Tentazioni stataliste di liberisti confusi

Tentazioni stataliste di liberisti confusi Tentazioni stataliste di liberisti confusi ORREVAil 1953 quando Franco Marinotti, presidente della Snia Viscosa, inviò un migliaio di lettere di licenziamento ad altrettanti operai del Pignone, azienda fiorentina del suo gruppo. Giorgio La Pira, Sindaco Santo di Firenze, sconvolto per il prowedimento che metteva tante famiglie sulla strada, fece appello al governo e al Parlamento per evitare i licenziamenti e ottenne un finanziamento di 4 miliardi del Fondo Erp, in aggiunta al ritiro del passaporto a Marinotti, da parte del ministro dell'Interno Amintore Fanfara, perché l'industriale fosse costretto a dedicarsi anima e corpo - cosisi disse - alla soluzione della vicenda. Ma i fondi Erp e l'impegno forzoso del povero Marinotti non erano comunque sufficienti a salvare l'azienda. Cosicché La Pira, senza perdersi d'animo, si rivolse al presidente dell'Eni Enrico Mattei, campione della sinistra sociale cattolica nel nascente capitalismo di Stato, chiedendogli di rilevare il Pignone. «Chi ti ha ispirato questa richiesta?», gli chiese quello, in una celebre telefonata cui si dice fosse presente Giorgio RuffoIo, allora collaboratore di Mattei. E La Pira, senza esitazioni: «Me l'ha chiesto lo Spirito Santo». Negli stessi giorni, il Sindaco Santo si recò a perorare la sua causa da Adone Zoli, presidente del Consiglio, presente il ministro del Commercio Estero Guido Carli. A un certo punto, nella foga del discorso, secondo il resoconto che poi ne fece Carli, La Pira esplose: «Ministro, se lo ricordi bene, anche San Martino, nel pieno dell'inverno, divise il suo mantello con i poveri». E Carli: «E' vero, sindaco, ma San Martino divise il proprio mantello, non quello del suo vicino». Naturalmente, La Pira vinse, il Pignone fu rilevato dall'Eni e il mantello di San Martino fu socializzato, segnando la svolta assistenzialista dell'economia italiana. Vi chiederete perché evochiamo oggi quest'antica storia. Semplicemente perché il Nuovo Pignone, erede dell'azienda fiorentina salvata dallo Spirito Santo, è stato rilevato un anno fa dagli americani della General Electric, che hanno adesso allineato i primi risultati, riferiti dalle cronache finanziarie: redditività cresciuta del 32%, fatturato dell'11%, portafoglio ordini del 30%. Nel giro dei prossimi quattro anni, il Pignone si propone di diventare un gruppo da 4 mila miliardi di volume d'affari, leader mondiale nel settore delle turbine e compressori per il pompaggio di gas e petrolio. Già quest'anno, dopo i sori petit ridimensionamenti, assumerà 180 addetti, più dei due terzi dei quali tecnici e ingegneri. Intendiamoci, quando l'Eni ha venduto agli americani, l'azienda fiorentina non era più quella disastrata dei tempi del Sindaco Santo, e anzi proprio questo suscitò polemiche un po' srioviniste: perché vendere agli americani un'azienda che va bene? Magari, si rispondeva, perché se andasse male non se la comprerebbero e perché privatizzata andrà anche meglio. Ma questi argomenti, come si sa, non sono molto popolari in un ambiente liberista a parole, ma, nei fatti, pervicacemente statalista e sciovinista. Prendete il ballon d'essai della vendita della Fininvest a Murdoch: senza neanche accertare che le indiscrezioni sulla trattativa fossero fondate (a quelle cifre, poi), si sono subito alzati lai sull'attentato alla sovranità del Paese, sulla iattura straniera da evitare. Ecco, questo è il liberismo che sa esprimere un Paese nel quale persino un uomo di buonsenso come Giorgio Bocca dice di essersi convinto che, alla fine, è meglio non privatizzare Enel, Eni e Rai, perché - argomenta - ai tempi dell'orrida lottizzazione mai abbiamo visto nella Tv pubblica tipi come Fede, Liguori e Sgarbi. Come dargli torto? Ma, al tempo stesso, come dargli ragione? La confusione mentale di tanti presunti liberisti che vediamo all'opera, non può inficiare la forza interna di una politica che non ha alternative. L'accordo sulle pensioni tra governo e sindacati rilancia adesso, dopo una parentesi fortemente conflittuale, il dibattito sul modello capitalistico renano, più «umano» rispetto a quello neoamericano, tutto fatto di sfide all'Ofe Corrai. Ma discutere di democrazia del consenso, mentre anche D'Alema si presenta come convinto liberista alla City di Londra, non significa rimettere in discussione la politica delle privatizzazioni, né augurarsi il trionfo di una nuova generazione di Sindaci Santi, perché, quando faceva freddo. San Martino divise il suo mantello con i poveri sori ppetroI sori I petit erà ara j Alberto Staterà ara

Luoghi citati: Firenze, Londra