Opera di Roma: il futuro è una partita a poker

Continua la guerra con Rutelli. Vlad: una cosa orrenda Continua la guerra con Rutelli. Vlad: una cosa orrenda Opera di Roma: il futuro è una partita a poker Muti: «E' destino che non possa dirigere in questo teatro» Il suo concerto è stato spostato a Santa Cecilia. Arriverà Scalfaro Anteprima: una canzone a luci rosse Il «Voodoo» erotico f « sbandare Zucchero Doppi sensi a ritmo difunky music per il nuovo disco del cantautore ROMA. «No, all'Opera non ho mai diretto. Non succederà neppure giovedì: evidentemente è destino. Ma il concerto si farà ed è questa l'unica cosa importante». Riccardo Muti non affonda la lama: non ce n'è bisogno nei confronti di un teatro che una volta di più dimostra il proprio masochismo. Persuasi di poter giocare la solita partita a poker con rialzo vincente all'ultimo secondo prima di andare in scena, i sindacalisti, confederali ed autonomi, dell'Opera di Roma hanno fatto male i conti. La loro ostinazione è stata sbriciolata dai gentili panzer del Fai, il Fondo Ambiente Italiano, promotore del concerto di beneficenza previsto per domani. Appena avuta notizia del probabile sciopero, la signora Bosco, vicepresidente del Fai, ha chiesto aiuto a Bruno Cagli. «Muti è un nostro accademico, come potevamo rifiutare l'ospitalità a lui, all'orchestra della Scala, ad una serata benefica?», si schermisce il presidente dell'Accademia di Santa Cecilia. Poi, le telefonate dello stesso Muti e del sindaco Rutelli hanno sciolto le ultime perplessità. La Scala ha risolto i problemi logistici. Il Fai, soddisfattissimo, ha potuto comunicare che altri 300 biglietti erano disponibili. Sono andati esauriti in due ore. Il concerto, alla presenza di Scalfaro e patrocinato dal Comune di Roma, avrà luogo domani alle 21, all'Auditorium di via della Conciliazione. La stessa «Messa da Requiem» di Verdi, che Muti diresse il 31 ottobre 1980, sua ultima esibizione romana. Nel caos di queste folli giornate, c'è infine un senso: viene premiata la prontezza di un'istituzione musicale che fa seriamente il mestiere per cui riceve sovvenzioni, e penalizzato un teatro che deve ancora smaltire la sbornia della gestione Cresci, quando gli orchestrali ammettevano: «Dotto' co' Cresci ce starno a fa' la seconda casa». Per tre anni, non uno sciopero: il sovrintendente elargiva a richiesta: leispese per il personale superavano il 100 per 100 del budget. Quando provò a tirare il freno, gli fecero trovare nel palco di proscenio un cartoccio: dentro c'era un gatto nero, decapitato. MADRID. Lutto nel mondo artistico spagnolo: la famosa «bailaora» di flamenco, Lola Flores, è morta all'età di 72 anni stroncata da un cancro. Le erano accanto il marito, il chitarrista Antonio Gonzales, e due dei suoi tre figli, Lolita e Rosario. La bravura e la poliedricità artistica della Flores vennero descritte dal giornalista Tico Medina nella biografia «A carne viva» (1990). Ma la vita della Flores è stata rappresentata anche dal film «El coraje de vivir» (1993) di Luis Sanz. Nata a Jerez de là Frontera il 21 gennaio 1923, la Flores iniziò prestissimo la carriera artistica. AIO anni cantava nei locali di Jerez, poco dopo entrava nella compagnia di varietà di A sinistra Roman Vlad: «Questo teatro vive di ricatti aggravati dalla vicinanza del potere politico» A destra Riccardo Muti. Per consentirgli il concerto è intervenuta l'organizzazione della Scala «Che cosa orrenda! Sono episodi che mi ricordano l'acuta sofferenza patita nei tre anni in cui ho diretto l'Opera», dice Roman Vlad, sovrintendente a Roma dal 1980 al 1982 e oggi direttore artistico alla Scala. «Una perpetua conflittualità, ricatti, una specie di male¬ E' morta a Madrid, a 72 a MILANO. E' un «voodoo» che diventa «un coso», coso malandrino che viaggia senza passaporto, in modulazione di frequenza. «Spirito di... vino», il disco nuovo di Adelmo «Zucchero» Fornaciari, è coperto da rigoroso top-secret fino al 23 maggio, epperò già annusato dai cronisti musicali. E adesso il singolo «Voodoo Voodoo» viene trasmesso dalle radio, e fa discutere. Non certo per la musica, un banale funky con un attacco «stride» e un impianto che ricorda troppo da vicino «Superstition» o «Delta Lady»: siamo sempre lì, a nonno Joe Cocker, e gli ex ragazzi che tanti anni fa amarono «Mad Dogs & Englishmen» ellepì e film hanno l'impressione di riascoltare le frenetiche tastiere di Leon Russell. Si parva licet... iari Composta la stregonesca pozione, Zucchero pretende risultati. E s'informa con rude schiettezza: «Sorella, figlia della notte / dimmi se vieni, se funziona, se». Funziona, evidentemente, tant'è che il musico s'esalta: «I got a feeling / finché ce n'è». I residui freni inibitori si squagliano al vento caldo del desiderio, e il vigoroso amante incespica sull'esotica espressione «voodoo», italianizzandola in un «vodo» che trascolora in un «coso» assai ambiguo. Senza mai perdere un certo rassegnato fatalismo, poiché chiosa: «Lascia che il mio coso lavori / si spera». Uno Zucchero anti-macho, pronto ad ammettere le proprie defaillances? Neanche per sogno: divorato dalla lussuria, • va per le spicce, «voglio te questa notte d'estate / voglio te anche se non ti piace / voglio te senza troppe parole». Mentre ribadisce «funziona con tutte ma non con te», il satiro si rivolge alla forosetta con alate parole, «magica donna dalla chiappa nera» (o sarà «cappa»? La dizione è confusa. Ma perché la fanciulla dovrebbe indossare una cappa? E, in caso contrario, dovremmo dedurre che non si lava? Pensiamo piuttosto a una reminescenza di «Black magic woman»).. Se a qualcuno ancor non fosse chiaro di quale magia si tratti, ecco il finale, mormorato sottovoce: «Voodoo voodoo / che tra le gambe scalpita». Oddio, allora c'è un doppio senso... dizione aggravata dalla vicinanza del potere politico». Già, quelle «addette» assunte per compiacere un ministro, quel ballerino nipote del sottosegretario che implorava di non venire sottoposto alla prova di idoneità... Le radici dello sciopero di questi giorni affonda¬ no in due decisioni prese da Cresci: 301 promozioni, poi azzerate dalla Corte dei conti, e la promessa di assumere a tempo indeterminato anche un ultimo gruppo di 51 precari. «Entro giugno esamineremo una per una le 300 posizioni», aveva assicurato Rutelli, ribaden- do però la non disponibilità a trattare durante gli scioperi. Una posizione definita «forcatola» da alcuni sindacati. Rutelli allora andava al raddoppio: se è così, niente stagione estiva e 9 miliardi risparmiati per il Comune. Decisione saggia: nessuna città turistica italiana allestisce stagioni liriche estive; e da quando, nel 1993, la sovrintendenzà ha negato la sede di Caracalla, è venuta meno anche l'ultima giustificazione: il fascino (sui turisti) delle Terme baciate dalla luna. Ma non parliamo di musica: a Caracalla, o a piazza di Siena, dove si è svolta l'anno scorso, o a Villa Pepoli, dove viene minacciata per il '96, gli spettacoli sono sempre stati mediocri, l'acustica pessima. Intanto, i lavoratori annunciano il proseguimento dello sciopero anche «fino alla conclusione della stagione prevista per il 15 giugno». Un comunicato diffuso nel pomeriggio parla invece di «volontà di ottemperare al mandato di trattativa avuto dall'assemblea dei dipendenti». La partita a poker prosegue, tutta da giocare: ma certo il piatto si è fatto più povero. E ora sarà più difficile per Enrico D'Addio, sottosegretario allo Spettacolo, sostenere che «dodici enti lirici in Italia sono troppi e due soltanto vanno considerati di interesse nazionale». Se la Scala non ha alcun motivo per inasprire il confronto con Roma. E se «di troppo» fosse proprio uno dei due teatri di «interesse nazionale»? anni, la mitica Flores: era malata di cancro