IL LINGOTTO RIBATTEZZATO DAGLI SCRITTORI
E che me ne faccio delle azioni Einaudi E che me ne faccio delle azioni Einaudi ^Finca Vigia, San Francisco de Paula, Cuba 20 febbraio, 1958 ARO Alberto, mentre riguardavo la corrispondenza mettendo a fuoco la questione Einaudi, ho trovato il contratto accluso nella lettera di tuo padre datata dicembre. [...] Ora che Einaudi ha pagato, grazie al tuo aiuto, ho molti crediti sui miei libri pubblicati in Italia e a questo punto devo riportare la somma di Einaudi (sebbene non l'abbia ancora incassata), e quella che tu così gentilmente mi hai versato nel 1957, sulla mia denuncia dei redditi. [...] Selznick ha fatto proprio un brutto film da Addio alle armi, a quanto leggo dalle critiche. Suppongo che tu abbia visto le recen- IL LINGOTTO RIBATTEZZATO DAGLI SCRITTORI JTORINO RE 10 di ieri. Si apre il Salone del Libro numero otto. Numero dei difetti tre: spazi troppo dilatati, troppi libri, troppi convegni e incontri. Giudizio di osservatori cinici? No, parole di Beniamino Placido, responsabile dei progetti culturali - cioè il direttore artistico - pronunciate alla conferenza stampa d'inizio. Modestia o mea culpa? Tutt'altro: un modo arguto ed elegante per fare i complimenti all'organizzazione. Ha detto Placido: «Tanto vale che queste cose ce le raccontiamo subito, visto che poi le scriveranno i giornalisti nei giorni di stanca. Sono le tre accuse di sempre. Eppure noi continuiamo ad accrescere spazi, espositori e convegni. E il successo cresce. Suggerirei di ascoltare un insegnamento che ha origine in Freud: quando non si capisce il benché, allora convertiamolo in perché. Quella donna ha successo benché sia brutta. E se avesse successo perché è brutta?». Così per il Salone: ha successo benché metta troppa carne al fuoco o proprio perché ce la mette, «perché è grande»? E ha aggiunto: «Se critica volete farci vi suggerisco quella dell'eccessiva prudenza: abbiamo In II sole sorge ancora hanno cercato di realizzare un buon film ma non ce la fecero soprattutto per colpa dell'ambientazione spostata dalla Spagna al Messico e di quell'individuo ridicolo scelto come torero. Credo inoltre che abbiano concluso con un finale fasullo. E anche da questo film non ho incassato niente. Abbiamo lavorato molto duramente per cercare di fare un buon film dal Vecchio e il mare. Ci sono state numerose difficoltà. Alcune di loro sono state veramente sgradevoli. E' stato finalmente ulti- sioni negative. Il New York Herald Tribune e il New York Times sono stati alquanto severi col film. Jennifer Jones, Hudson, Ben Hecht, sono stati una combinazione fatale. Non ho incassato niente dal film, non sono mai stato consultato, né me l'hanno mai fatto vedere, nonostante fosse stato stabilito così. Probabilmente tu ne sai molto di più perché le riviste italiane devono aver seguito le riprese. E' un peccato perché si sarebbe potuto girare un bel film se fosse stato girato bene con la gente giusta. [ Un'immagine del Salone del Libro; a destra, Wole Soyinka cambiato poco. Ma Vittorio Pozzo, commissario tecnico della nazionale, avvertiva: come ci si rinnova? Non cambiando tutta la squadra o la metà, ma cambiando un po' alla volta, lasciando che il nuovo sia assimilato dal vecchio». E l'assimilazione eccola nei padiglioni che si prolungano verso le sale conferenze del Lingotto, dove forse per la fierezza degli spazi accresciuti - i larghi «corridoi» tra gli stand si chiamano via Adorno e via Chaplin, via Ribot e via Strawinsky, via Liala e via Topolino (con tanto di dizionario firmato Placido): 940 espositori, 88 più dell'anno scorso, un centro congressi con una capienza di 3240 posti. Il primo giorno di fiera è un po' come il primo giorno di scuola: tutti a guardarsi intomo, gli editori a dire «per oggi si è fatto poco», che lunedì prossimo diventerà «è andata benissimo». Per ora nessuna lamentela degli espositori («ci hanno messi in un angolo», «di qui non passa nessuno»). Anzi, a dar ragione a Placido e al presidente Accornero, grandi platee a convegni e incontri, nonostante l'affluenza ancora ridotta. Alle 15,30, per il dibattito su In principio fu l'Apocalisse: la cultura e la fine dei tempi, condotto da Marco Cattaneo e Roberto Righetto, con Franco Cardini, Bruno Forte, Giulio Giorello, Ludovica Ripa di Meana, la sala Londra (oltre duecento posti) si è riempita in un attimo. Molti sono stati dirottati nella sala di fronte, dove però, per un bel pezzo, nessuno riusciva a far funzionare video e audio. Chi è riuscito a sentire ha avuto una sorpresa. Parlando di libro dell'Apocalisse figlio di cultura dell'individualismo. Cardini, attraverso una lettura filologica, ha ribaltato l'immagine che ne hanno i più: non libro della disperazione, bensì dell'ottimismo. Ha detto: «La gente l'ha letta come
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