TRA I DANNATI DI «EBOLA»

TRA I DANNATI DI «EBOLA» TRA I DANNATI DI «EBOLA» KINSHASA DAL NOSTRO INVIATO Sono sbarcato da poco a Kinshasa quando si diffonde la notizia che Eboia è arrivato anche qui, nella capitale dello Ziare, con tutto il suo carico di orrore. Due casi sospetti, dicono le voci, sono stati segnalati nelle ultime ore: un capitano di-vascello e una suora zairese che, arrivata da Kikwit, era scomparsa ed è stata ritrovata in un sobborgo della capitale. Nell'ospedale di questa che è la più grande città dello Zaire è stata ricoverata anche una suora italiana proveniente dalla «città maledetta», focolaio dell'epidemia. Chiedo il nome, qualche informazioni in più sul suo conto: mi dicono soltanto che, forse, ha contratto il morbo. La paura del virus si estende, rimbalzando da Kikwit, a 530 chilometri ad Est da Kinshasa, dove l'ultimo bilancio dell'Organizzazione mondiale della Sanità parla di 93 malati accertati, di cui 72 ricoverati, e 60 vittime. Le autorità cercano di scongiurare il panico, ma si avverte un clima particolare, in aeroporto come per le strade. «Eboia non è più in fase ascendente», ha dichiarato ieri Abdou Moudi, rappresentante dell'Oms nello Zaire. E il presidente del «Comitato di crisi» per controllare l'evoluzione dell'epidemia, Bopenda Bo-Nkumu, ha reso noto che a Kikwit tutte le persone infette sono state ricoverate in camere sterilizzate, mentre il personale ospedaliero indossa camici impermeabilizzati, guanti, maschere e calzature protettivi. «Siamo riusciti a identificare tutti i sospetti a Kikwit e nei dintorni», ha confermato ancora Bopenda Bo-Nkumu, aggiungendo: «Nell'ospedale di Kinshasa è già stato allestito il "Padiglione numero 5" per ricoverare eventuali persone contagiate». Ma le rassicurazioni del governo si scontrano con una situazione in piena.emergenza. Già la settimana scorsa, infatti, il governo zairese aveva dichiarato la regione di Kikwit «zona sinistrata» e decretato la messa in quarantena per evitare la propagazione del contagio. Ormai, diffidenza e sospetto dilagano. Mi racconta Jacques Demestre, un gesuita che vive in Zaire da 35 anni: «Gli abitanti hanno paura gli uni degli altri. Molti rifiutano di stringere la mano del vicino, altri non aprono ai visitatori e parlano attraverso la porta chiusa». Gli fa eco un medico zairese appena tornato da Kikwit: «Sono sempre più frequenti i casi in cui si denuncia qualcuno con l'accusa che è malato. Ma sovente si tratta di accuse false, vendette per vecchi litigi». Eboia imperversa. E, come spesso accade in Africa, la morte viene attribuita agli «spiriti cattivi» e a feticci diabolici. L'ignoranza fa il resto. La maggior parte dei 500 mila abitanti di Kikwit ignora le più elementari regole igieniche e non sa quasi nulla della febbre emorragica. Nei quartieri più poveri, nelle capanne costruite ai lati della pista deformata e fangosa oppure nascoste in mezzo alle palme, l'analfabetismo è la regola e la rassegnazione la legge comune. «Badio Trottoir» radio marciapiedi - deforma e amplifica ogni informazione. E la gente vive nella paura, accettando questa calamità come una punizione Il Consiglio di Stato dà ragione al Tar del Lazio

Persone citate: Abdou Moudi, Jacques Demestre

Luoghi citati: Africa, Kinshasa, Lazio, Zaire