«mfelice quadrupede sottoposto a cotanta indebita compressione». Povero Ferrara, quindi. E povero anche il cavallo. Filippo Ceccarelli Da Cariglia a Manca quelle foto-simbolo illustrarono il loro declino Andreotti usava la carta intestata di una scuderia In alto: il procuratore Francesco Saverio Borrelli A destra: l'ex presidente Rai Enrico Manca, Giuliano Ferrara e Giulio Andreotti

Luoghi citati: Arcore, Avezzano, Ferrara, Roma, Vieste