L'EX SEGRETARIO DELLA CGIL

Interno LA STAMPA Venerdì 19 Maggio 1995 ROMA. Botta e risposta tra governo e Confindustria sulla riforma delle pensioni, nel quadro di una polemica rovente tra forze politiche ed esperti previdenziali, sindacati e altre organizzazioni imprenditoriali. Lo scontro si concentra sui numeri del provvedimento approdato ieri alla Camera (le cifre dei risparmi e delle maggiori entrate contributive), tirati da una parte e dall'altra per dimostrare, a seconda degli schieramenti, l'efficacia delle misure o la loro sostanziale insufficienza. Tanto che, per evitare l'aumento della temperatura oltre il livello di guardia, il presidente del Consiglio si riserba una mossa a sorpresa per difendere l'impianto generale della riforma e sollecitare la massima collaborazione a deputati e senatori. «E' probabile - annuncia Marco Fabio Sartori, presidente della commissione Lavoro di Montecitorio che sarà lo stesso Dini ad illustrare la riforma martedì in Commissione e a dare il via alla discussione, insieme al ministro del Lavoro Treu». L'attacco più duro, a parte L'EX SEGRETARIO DELLA CGIL CROMA OMPAGNI, non fate così», invoca Rossana Rossanda sul Manifesto, citando un verso di Franco Fortini, mentre a sinistra ci si scanna: non più lavoratori contro padroni, destraxontro. sinistra, ma lavoratori contro lavoratori, con Sergio Cofferati, pazientissimo, addirittura amabile segretario. della Cgìl dagli occhi a mandorla e dalle movenze da saggio orientale, nel ruolo di ((venduto». Niente di nuovo, in fin dei conti, sotto il sole, rispetto a qualche lustro fa, quando Luciano Lama, autore della svolta dell'Eur, fu vituperato da una parte dei lavoratori e dal suo stesso partito, il pei. Oggi, Lama fa tranquillamente il sindaco di Amelia, ma ci confessa che qualche brivido gli corre giù per la schiena vedendo il trattamento riservato a Cofferati dalle assemblee di alcune fabbriche e da Rifondazione comunista: «Sta portando un peso enorme, una croce, con grande dignità, senza stancarsi di ripetere le ragioni di merito e la sua fiducia nei lavoratori, affrontando il veleno dell'illusione e della demagogia, sparso a piene mani da Rifondazione comunista. Lui ha fatto il solo accordo possibile sulle pensioni e ha indetto un referendum di dimensioni senza precedenti, dimostrando il carattere di chi va impavidamente al giudizio convinto di aver fatto ciò che doveva». Più o meno quel che capitò a lei tanti anni fa? ((Peggio: nessuno allora osò darmi del venduto, ma nelle fabbriche e soprattutto nel pei ci fu una gamma di posizioni che andava dall'esplicita ostilità alla freddezza. Stavolta è peggio, anche perché si tratta di una pattuizione col governo che era obbligata e che non poteva essere che in perdita. Ma arretrare quando si deve, quando si tratta di riconoscere i dati di fatto, non vuol dire cedere o arrendersi. E i dati di fatto sono che non si poteva mantenere un sistema previdenziale buono trent'anni fa, quando la vita media era più breve di sei o sette anni e per ogni pensionato c'erano tre lavoratori attivi, contro uno soltanto che adesso fronteggia l'onere». Perfino la Rossanda critica la sinistra radicale, che presenta più facilmente i conti ai fratelli nemici che agli avversari. «Il lato umano delle questioni si mescola sempre e necessariamente con quello del merito. Le persone sono una cosa sola, non si possono tagliare in due come una mela e i giudizi sul loro operato sono sempre intrisi, com'è giusto e normale, anche di fattori sentimentali e pas- U Per lui il potere è antisociale, non andrà mai col Centrosinistra Qui accanto: Luigi Abete A sinistra: il ministro Tiziano Treu conferme, ma anche sorprese non gradite da eliminare», mentre il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini annuncia «pochi, ma qualificati emendamenti soprattutto per rimuovere quella autentica vergogna rappresentata dalle pensioni d'annata» e Romano Prodi giudica il (aio» di Abete «non di chiusura, ma strategico in funzione del dibattito parlamentare». Infine, un siluro contro il progetto parte da Giuliano Cazzola, presidente del collegio sindacale dell'Inpdap, l'ente che raggruppa gli istituti previdenziali dei pubblici dipendenti. «E' la linea delle maggiori entrate - osserva Cazzola - che prevale sul contenimento della spesa. Nel '96 sono previsti effetti finanziari per 8672 miliardi, di cui almeno 5142 deriveranno da entrate conseguenti all'ampliamento della base imponibile. Nel '97 su 6701 miliardi, 5622 saranno di entrate. Nel '98 su 8221 miliardi, 5996 miliardi saranno di entrate e così via di questo passo». Gian Cario Fossi Interno

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