la seconda guerra di Sarajevo

Una granata uccide un bambino e ferisce la sorella sotto gli occhi della madre Una granata uccide un bambino e ferisce la sorella sotto gli occhi della madre la seconda guerra di Sarajevo Tregua finita, si scatena una battaglia campale ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO La guerra è riesplosa a Sarajevo. Dopo due settimane di attacchi feroci, ma finora sporadici, dell'artiglieria pesante serba, e centinaia di scontri a fuoco più o meno gravi, ieri nella capitale bosniaca sono ripresi i combattimenti violenti tra le truppe di Karadzic che assediano la città e l'esercito bosniaco. Alle 9 del mattino i serbi hanno cominciato a bombardare Sarajevo. Decine di granate sono cadute sul quartiere di Sedrenik e Debelo Brdo, e nelle vicinanze del cimitero ebraico. Un bambino di 10 anni è stato ucciso dalle schegge di una granata, e sua sorella è stata gravemente ferita sotto gli occhi della madre terrorizzata. Altre tre persone hanno perso la vita quando uno. dei proiettili è esploso nel quartiere di Marijin Dvor, dietro l'Holiday Inn. Altri otto civili sono stati feriti. In città è stato dato l'allarme generale. La radio ha lanciato ripetuti appelli alla popolazione affinché non esca per strada. «Scendete nei rifugi e portate con voi indumenti caldi e scorte di cibo. I serbi stanno preparando una nuova offensiva contro la città». A detta degli ufficiali del primo corpo dell'esercito bosniaco la fanteria serba ha tentato per ben due volte di sfondare le linee della difese di Sarajevo. Alcune granate sono esplose nelle vicinanze della residenza del generalo Smith, comandante in campo odile forze di pace dell'Onu in Bosnia. I caschi blu sono in stato di allerta. ((Ancora una volta le due parti hanno ocelto l'opzione militare. Ma né il governo bosniaco né i serbi otterranno null'altro che lo spargimento di altro sangue innocente», ha dichiarato il portavoce dell'Unprofor, Alexander Iwanko, che ha chiesto l'immediata cessazione delle ostilità. In realtà l'Onu accusa l'esercito bosniaco di aver provocato gli scontri, aprendo il fuoco contro uno dei USA quartieri generali dei miliziani serbi sulla strada di Pale. «Potevano aspettarsi che i serbi per rappresaglia avrebbero bombardato la città», dicono i caschi blu. Di certo è che nell'attaccare Sarajevo - che l'Onu ha proclamato zona protetta le forze di Karadzic hanno ancora una volta usato l'artiglieria pesante violando apertamente l'accordo del febbraio dell'anno scorso con cui è stata costituita una fascia di esclusione delle armi pesanti intorno alla capitale bosniaca. Ma gli stessi soldati dell'Onu hanno dovuto ammettere che i serbi hanno riportato nella zona vietata di 20 chilometri le loro armi pesanti e che alcune sono state sottratte a forza dai depositi custoditi dai soldati dell'Unprofor. Dopo i bombardamenti di ieri mattina il premier bosniaco Silajdzic ha chiesto all'Orni di far intervenire i caccia della Nato per colpire le postazioni serbe da cui è stato aperto il fuoco contro la città. I bombardieri degli alleati sono apparsi nel cielo di Sarajevo, ma si sono limitati a sorvolare a quota bassa la capitale. «Non ci sarà nessuna azione della Nato finché le due parti continueranno a combattere», ha di¬ chiarato il portavoce dell'Unprofor, Gary Coward, spiegando che i comandanti dei caschi blu hanno respinto la richiesta bosniaca. «Si dice spesso che la comunità internazionale ha fallito in Bosnia. Non è vero. La comunità internazionale ha avuto grande successo. Il suo scopo principale era di contenere la guerra in questa regione. Ci è riuscita perfettamente. Per questo tutto quello che succede oggi qui a Sarajevo e in Bosnia è ok», ha risposto con ironia Silajdzic. Le autorità bosniache accusano l'Onu di non aver mai fatto nulla per proteggere i civili. «Sarajevo ha la forza e i mezzi per sbloccare la città con un'azione militare. Il prossimo inverno la capitale sarà aperta». Lo ha dichiarato in un'intervista al quotidiano Oslobodjenje il generale Bilajac, numero due dell'esercito bosniaco. «Stiamo rafforzando la difesa di Sai'ajevo costituendo unità di riservisti, costruendo nuovi rifugi. Ci stiamo preparando a cominciare la battaglia per Sarajevo», ha detto il generale invitando tutti gli abitanti che hanno un'arma qualsiasi a prender parte all'azione nel momento decisivo. Ingrid Badurina Qui sopra Azra Buljubasic il bambino di 10 anni ucciso a Sarajevo dall'artiglieria serba A destra la sorella Nadim 15 anni, gravemente ferita Sopra, la madre

Persone citate: Alexander Iwanko, Gary Coward, Holiday, Ingrid Badurina, Karadzic, Nadim, Silajdzic