«Quel bimbo scenda dalla moto del padre»
«Quel bimbo scenda dalla moto del padre» «Quel bimbo scenda dalla moto del padre» 77 tribunale di Genova dà ragione alla madre separata: è ansiosa dato alla madre. «Due giorni la settimana, con l'obbligo di presentarmi a prelevare mio figlio alle 18,30 - racconta Giorgio, 37 anni, impiegato - e di riportarlo alla madre alle 21. Chi conosce il traffico cittadino sa che è questo l'orario di punta. Io abito a Nervi, mia moglie a Sampierdarena. La distanza è all'incirca 15 chilometri, ma ad attraversare il centro si impiega più di un'ora. Siccome esco dall'ufficio alle 18,30, tutto il tempo che perdo lo sottraggo a mio figlio e così ho deciso di acquistare la moto di un amico, una Kawasaki 750. Non ho mai avuto incidenti, sono un padre e so di viaggiare con mio figlio, che ha il casco integrale e l'interfono, così ci parliamo». A che età Marco si ritrova in sella? «Aveva quattro anni», dice l'avvocato Mara Dasso, che assiste la controparte, Marina, 32 anni, segretaria di direzione. Nel suo studio non si respira aria di vittoria, anche se il caso è destinato a finire nella giurisprudenza come prima L'avvocato Cesare Rimini sentenza del genere. E neppure a casa di Marina. Dasso affronta la vicenda in termini di diritto: «Ho fatto presente l'elemento pericolo e sono soddisfatta che sia stato recepito dai giudici. Il prowedimento è stato preso nell'interesse del minore. La mia cliente soffriva molto nel sapere il figlioletto in mezzo al traffico su una moto. Ho cercato di farle capire che il bambino stava a cuore sia a lei che al padre, il quale non avrebbe esposto il figlio ai pericoli, ma la stessa cautela non è detto che l'abbiano gli altri». Marina tocca le corde materne: «Non mi aspettavo anche questa cattiveria. La pubblicità che mio marito ha scatenato intorno alla sentenza si ritorcerà contro il bambino. Per fortuna, gli psicologi hanno detto che Marco è sereno. Certo, è cresciuto più in fretta, come tutti i figli di separati. Mi toccherà spiegargli che cosa è successo, prima che lo faccia qualcun altro». Non prova né rabbia né rancore verso il coniuge, ma si sfoga: «Mi sentivo soddisfatta per il fatto della moto. Ero pronta a chiudere qui la vicenda, anche se questa sentenza mi penalizza perché accorda a mio marito il diritto di tenere con sé il bambino la notte di venerdì e di riportarlo il giorno dopo a mezzogiorno. Non potrò più trascorrere un fine settimana con mio figlio. Dal momento che mio marito ha presentato ricorso, anche noi ci appelleremo affinché sia modificata questa clausola». Il marito invece è certo: «E' una ripicca». Ma il suo legale, l'avvocato Guido Botto, smorza la polemica: «Non esiste legge che vieti al padre di portare il figlio con sé in moto. Questa proibizione va al di là dei limiti di responsabilità del tribunale». «E' un caso emblematico di come i padri troppo spesso vengano penalizzati nelle cause di divorzio», ha fatto sapere 1'«Associazione padri separati» e il matrimonialista Cesare Rimini commenta: «Questa è una sentenza peculiare, perché invece di raccomandare comportamenti che possono apparire ovvii, come la prudenza, prevede un fatto specifico, proibendo di portare il bambino in moto. E' raro che un giudice scenda fino a queste minuzie». Paola Ca vallerò
Persone citate: Cesare Rimini, Dasso, Guido Botto, Kawasaki, Mara Dasso
Luoghi citati: Genova
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