LE SCORCIATOIE CHE PORTANO ALL'ULISSE DI JOYCE di Mirella Appiotti

LE SCORCIATOIE CHE PORTANO ALL'ULISSE DI JOYCE LE SCORCIATOIE CHE PORTANO ALL'ULISSE DI JOYCE w~T\ ULISSE: 35 anni dalla I / prima e «canonica» tra- I duzione italiana di Giulio II De Angelis per Mondado1=_J ri, 35 anni di timori reverenziali e di complessi d'inferiorità. Adesso il sudario di marmo s'incrina, l'«omeride dubliniana» riprende la sua esistenza di work in progress. Una giovane studiosa, allobrogo-irlandese-americana, Bona Flecchia, ha lo spaventoso coraggio di presentarsi, il 15 giugno per la Shakesperare and Company, al tribunale dei joyciani con la sua nuova versione, 4 anni di lavoro, del «Verbo» «...scegliendo (anche) scorciatoie apparentemente azzardate o "semplicistiche" per giocare una scommessa...», come spiega Aldo Rosselli nella sua bella e polemicissima introduzione. Rivelare che il linguaggio di Joyce era, è «...sulle punte delle nostre lingue, sangue del sangue dell'esilio dello stesso solitario Joyce». Rosselli con la sua autorevolezza, si fa garante, in certo modo, dell'operazione con cui la Shakespeare, per quanto riguarda i diritti d'autore, «intrufola» l'Ulisse nel breve tratto di terra di nessuno che termina il 1 ° luglio. A quel punto la Mondadori resterà di nuovo padrona del campo, sicché «arriverà, poi, l'atteso Ulisse einaudiano di Ottavio Fatica - aggiunge Rosselli - e avrà tanta bella strada da compiere», ma, per intanto, «questo non è un atto di pirateria». Che cosa legge il democratico Come deve essere Lo scaffale del buon democratico? Domanda magari ricorrente. Ma quando a rispondere, per il libro di saggi e interventi che sta per uscire da Theoria, sono Bobbio e Vittorio Foa, Flores d'Arcais e Giorello, Scoppola, Walter Veltroni ai quali ora si è aggiunta Miriam Mafai (impar condicio?), la faccenda si annuncia interessante. E lo è. Passaggi obbligati, da Marx a Voltaire, da Rousseau a Tocqueville, a Ruffini a Gramsci, e poi, in un'indagine a tutto campo, Bateson e Kafka, Etienne de la Boétie e Stephen Jay Gould, la Arendt naturalmente, Kelsen e Gobetti. Con il piacere di vedere incluso Camus oltre a Balzac e Musil. Nonché un film, Nashville: per quell'auto che lanciava come slogan di un candidato «cacceremo via da Washington gli avvocati!». Mursia compie 40 anni La Mursia dà l'addio ai suoi primi 40 anni proprio al Salone di Ibrino, tra le immagini e le musiche di Le guerre degli italiani, lettura teatrale, guidata dalla regista Emanuela Giordano, di pagine dai libri della gloriosa collana Testimonianze. Ed è pronta per i secondi 40, pur in mezzo alle generali difficoltà, addirittura con una piccola rivoluzione. Di «genere». «Ci accusano di essere una casa al maschile e un po' è vero - dice Fiorenza Mursia, la presidente -. Ho deciso di femminilizzarla, non aprirò alla narrativa, ma per la saggistica ho un progetto. Che l'immagine esterna corrisponda a quella interna, siamo quasi tutte donne ormai a lavorare, qui dentro». Anche Covatta da Baldini & C. Doveva succedere, parola di Giobbe. Dove vanno, oggi, i comici scriventi? Ma da Baldini & Castoldi. La «casa» di Dalai è ormai riconosciuta, anche dai più spietati concorrenti, come la più irresistibile «sirena» per Formiche. Un canto che ha stregato anche il fortunatissimo autore di Pancreas: ebbene sì, Covatta ha lasciato la Salani Longanesi e sta accanitamente lavorando al nuovo prodotto baldiniano: un vocabolarietto di educazione sessuale previsto per il '96. Tranquillo, l'infedeltà sarà premiata. Mirella Appiotti