«Sospettavamo dei Savi ma l'indagine ci fu tolta»
Uno bianca, Arma vicina alla verità nel '91 Uno bianca, Arma vicina alla verità nel '91 «Sospettavamo dei Savi ma l'indagine ci fu tolta» Ilgen. Federici alla Commissione stragi «Il caso passò alla questura di Bologna» ROMA. I carabinieri di Pesaro erano arrivati molto vicini a scoprire la banda della Uno bianca già nel 1991. Ma poi insorse un mezzo conflitto di competenze con la polizia e non se ne fece niente. Dopo qualche giorno di polemiche - prima il racconto del procuratore di Pesaro, Gaetano Savoldelli Pedrocchi; ieri la smentita del dirigente Criminalpol Gaetano Chiusolo - arriva nientemeno il comandante generale dei carabinieri, Luigi Federici, a raccontare la sua versione dei fatti. Il generale Federici, incontrando i parlamentari della Commissione Stragi, ha confermato quello che racconta il procuratore capo di Pesaro: che nel 1991 il Ros pesarese aveva avuto incarico dalla Procura di approfondire la pista dei poligoni. I carabinieri individuarono quattro assidui frequentatori del poligono che si mettevano in mostra per «rambismo» e utilizzavano speciali pallottole «ricaricate» come quelli della Uno bianca. Racconta Federici: «Raccolte le schede, risultò che tra gli appartenenti a questi Rambo c'erano due fratelli Savi. Subito dopo la Procura di Pesaro, poiché erano coinvolti nella vicenda due poliziotti, pensò di attribuire le indagini alla polizia di Stato. Non so, perché a me non risulta dagli atti, se ci sia stata una pressione della Procura di Bologna o da parte di un funzio¬ nario della Questura. Certo è che venne sospesa la delega a indagare al Ros di Pesaro». La sospensione coincise con una visita a Pesaro del dirigente di Criminalpol Gaetano Chiusolo. Il quale contesta decisamente la ricostruzione del colloquio. «Il procuratore - sostiene Chiusolo ben precisò che i carabinieri avrebbero compiuto ogni dovuto approfondimento e che sarebbe stata sua cura informare la polizia di eventuali sviluppi... Nel prosieguo, il procuratore nulla ebbe a comunicarci». La cosa morì lì, insomma. Ma agli occhi dei carabinieri non fu uno scandalo. Anche se adesso Federici lascia cadere una certa dose di veleno sui «cugini» della Ps. «Indagare o fare arresti in casa d'altri è antipatico. C'è l'intesa che ognuno indaga in casa propria, dando per scontato che ci sia una condotta onesta e oggettiva delle indagini». I carabinieri sospesero le indagini - racconta ancora Federici - ma non trasmisero l'incartamento ai giudici. «Solo nel '94, conclusi i vari episodi, il reparto operativo constatò di avere ancora agli atti i documenti raccolti nella fase iniziale delle indagini. Si rivolse al procuratore della Repubblica di Pesaro, che gli suggerì di versare immediatamente il tutto. Il 9 dicembre '94 il Ros consegnò alla Procura tutti gli atti compilati sulla base della prima delega». [fra.gri.]
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