Pochi soldi, al ralenti lo spot della sinistra di Vittorio Zucconi

Pochi soldi, al ralenti lo spot della sinistra m ssasse £3S SEiL" Pochi soldi, al ralenti lo spot della sinistra m ssasse £3S SEiL" m PROFETA DEL MIRACOLO IMPAZZITO mo straordinario che ciò sia potuto accadere in Giappone. La violenza politica, il fanatismo religioso, lo stress da sviluppo industriale, la corruzione, sembrano mali quasi ovvi, effetti secondari scontati della grande transizione culturale e produttiva in Italia, in Germania, in Algeria o negli Stati Uniti. Ma non in Giappone. Certamente era difficile, anche per chi ha vissuto a lungo in Giappone, immaginare che sotto la maschera gessosa della geisha potesse nascondersi il volto di un terrorista, ma avremmo dovuto sospettarlo. Nelia natura stessa del miracolo giapponese compiuto con una disciplina terrificante (mai un giorno di sciopero in 45 anni di fila, alla Nissan) c'era la miccia di una vendetta che è esplosa molto più tardi rispetto all'Europa e all'America, ma che non poteva re¬ £3S SEiL". tassasse contribuiscono con l'avarizia imposta dallo stato attuale delle loro casse, si è costretti a fare scelte drastiche. Cannoneggiamento intensivo: puntare le scarse bocche da fuoco su obiettivi ben limitati e per poco tempo. Traduzione: lo spot del «Sì» andrà in onda solo nelle due settimane prima del voto e riguarderà appena due dei quattro tele-referendum: quello sulle interruzioni pubblicitarie (che i sondaggi danno già per vinto) e l'altro, sulla proprietà delle tv, dall'esito ancora molto incerto. Scartati il referendum sulla Rai e quello su Sipra e Publitalia. «E' il più importante di tutti», ammettono i promotori, «ma il più difficile da illustrare in uno spot: provatevi voi a spiegare a un non addetto ai lavori che cos'è una concessionaria». Sembra di vedere Fantozzi, dita ingrippate e salivazione azzerata, mentre arranca: «Dicesi concessionaria...». E se alla fine convincessero Villaggio a fare lo spot? della storia è segreto, per non dare vantaggi alla concorrenza e poi perché questa riscoperta dei riti carbonari in chiave antiberlusca sta divertendo un mondo i centrosinistri. L'emozione del jingle sarà tutta giocata su tante tv che anziché spegnersi, si accendono. Il messaggio: se voti «Sì», l'offerta televisiva non diminuisce, semmai aumenta. L'obiettivo è di non riuscire malinconici, ma rassicuranti, specie sulla volontà di indebolire oltre a Fininvest anche la Rai, riducendola a due reti, una sola con pubblicità. Sfornata l'idea e girato nei prossimi giorni lo spot, rimane un problemino da niente: trovare i soldi per trasmetterlo sulle reti di Berlusconi. La sottoscrizione di Eco cresce di quaranta milioni al giorno. «Stiamo facendo una colletta per la Fininvest», scherza Piero De Chiara, pidiessino in prima linea col «Sì». Conferma i sospetti: «Sarò realista, non credo che alla fine raccoglieremo più di due miliardi, due miliardi e mezzo». Con quella cifra, a cui i partiti Massimo Gramellini stare dormiente sotto terra per sempre. Le vecchie donne che vedevo piangere nel «tempio dei bambini di pietra» a Tokyo mentre portavano girandole di carta e dolcetti ai simulacri dei bambini che avevano dovuto abortire per non interrompere la produzione, non potevano piangere per sempre in silenzio. I «salarymanno», i salariati che vedevo partire nella notte dalle loro conigliere lontanissime verso il lavoro per rientrare solo a notte fonda talmente intontiti da sbagliare a volte la porta di casa e finire nel letto di un appartamento vicino identico al proprio, non potevano accettare per sempre la loro condizione senza che da qualche ansa buia della società giapponese cominciasse a soffiare il gas della collera irrazionale. Gli operai di una famosa fabbrica di apparecchi fotografici che la polizia dovette bastonare di santa ragione in agosto per impedir loro di andare al lavoro durante la settimana di chiusura estiva decisa per la prima volta nella sua storia dall'azienda, non potevano non es¬ sere vulnerabili, dopo mezzo secolo, ai richiami dei piazzisti dell'Apocalisse, come questo guru semicieco e capelluto. La vera tragedia del gas nel metrò, della bomba nell'ufficio del governatore di Tokyo, del terrore sconosciuto che oggi scuote i passeggeri del metrò di Tokyo abituati a sonnecchiare sulle carrozze, non sta dunque nel terrorismo, moneta purtroppo corrente e comune nelle società di tutto il mondo. Sta nel crollo della diversità di un Giappone che oggi è tra noi, esattamente come noi siamo tra i giapponesi. Non più isolato, non più unico, non più misterioso, ma sempre più fratello nostro anche nel male e nella violenza. La vera diversità è rimasta nella lettera inviata ieri dai genitori del «profeta assassino» ai parenti delle vittime, per scusarsi del male fatto dal figlio. Quanti genitori di terroristi rossi o neri conosciamo, in Europa, che abbiano chiesto scusa agli orfani della loro idiota violenza? Vittorio Zucconi

Persone citate: Berlusconi, Eco, Fantozzi, Massimo Gramellini, Piero De Chiara