«A scuola fino a 16 anni» La scommessa di Dini

Il Presidente del Consiglio: pronti entro giugno, sarà un punto essenziale della Finanziaria '96 Il Presidente del Consiglio: pronti entro giugno, sarà un punto essenziale della Finanziaria '96 «A scuola fino alò anni» La scommessa eli Dini ROMA. Tutti a scuola fino a sedici anni. Sarà uno degli impegni della Finanziaria '96; parola di Lamberto Dini, presidente del Consiglio. Anzi, sarà «un punto essenziale» dei provvedimenti economici che il governo intende predisporre entro giugno: «L'elevamento della scuola dell'obbligo da quattordici a sedici anni di età - ha spiegato ieri il premier ad Eugenio Scalfari, direttore di Repubblica - è una misura con doppio impatto: sull'istruzione dei giovani e sul mercato del lavoro». Siamo rimasti fanalino di coda in Europa e tra i Paesi dell'Ocse. Otto anni: contro i dieci della Spagna; i nove della Grecia e della Francia: i dodici della Germania, del Belgio, dell'Olanda. E, in questi ultimi Stati, con esperienze contestuali di studio e lavoro. Con l'innalzamento dell'obbligo scolastico, nelle ultime legislature, si sono cimentati tutti i ministri della Pubblica Istruzione. Sperava di farcela soprattutto Rosa Russo Jervolino, nell'autunno '93, dopo il voto del Senato a larga maggioranza; ma la riforma della media superiore è rimasta araba fenice e, con essa, anche l'innalzamento dell'età degli studi. Giuseppe Bertagna, ispettore ministeriale, curatore di «Scuola e didattica» e di «Nuova secondaria», le riviste dell'Editrice La Scuola di Brescia più diffuse tra i docenti della media e della secondaria, mette il dito sulla piaga: «Il problema vero è quello di una scuola che promuova realmente la formazione dei giovani, risorsa umana fondamentale per il nostro futuro - osserva -. Oggi, su 100 bambini che cominciano la prima elementare, solo 80 arrivano regolarmente alla licenza media. Ma quasi il 96 per cento di questi ultimi si iscrive al biennio della secondaria superiore: oltre 650 mila ogni anno, nel complesso. E' il segno che giovani e famiglie comprendono da soli la necessità di proseguire gli studi oltre gli 8 anni dell'obbligo. Eppure solo 45 di quegli 80 ragazzi licenziati a 14 anni, arrivano a frequentare la terza clas¬ se superiore. Gli altri si perdono per strada». Anche Rosario Drago, dell'Associazione nazionale presidi, concorda sul fatto che «il semplice spostamento per legge dell'età dell'obbligo dai 14 ai 16 anni non risolve tutti i problemi»: «Nei primi due anni della secondaria - aggiunge - oltre 260 mila giovani abbandonano gli studi. Devono cambiare anche le strutture scolastiche che accolgono questi ragazzi; bisogna renderle più flessibili, favorire i percorsi che intrecciano le esperienze di studio con quelle di lavoro. Perchè, il nodo di fondo non è quello di ridurre i dati sulla disoccupazione giovanile (che oggi in Italia toccano il 13 per cento) con un semplice parcheggio dei giovani stessi in qualche aula scolastica». Incalza Bertagna: «Sì all'innalzamento dell'obbligo ai 16 anni. Ma imboccando una strada che preveda parallelamente la riforma della secondaria superiore e della formazione professionale». «Scuola dell'obbligo» o «scuola del desiderio»? Altri due anni di frequenza forzata («come se fosse il servizio militare», annota Drago), oppure nuove occasioni formative che i giovani desiderano e in cui si sentono attesi, accolti, aiutati nella crescita? «Abbiamo bisogno di una scuola che si faccia carico dei problemi dei giovani e degli adolescenti sostiene Giorgio Chiosso, pedagogista e direttore del Dipartimento di scienze dell'educazione all'Università di Torino -. Bisogna lavorare anche sulla mentalità dei docenti, perchè prestino attenzione non solo ai contenuti culturali dell'insegnamento, ma alla personalità globale dei ragazzi, alle inquietudini adolescenziali». Il primo appuntamento, comunque, è con la Finanziaria '96. E' in questa sede che debbono essere previste le risorse per le riforme. Poi, lo scontrorsui modelli della scuola del domani riprenderà in Parlamento e nel Paese. L'importante è che non si fermi nelle secche dei «vedremo»... [in. tor.] IL Mi NOSTRO INISTRO Lombardi, il Presidente del Consiglio dice che presto l'obbligo scolastico verrà elevato ai 16 anni. Ci permette di essere scettici? E' una frase che, negli ultimi 15 anni abbiamo sentito dire ad ogni cambio della guardia a Palazzo Chigi o alla Minerva? «Il problema è sul tappeto da molto tempo, perchè la maggioranza dei Paesi avanzati ha già fatto questa scelta. Oggi, non si discute più sulla opportunità o meno di fare questa riforma, di rendere obbligatoria la scuola per almeno dieci anni. Il problema è come concretizzare questo innalzamento. Lo si può ottenere prevedendo la frequenza di un qualunque corso il ministro della Pubbli «Dopo i quattordici anni, penso a corsi flessibili. Metà materie eguali per tutti, metà a scelta» ìhìéI Siamo rimasti gli ultimi in Europa Anche Spagna e Grecia ci hanno superati sforzi di tutte le istituzioni chiamate in causa, in certe realtà, innalzare tuot court di due anni la frequenza della scuola dell'obbligo significherebbe soltanto aumentare la dispersione». Quanto costa in soldoni mandare tutti i ragazzi che escono dalla media inferiore al primo biennio della secondaria? «Stiamo facendo i conti. Ma la cifra non sarà esorbitante. Già oggi la stragrande maggioranza dei diplomati tenta le superiori. Semmai, il problema vero è un altro: stanziare fondi significativi per la formazione e l'aggiornamento degli insegnanti. Se i docenti non sono preparati ai nuovi compiti, ogni riforma è vana. Perchè, se la scuola è fatta bene "promuove" di fatto i suoi alunni alla vita e all'inserimento lavorativo; se è fatta male...». E i soldi per far studiare anche i professori ci sono? «E' quello che chiedo per la Finanziaria '96. Utilizzando anche i risparmi che si sono ottenuti con la razionalizzazione delle scuole». Per la verità, quei soldi li reclamano i sindacati autonomi. Gal lotta, leader dello Snals ha appena detto che debbono servizi per aumentare gli stipendi degli insegnanti, che debbono entrare nel contratto. «Gallotta sa benissimo che non è possibile. Sa che il tetto degli aumenti è fissato per legge al 6 per cento e che la Corte dei Conti boccerebbe un contratto impostato su quelle basi. Allora, meglio usare queste risorse per un serio aggiornamento di maestri e professori». Quale sarà il prossimo passo del governo? «Se Dini d:ce che la riforma delle superiori e l'innalzamento dell'obbligo sono punti essenziali sui quali lavorare, io sono pronto a buttarmi a capofitto nell'opera. Intanto, ho già messo a punto la bozza di legge-delega per dare finalmente agli istituti scolastici piena autonomia. La porto al prossimo Consiglio dei ministri. Anche questo è un tassello fondamentale per cambiare la scuola italiana». ca Istruzione Giancarlo Lombardi