Referendum nessuna tregua di Paolo Guzzanti

Casini e Buttiglione: gruppi comuni alle Camere e negli enti locali Parigi, insediato il governo di Alain juppè Casini e Buttiglione: gruppi comuni alle Camere e negli enti locali Parigi, insediato il governo di Alain juppè Referendum, nessuna tregua K E™7om ? r , | », « . c * . Nel nuovo esecutivo dodici donne iwvontano: intesa entro marnai o si vota su 43 fra ministri e sottosegretari SULL'ORLO DELLA GUERRA PIÙ' INUTILE ~1 P I A n ULTIMI giorni di trattativa, come al solito in extremis. E come al solito con la consapevolezza che sul piano «tecnico» - per esplicita ammissione degli stessi protagonisti - non sarebbe certo impossibile raggiungere un compromesso ragionevole sul riassetto del sistema televisivo italiano. Ostacoli insormontabili non ve ne sarebbero se - anziché come una sfida politica sui diritti di proprietà e sui poteri si Silvio Berlusconi -, quello in atto venisse considerato il fisiologico confronto su una materia cruciale, bisognosa di regole nuove, che nessun referendum sarà mai in grado di fornire. La sfida all'ultimo sangue, densa di sentimenti e risentimenti, in realtà appassiona quote marginali assai di cittadini, lì allora forse la maniera di uscire dall'impasse, dalle tentazioni speculari della guerra totale o del compromesso sparticorio, è quella di guardare davvero al futuro, con il metodo che proprio ieri proponeva su questo giornale l'Authority dell'antitrust, Giuliano Amato, adombrando addirittura l'eventualità che in assenza di regole possa farla da padrone un Grande Fratello. Anche il più sprovveduto dei cosiddetti uomini della strada capisce che per ottenere un tale risultato occorre non un duello fra sì e no, ma una legge legge figlia di scienza e conoscenza, lontana dal pregiudizio e dalla rissa, nata semmai nell'etica, nel senso dello Stato, ma più ancora prodotta dall'amore per la libertà, dall'amore per la tutela preventiva e completa Paolo Guzzanti CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA PARLA DOTTI P INTERVISTA n A LAMA ROMA. Dopo il sereno, le nubi. Le possibilità di evitare il braccio di ferro sulle tv sembrano ridotte al lumicino. Giorgio Napolitano non e ottimista. E Giorgio Bogi, relatore della legge che potrebbe evitare il referendum sulle tv, condivide il pessimismo del presidente della commissione bilaterale. «Entro sabato vanno tirate le somme - dichiara - O i contatti tra le parti daranno un risultato positivo oppure non se ne farà nulla». L'unico ottimista resta Giuliano Urbani che parla di un 50% di possibilità di trovare un compromesso. Ma Berlusconi, scuro in volto, si limita a ripetere «io non ne so nulla...». Ieri, intanto, a Strasburgo, il leader del Ccd Casini - dopo un pranzo con Buttiglione - ha annunciato che nel Parlamento nazionale, nei Consigli regionali e provinciali, e forse anche all'Europarlamento di Strasburgo, Ccd e Ppi formeranno gruppi comuni. M. T. Meli e F. Squillante ALLE PAG. 2 E 3 AGERUSALEMME LT1 gradi, facce da eroi e da duri nel vento caldo di Uaita. Poi, dagli autobus scendono le famiglie e sciamano tristi verso la cerimonia in ricordo dei loro cari, tutti ufficiali medici caduti nell'esercizio del dovere. Un bell'uomo di 29 anni distribuisce un volantino, ma lo dà solo alle famiglie; ai militari dedica uno sguardo carico d'ira e di rimprovero. «Care famiglie dei Caduti; mentre avrete la mesta consolazione di ascoltare gli inni e le parole di ricordo, pensate anche a me che sono stato lasciato a forza qua fuori. Pensate al mio amore, il colonnello Doron Maizel. che non ha nessuno che lo possa piangere in pubblico e con onore, perché l'esercito me lo impedisce". Uno dei vecchi commilitoni del colonnello Maizel, uno dei tanti amici che andavano tranquillamente a trovarli nella casa ili Ramar Gan, un sobborgo di Tel Aviv, lo prende per un braccio e cerca di tirarlo dentro: ma Adir non vuole. Solo quando sarà ufficialmente invitato come partner, membro della sua coppia, allora si siederà tra le famiglie in lutto. E vuole anche che il terribile esercito israeliano gli riconosca i diritti delle vedove di guerra: la pensione - dice - e «il diritto di scrivere le parole che accompagnano il nome di un Caduto nel nostro grande libro della Memoria». Due mesi fa. Adir aveva chiesto di essere invitato alla cerimonia di Haihi. Nessuna risposta. Insistette. Un'ufficialessa rispose dispiaciuta: «Le è proibito partecipare». «Vengo lo stesso», rispose lui. «Mi dispiace ancora di più doverle dire che se viene la arrestiamo». Adir non si aspettava questo schiaffo dall'esercito: Israele ha una delle legislazioni più avanzate del mondo nel campo dei diritti delle coppie omosessuali, che la Corte Suprema ha sancito eguali a tutte le altre. 1: Rabin - che è ancheministro della Ditesa - nel giugno '93 impose una regola che proibisce di discriminare gli omosessuali nella carriera militare. Una decisione coraggiosa, certamente presa anche sulla scia della morte di Maizel, avvenuta il 28 novembre '91, e della sua scelta di vita: quella di essere un ufficiale di ferro nella vita professionale; e quella di scegliere, nella vita privata, dopo un matrimonio con tre tìgli, un rapporto omosessuale. «Tutti sapevano - racconta Adir -. E Doron impose che tosse l'esercito a pagarmi il biglietto per accompagnarlo a Washington per una cura. Le pratiche erano pronte, ma lui non ce l'ha fatta: è morto prima. Sono certo che Doron apprezzerebbe il mio comportamento in questa battaglia. Rabin era a conoscenza del nostro amore, direi del nostro matrimonio. Oggi si tira indietro perché ha paura della reazione dei religiosi: ma sono sicuro che ormai, né lui, ne il Capo di Stato Maggiore pensano che io sia diverso da un qualsiasi vedovo d'una coppia eterosessuale». E allora? Allora e colpa della politica, delle grane che i religiosi possono causare a Rabin. Allora Adir pensa al suo eroe - «E' con me ogni giorno» -, si asciuga le lacrime e si appella alla Corte Suprema: «Mi darà ragione. Rabin, in tondo, sa di essere in contraddizione: il primo processo di pace è quello delle coscienze, quello che si compie all'interno del mondo civile israeliano. Deve dare la pace prima a me che non ai palestinesi, e lui lo sa. L'altra verrà di conseguenza». STRASBURGO. Debutto tedesco per il neopresidente francese Jacques Chirac. Ieri a Strasburgo, subito dopo l'insediamento all'Eliseo, Chirac ha visto il cancelliere tedesco Kohl (foto). «La politica monetaria francese non cambia», sostiene il Presidente. Kohl ha comunque chiesto a Chirac garanzie sul proseguimento dell'integrazione europea, dopo i segnali di insofferenza che il titolare dell'Eliseo aveva lanciato durante la campagna elettorale. Squillante A PAG. 7 CON UN ARTICOtO 01 KLAUS KINKEL

Luoghi citati: Colonna, Israele, Parigi, Roma, Strasburgo, Tel Aviv, Washington