«Mamma siamo pronti a prendere il tuo posto»

I FIGLI «Mamma, siamo pronti a prendere il tuo posto» WM I FIGLI DELLA DONNA RAPITA LORISTANO A lettera alla mamma rapita è toccante: «Siamo pronti a prendere il tuo posto», hanno scritto alla loro cara i quattro figli di Vanna Licheri, 67 anni, prelevata all'alba di domenica scorsa da un commando dell'Anonima Sequestri nella sua azienda agricola di Abbasanta, in provincia di Oristano. L'hanno buttata giù di getto, affidandole alle colonne del quotidiano di Cagliari «L'Unione Sarda» perché fosse resa pubblica. Ma più che un atto d'amore lo scritto, contiene la proposta di uno scambio di ostaggio indirizzata ai banditi: Antonello e Franco Leone si sono offerti di sostituire la madre, anziana e malata, nella grotta in cui l'hanno scaraventata i malviventi. «Carissima mamma - hanno detto Antonello, Franco, Paola e Luisa - non avremmo mai creduto di doverti scrivere questa lettera. Siamo stupiti, confusi. Ancora stentiamo a credere che tu non sia rientrata a casa. Ci preme una cosa soltanto: sta' tranquilla, nei limiti del possibile. Non preoccuparti: faremo tutto quanto è nelle nostre forze per farti tornare libera. Babbo prosegue il messaggio, con un esplicito riferimento alle condizioni di salute della donna - prega i tuoi custodi di essere rispettosi, di non farti mancare le compresse di Enapren. E' molto importante che tu non ti spaventi, che mantenga i nervi saldi: non accadrà nulla di grave. Stai serena. C'è bisogno, proprio ora, proprio adesso, che tu riesca a ritrovare coraggio e forza. «Ci hai cresciuti - prosegue il messaggio - insegnandoci ad affrontare i problemi della vita senza lasciarsi buttare giù. Siamo sicuri che, ancora una volta, riuscirai a essere la donna che conosciamo. Avremmo sperato, nel giorno della festa dedicata alla mamma - è la conclusione - di parlare d'altro. Ti siamo vicini, non abbandonarti, non abbandonarci. Antonello, Paola, Luisa, Franco. P.S. Ti salutano e ti aspettano i tuoi nipoti». L'appello ha il sapore di una resa. I familiari della rapita danno l'impressione di non credere più all'ipotesi che i malviventi abbiano commesso un errore prendendo in ostaggio una persona priva di grandi risorse economiche. Sembrano piuttosto ragionare come i parenti di altre vittime dell'Anonima e si preoccupano di cercare di alleviare i disagi imposti dalla prigionia alla loro cara. Chi invece non si arrende è il paese: «Vanna Licheri torna, sarà a casa presto», dicono un po' dovunque. Ventiquattr'ore dopo il sequestro, Abbasanta, 2 mila anime in provincia di Oristano, si attacca alla speranza, sembra rifiutare la drammatica realtà. «Hanno sbagliato persona, non possono fare a meno di liberarla», è il commento generale, mentre polizia e carabinieri perlustrano senza soste, ma anche senza fortuna, le campagne della Sardegna centrale. «Devono rilasciarla», scandisce nella piazza principale del centro Gino Carta, giovane presidente di una cooperativa che riunisce una quarantina di allevatori di bestiame. «Ne sono certo anch'io, credo che tutto si concluderà in brevissimo tempo», gli fa eco il combattivo sindaco del paese, Nando Pinna. L'auspicio è stato ribadito alla famiglia Licheri-Leone dall'arcivescovo di Oristano, Pier Giuliano Tiddia, e dal presidente della Regione Sarda, Federico Palomba, che si sono recati ieri in visita ai parenti della sequestrata. Ma la solidarietà alla donna non ha fatto passare in secondo piano la necessità di misure urgenti per combattere la piaga dei rapimenti. Non ci si può fermare al blocco dei beni dei rapiti, una legge che rischia solo di penalizzare gli ostaggi, ha osservato Mario Marchetti, il magistrato che coordina le inchieste. La sua è solo una delle tante voci del coro del chiede allo Stato di rispondere con urgenza alla sfida dei criminali. [c.g.l L'appello dalle colonne di un giornale «Verremo noi nella prigione» Sopra, Laura Manfredi in aula A destra, Farouk A sinistra, Antonello Leone

Luoghi citati: Abbasanta, Cagliari, Oristano, Sardegna