ROUSSEAU, FAI VOLTAIRE IL TUO SOPRABITO di Stefano Bartezzaghi

ROUSSEAU, FAI VOLTAIRE IL TUO SOPRABITO ROUSSEAU, FAI VOLTAIRE IL TUO SOPRABITO dell'Uomo di genio di Cesare Lombroso. A pagina 366 si descrive l'Anagrammana: un poemetto francese in sette canti, pubblicato a Valenciennes nel 1821. L'autore si chiamava Hecart, Lombroso riporta qualche verso come «Lecteur, il sied que je vous dise I que le sbire fera la brise; I que le dupeur est sanspudeur, / qu'on peut maculer sans clameur...». Dopo 1200 venti, Hecart si congedava: «Moi, je vais poser mon repos». Il bello è che, in un esemplare del libro ora custodito alla Biblioteca Nazionale di Parigi, Hecart stesso aveva vergato un commento a margine, e Lombroso accettava tale commento alla stregua di una diagnosi di Hecart su se stesso: «L'anagramma è una delle più grandi insulsaggini dell'animo umano: bisogna essere stupidi per divertirsene, e peggio che stupidi per farne». Adesso che ci siamo ben flagellati, ricordiamo che in quegli stessi anni Lombroso pubblicava titoli come La donna delinquente, la prostituta e la donna normale. Alla sua concezione tanto «positiva» della criminologia e della fisiognomica dedichiamo la seguente voce deU'Oca-bovario: sconi: Nei volubili cross. Si scorni volubile. Vincerò? bis illuso. Intanto mi arriva un libretto che l'artista Franco Tripodi ha composto in occasione di una sua mostra recente: Sette piccoli giganti. Sette opere dedicate a sette personaggi storici, introdotte da altrettanti anagrammi. Esempio: Giordano Bruno: un bardo in rogo. Non conosco alcuna indagine sulla pulsione ad anagrammare: il motivo profondo che ci spinge ad anagrammare i nomi e le parole o ad apprezzare gli anagrammi fatti da qualcun altro. Ci sono studi sugli anagrammi in poesia, studi sui giochi di parole nella comicità, ma non sono la stessa cosa. Paolo Rinaldi (Genova) mi aiuta a colmare la lacuna, e purtroppo per noi altri appassionati di anagrammi, l'indicazione che Rinaldi ha trovato non è fra le più lusinghiere. Nel 1894 usciva dai Fratelli Bocca di Torino un'edizione completamente rinnovata viso = sviò faccia = fiacca vòlto = vólto la fisiognomica: colgan i mafiosi lineamenti: nei mentali sembiante = men bestia tratti somatici = or matti, sciatti smorfia = si forma espressione = s'è perso in sé aspetto = stop a te! broncio = con brio corruccio = rio crucco bernoccolo = blocco nero criminale: in lacrime Sistemato l'ombroso criminologo, altri orizzonti ci attendono. Prendiamo l'editoria. L'Oca-bovario porta due definizioni, di segno opposto. Il fascino del mestiere di facitori di libri, e l'inevi¬ sa (dal leggerla). Non sono definizioni che si intonano molto alla più pedagogica delle leggi (che impone a ognuno di noi: leggi!). Questo dimostra che con l'Ocabovario ci si deve litigare, come in quasi tutti gli altri vocabolari. Le pagine piegan; i capitoli seguono una loro politica, le copertine sono fatte per aumentare i percento, e se la «litote» è quella figura retorica che consente, per amor di patria, di dire «non intelligente» al posto di «cretino», allora i titoli sono {itoti: e non parliamone più. Non è un paragrafo cordiale, questo del nostro LOcabovario. Vediamo di farlo finire. I tascabili sono cabalisti (secondo una loro balistica). Sui best-seller l'Oca-bovario tace, ma certo iflop fanno plof. Scrivete a: Stefano Bartezzaghi, «La posta in gioco», La Stampa-Tuttolibri, via Marenco 32, 10126 Torino. tabile pelo sullo stomaco che ne deriva; l'aspetto (scusate la parola) creativo e quello piratesco: ideatori e re odiati. Ma in conclusione, l'editoria dà anche come anagramma: re idiota. Anche questo esito pessimistico non andrà trascurato. L'Oca-bovario non sottovaluta il fenomeno del plagio delle collane da editore a editore: collane: clonale! Il libro è birillo (vuol dir poco, ma suona bene), il testo è sottile (specie se è di T.S. Eliot), il tomo è moto, I volumi / li muovi, l'opuscolo è solo cupo, il libercolo è il corbello, il fascicolo èjulsoccio (si dirà?), la dispensa, dispen¬ Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Cesare Lombroso, Franco Tripodi, Giordano Bruno, Lombroso, Paolo Rinaldi, Rinaldi, Rousseau, Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Genova, Hecart, Torino, Valenciennes