Milano, un siluro sul capo di F. Poi.

Milano, un siluro sul cupo Milano, un siluro sul cupo La Lega ha chiesto le dimissioni Lui: ho vinto un concorso, resto MILANO. Il comandante dei vigili Eleuterio Rea se ne deve andare. Non c'è scritto così nel documento che la Lega ha presentato ieri sera a Palazzo Marino, si parla più morbidamente di invito all'«autosospensione cautelativa». Ma il senso è proprio quello: via Rea dalla poltrona di piazza Beccaria, dopo gli arresti per le (mini) tangenti in divisa, prima che arrivino i magistrati. Replica il comandante Rea, dal suo ufficio: «Andarmene? E perché mai? Ho vinto un regolare concorso, non vedo bene perché dovrei fare la valigia». Sì, ma gli arresti dei «suoi» vigili? Le denunce che piovono da più parti? Quel giro di mazzette - anche cinquantamila lire per ogni bancarella - non le creano qualche imbarazzo? E poi la Lega certo non la ama... Eleuterio Rea ascolta, sta in silenzio, poi dice: «In questo momento c'è tanta amarezza. Aspettiamo di vedere quel che succede, per adesso preferisco non parlare». Pausa. E chiude: «Comunque io non devo essere amato dalla Lega». Altro che amore, in questi anni. Punzecchiature, accuse, fino alle (continue) richieste di dimissioni. Luglio '92, Formentini diventa sindaco. La Lega accusa i vigili di ostracismo. E chiede le dimissioni del comandante. Stesso ritornello due anni dopo. Alla manifestazione per il 25 aprile sono solo fischi per Umberto Bossi ancora «abbracciato» al Cavaliere. La Lega si indigna e chiede le dimissioni. Del Questore e del solito comandante dei vigili. Si replica ieri sera durante la seduta del Consiglio comunale. Da giorni c'è il fuoco sotto la poltrona del comandante dei vigili. I magistrati stanno facendo piazza pulita dei «ghisa», quello che emerge è una mini Tangentopoli di bottega. Anche lo stesso Rea è indagato. Ma non se ne va. Ci provano otto giorni fa i vigili leghisti che si presentano a Palazzo Marino. Il consiglio, in modo non formale, chiede che il comandante si faccia da parte almeno per un po', in attesa che tutto venga chiarito. E invece no grazie. Ieri sera, ultimo affondo. Scrivono nella mozione i leghisti: «Premesso che il buon nome del Corpo di Polizia Municipale è requisito basilare. Considerato il delicato momento a causa delle indagini in corso. Rilevato che un contributo al rasserenamento sarebbe possibile. Si invita il sindaco a farsi portavoce presso il comandante Rea affinché proceda, di propria iniziativa, ad una autosospensione cautelativa». Ma il sindaco Formentini non c'è, è a Strasburgo per altri impegni. E allora? Tocca ai capigruppo decidere se mettere subito in discussione la mozione leghista illustrata dalla capogruppo Marilena Santelli. Basta che uno dica no e l'iter è quello regolare, senza urgenza. L'«uno» è il consigliere di Rifondazione Umberto Gay. Secondo lui «Rea deve restare nella pienezza dei suoi poteri per essere sentito dalla commissione d'inchiesta comunale», istituita per far luce sui recenti episodi di corruzione. Anche De Corato di An lancia critiche sulla proposta della Lega che pure firma. E allora si vedrà. Mentre il vicesindaco Malagoli e l'assessore al commercio Gandolfi vanno ad incontrare il procuratore capo Borrelli. E lì, a palazzo di Giustizia, torna da Borrelli pure il difensore del comandante Rea. [f. poi.]

Luoghi citati: Milano, Strasburgo