Borrelli-Catelani guerra sul cavallo di Francesco Grignetti

Borrelli-Cotelani guerra sul cavalla Borrelli-Cotelani guerra sul cavalla «G.G.». Vuoi vedere - pensa qualche maligno - che quel cavallo appartiene alla scuderia di Giancarlo Gorrini, ex titolare della Maa assicurazioni nonché di un'avviata scuderia (Lady M.), condannato (a 3 anni in appello) per un'appropriazione indebita di 50 miliardi? Il pettegolezzo aleggia, nelle stanze sempre più velenose del Palazzo di giustizia milanese, e sollecita la curiosità del pg Catelani. Una curiosità tardiva - però - che risale solo all'aprile scorso; in un momento perfettamente coincidente con la rinnovata polemica berlusconiana contro le «toghe rosse»e con le iniziative dell'avvocato Taormina, che al processo di Brescia tira fuori proprio i presunti rapporti tra Di Pietro e Gorrini. Una curiosità, per di più, che Catelani non cerca di soddisfare attraverso canali istituzionali ma in modo che più «irrituale» non si può. Chiama infatti un suo sostituto, Gustavo Cioppa, personaggio assai estroverso, e gli chiede di darsi da fare per sapere di chi è il famoso cavallo. Cioppa incarica un sottufficiale dei carabinieri che però, roso dal dubbio («Sarà poi lecito indagare così sul procuratore capo?») si confida con Armando Spataro, sostituto procuratore ora all'Antimafia. «Fatti dare una delega ufficiale alle indagini», gli consiglia il magistrato. Il carabiniere fa così ma dalla procura generale gli rispondono che le indagini sono «informali», «riservate». Lui si rifiuta e Spataro scrive sull'intera vicenda una relazione a Borrelli. Che a sua volta informa il Csm. In tutta fretta la prima commissione del Csm apre un'inchiesta, sente i protagonisti della vicenda e decide di avviare un procedimento per trasferire d'ufficio Catelani per «incompatibilità ambientale». Il secondo procedimento: il primo riguarda il suo comportamento con gli ispettori ministeriali, definito dagli stessi «ai limiti della follia». MELANO. Da un lato Giulio Catelani, procuratore generale di Milano; dall'altro Francesco Saverio Borrelli, procuratore capo e in mezzo... un cavallo. Proprio così: dietro l'ennesima vicenda che vede contrapposti i due alti magistrati e di cui si sta già occupando il Csm, che ha avviato la procedura per trasferire Catelani - c'entra un cavallo. O meglio la presunta proprietà di un cavallo in sella al quale era stato fotografato Borrelli. E visto che l'argomento si presta a battute, quelle - e null'altro - ci soao state tra i giornalisti e il procuratore capo. Giornalisti: «Per sapere qualcosa dobbiamo forse intervistare il cavallo?». Borrelli: «Bravissimi, intervistate il cavallo». Giornalisti: «Almeno ci dia il numero di telefono». Borrelli: «Sarà un telefono cellulare, visto che è sempre in movimento». Voce fuori campo (il procuratore aggiunto Manlio Minale, che accompagna Borrelli): «Per intervistare il cavallo ci vorrebbe Pascoli». 1 Giornalisti: «Ma ha un nome questo cavallo?». Borrelli: «Calun... Poveretto: volevano fargli fare la fine del Cavallo di Troia mettendogli in pancia l'arma segreta». Fine delle battute. Domanda seria: «Ma allora è vero che ha denunciato il pg Catelani?». Risposta (seria): «Io non l'ho denunciato. Mi sono limitato a fare una segnalazione al Csm perchéè non volevo un giorno trovarmi indagato per aver montato un cavallo di Gorrini, persona che io non ho mai conosciuto... Una storia che mi amareggia, anche se la vicenda, in sé, è tale da suscitare ilarità». Il preambolo della vicenda è un'intervista sul «privato» di Borrelli, pubblicata due anni or sono e corredata da un ampio servizio fotografico, opera del nipote del procuratore. Borrelli è immortalato al maneggio (dov'era solito noleggiare il sauro Calun, di proprietà del maneggio stesso) e sul sottosella del cavallo compaiono le iniziali Francesco Grignetti

Luoghi citati: Brescia, Milano, Taormina