Amore e guerra, storie da narrare; Pendolino, meglio vestire «casual»

Amore e guerra, storie da narrare; Pendolino, meglio vestire «casual» Amore e guerra, storie da narrare; Pendolino, meglio vestire «casual» to, che ha abolito la figura del «giratore di sedili», inizialmente prevista su tutti i Pendolini e concessa in appalto ad una ditta esterna. Con efficace pressione del piede coordinata ad una decisa spinta di mano, l'operaio ruotava i sedili, forniti di apposito predellino, perché si trovassero sempre tutti nel senso di marcia. Troppo lusso. Il servizio, che evidentemente nessuno dei dipendenti fissi delle Ferrovie è in grado di svolgere, è stato abolito e la soluzione adottata risponde a criteri di salomonica giustizia: metà carrozza girata da una parte, metà dall'altra. Inutile tentare di provvedere da soli: una mente geniale, che ben conosce la nostrana capacità di arrangiarsi, ha ordinato di eliminare tutti i predellini girevoli. Purtroppo, nella tasca della poltrona posta di fronte a voi, non c'è quel robusto sacchettino messo a disposizione dalle compagnie aeree per analoghe evenienze. Converrà portarselo da casa, e viaggiare molto casual. Solo per caso i posti riservati al personale viaggiante dell'Etr in servizio tra Venezia e Roma erano tutti nel senso di marcia? Margherita Leonelli, Mestre Università, consigli per reclutare meglio E' stato finalmente annunciato dal ministro dell' Università un provvedimento che migliora la normativa sul reclutamento universitario. Vorremmo presentare alcuni suggerimenti e chiarimenti al ministro (e al suo successore): - occorre velocizzare gli esami finali dei corsi di dottorato di ricerca: a tutt'oggi i dottorandi di ricerca che hanno completato nel 1991 (4° cicio) il proprio corso sono ancora in attesa di discutere la propria tesi finale (sarebbe opportuno che venga nominato, all'atto di nomina dei commissari di esame, un commissario di riserva per evitare lungaggini dovute a sostituzioni di commissari e conseguente reinizio dell'iter di esame delle tesi). - occorre stabilire per i concorsi da ricercatore tabelle standard mi- LA LETTERA DI O.d.B. trovo giusto che lei accusi tante lettrici e tanti lettori come se fossero mostri. Gentile signor Del Buono, le mando copia della lettera speditale il 28 aprile dalla mia amica Falcone Maria, non capiamo davvero come non le sia stata recapitata dalla redazione, e così dicasi di altre lettere spedite a «Specchio dei tempi» da famiglie di conoscenti che avevano scritto spinte dall'orrore per quanto pubblicato, con dovizia di particolari dalla Stampa. Siamo letteralmente amareggiati e stupiti al sapere del mancato recapito (su argomenti di scottante attualità su questi odiosi crimini contro l'infanzia)... zioso contro ravati «E' possibile che con tante migliaia di lettori della Stampa non ve ne siano, al di fuori di quelli che conosco io e che ho citato, altri che trovano il tempo di lamentarsi ed impietosirsi della sorte dei tori e non delle sevizie inflitte ai bambini, è ben misero questo nostro mondo, e degno del più profondo disprezzo, dove non ha importanza il benessere degli esseri più puri e indifesi, cioè i bambini...», scrive lei, gentile signora Ferrerò, ma io non credo che quelli che non scrivono per esprimere la loro esecrazione si disinteressino di crimini così terribili e non auspichino (come affermava la signora Maria Falcone nella lettera in data 28 aprile di cui lei mi manda copia): «Per questi depravati che talvolta hanno come aggravante il fatto di essere parenti delle vittime, la pena più grave, poiché questi delitti contro i minori possono essere equiparati all'omicidio in quanto segnano di un'ombra sinistra l'esistenza delle piccole vittime innocenti...». Credo che la stragrande maggioranza delle lettrici e dei lettori della Slampa sia dello stesso parere. E come potrebbe essere di parere diverso? Santina Ferrerò, Torino GENTILE signora Ferrerò, non c'è nulla di strano, né tanto meno di sospetto nel fatto che qualche lettera venga perduta. Sul giornale avrà certo letto storie di disservizio postale. Capita, senza che ci sia dietro una congiura o comunque una manifestazione di insensibilità. Ma ho cercato di spiegarle nella mia risposta qualcosa che lei pare non recepire nella sua lettera odierna. Quando succedono fatti orrendi come quelli di cui si parla, molte lettrici e molti lettori si sentono rappresentati nella protesta da quanto denuncia il giornale in prima pagina o nelle pagine più importanti. Si identificano, insomma, con il giornale. Le rubriche sono considerate spazi sussidiari aperti a comunicazioni meno rilevanti. Altrimenti, il giornale tratterebbe in ogni pagina lo stesso argomento, e basta. Mi scusi ma non Il silensdegnoi dep consistono in due prove scritte sarebbe opportuno obbligare la commissione a stabilire le date di queste due prove in giorni consecutivi onde evitare al povero candidato onerosi viaggi di spostamento alla sede di esame più volte, e provvedere affinché le prove d'esame da ricercatore in una area disciplinare non siano coincidenti con analogo concorso nella stessa'disciplina in un'altra sede universitaria. Altri semplici provvedimenti si potrebbero suggerire, per rendere un po' più trasparente il reclutamento universitario (per esempio in base ai soli titoli concorsuali acquisiti ih questi 15 anni di legge 382/80), basta che ci sia una forte volontà in tal senso. Giovanni Durante, Milano Alpini, la retorica è morta, non il mito Sono ufficiale degli alpini (Brigata Alpina «Taurinense»), ma prima di ciò mi considero un soldato e come tale - come i 120 volontari del mio reparto - non sono d'accordo con alcune espressioni del dott. Bocca [La Stampa del 6 maggio). Il mito dell'alpino è morto? Non direi certo. Probabilmente è morta la retorica trionfante del corpo, ridondante di esperienze fatte da altri e di avventure sentite raccontare al bar. E' nata invece una seria consapevolezza delle nostre capacità che ci pongono al vertice dell'addestramento di concerto con i migliori professionisti militari del mondo - e ne sono ben certo per aver operato con il mio reparto per circa un decennio nella Forza Mobile dell'Alleanza Atlantica -, non solo, ma proprio gli alpini della Taurinense e della Julia hanno condotto a termine la più riuscita operazione dell'Orni, la missione Albatros in Mozambico. Quanto alla «fine della storia del guerriero» mi dispiace non poter condividere il parere espresso dal dottor Bocca. Proprio alpini, paracadutisti e fanti sono infatti coloro che - comunque - dovranno calcare il suolo occupato dall'avversario per sancire la definitiva conquista dell'obiettivo. Navi per il trasporto, missili e bombe «intelligenti», superiorità aerea e tecnologia satellitare servono per semplificare il compito del fante che comunque dovrà avanzare per assolvere il proprio compito. La guerra del Golfo è stata una guerra teletrasmessa? In parte. Dove sono finiti gli spezzoni delle bat taglie notturne tra la Divisione della Guardia e la Sesta Armata corazzata statunitense? Oppure il dott. Bocca può illustrarci la manovra che spinse il contingente della Legione Straniera francese ad occu pare la rotabile per Baghdad per chiudere la via del ripiegamento agli iracheni? Lo spirito «militare» continua ad esistere. Sentito anche a livello nazionale in quegli Stati dove il militare non è denigrato gratuitamente. Difficilmente si spiegherebbe in altro modo il consenso espresso dalla popolazione britannica alla partenza del contingente che avrebbe operato nell'o perazione Malvine-Falklands. Una parola anche al gentile dot tor Beccaria. Cito: «I generali vedo no sparire il loro esercito». E anche qui non ci siamo. L'Esercito non è mio e non è dei generali, ma forse dovrebbe essere considerato «nostro», degli italiani. Degli italiani nella cui Nazione il concetto di Patria e Tricolore viene rispolverato soltanto durante i Mondiali di calcio (non vinti, ma non persi come la guerra), e a parlare di doveri, responsabilità e sacrifìci si viene guardati come marziani! Non parliamo poi di «onore» o «rispetto della parola data». Il malessere presente quindi non è prodotto dalla Forza Armata, essa - invece - ne è succube. E' succube di una società che esprime valori e target differenti da quelli offerti dall'essere militare. Una storiella dice che la differenza tra gli italiani e gli abitanti di altri Paesi è quella che fra i tedeschi o i francesi - ad esempio c'è chi è chirurgo, chi è falegname e chi è militare. In Italia c'è chi fa il giornalista, chi fa lo scrittore o chi fa il militare. Sgradevole, ma vero. ten. col Paolo Serra Pinerolo (Torino) 1

Luoghi citati: Baghdad, Italia, Milano, Pinerolo, Roma, Torino, Venezia