Mezza armata per l'Europa

Mezza armata per l'Europa Parigi, Londra e Bonn snobbano la cerimonia costitutiva: dobbiamo discutere di Bosnia EUROFOR FORZA EUROPEA D'INTERVENTO 12.000 UOMINI, UNA BRIGATA OGNI PAESE. QUARTIER GENERALE A FIRENZE Mezza armata per l'Europa Una taskforce italo-franco-spagnola FLOTTA TIPO PER LE MISSIONI •UNA PORTAEREI [QUARTIER GENERALE] •5 NAVI DI SCORTA «UNA RIFORNITRICE LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Dovrebbe essere operativo dal prossimo autunno il nucleo di quella che, un giorno, potrebbe divenire la struttura meridionale della difesa europea. Si tratta di due «forze» parallele: Eurofor e Euromarfor, create su iniziativa di Italia, Francia e Spagna, cui ha aderito anche il Portogallo. I relativi protocolli sono stati firmati ieri a Lisbona dai rappresentanti dei quattro Paesi, a margine del Consiglio dei ministri dell'Unione Europea Occidentale (Ueo). Questa organizzazione, rimasta per 40 anni allo stato embrionale, dovrebbe in teoria divenire il «braccio armato» dell'Unione europea, ed anzi il Parlamento di Strasburgo sta per chiedere la sua completa integrazione nella Cee. Ma gli interessi degli europei sono ancora troppo contraddittori, e il Consiglio di Lisbona lo ha confermato. I ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna hanno infatti disertato la riunione per parlare a Parigi di quel che oggi è il rischio più grave per la sicurezza europea: la guerra nell'ex Jugoslavia. Ed il tedesco Klaus Kinkel, vista l'assenza dei due colleghi, ha deciso di restare a casa. Vero è che quello francese, Alain Juppé, è impegnato in patria nella formazione del nuovo governo, ma la cosa ha irritato molti, tanto più che gli assenti rappresentano, guarda caso, i tre Paesi europei membri del «gruppo di contatto» per l'ex Jugoslavia (gli altri «soci» sono Usa e Russia). «Certo non è il meglio che poteva accadere», ha detto il ministro degli Esteri spagnolo Javier Solana, risentitosi soprattutto perché la Spagna è il Paese che, dopo Francia e Gran Bretagna, ha il maggior numero di soldati in Bosnia. Il nostro ministro degli Esteri, nel suo intervento, ha del resto criticato il «gruppo di contatto», affermando che l'Italia ha sempre «lealmente sostenuto» le sue iniziative, ma parlando di una «certa stanchezza politica»: il gruppo «sta ancora lavorando su idee che sfortunatamente non trovano sincero appoggio tra le parti». La signora Agnelli ha espresso «preoccupazione» per l'ipotizzato ritiro delle truppe Onu, ed ha chiesto una riunione per rilanciare l'iniziativa diplomatica. Né è stata più facile la discussione sul futuro della Ueo. Alla riunione erano presenti i rappresentanti di 27 Paesi: i 15 membri dell'Unione europea (cinque dei quali hanno però solo status di «osservatori» nella Ueo), gli altri tre membri europei della Nato (Islanda, Norvegia e Turchia), e nove Paesi dell'ex blocco socialista. Tutti insieme hanno esaminato la prima parte di un «libro bianco» sui rischi che l'Europa ha di fronte oggi, dopo il crollo del comunismo. Il documento, an¬ cora riservato, individua le minacce maggiori nel fondamentalismo islamico, nel divario economico tra Nord e Sud del Mediterraneo, nei Paesi mediorientali come Iran ed Irak. Ma non sottovaluta la sfida posta da una Russia divenuta negli ultimi mesi sempre più assertiva. Per contare sulla piena «integrazione» in Europa, anzi, Mosca deve dimostrare coi fatti di proseguire sulla strada della democratizzazione politica ed economica. E la Nato? L'Alleanza tra europei ed americani viene da tutti considerata «prioritaria». Ma con diversi gradi di entusiasmo. La Agnelli ha detto di non essere favorevole ad un «allargamento della Nato contro la volontà della Russia». Si sa che anche i britannici sono freddini, mentre i tedeschi mostrano grande fretta, e sperano di poter al più presto spostare verso Est le frontiere dell'Alleanza. La futura architettura di sicurezza europea, del resto, vede Mezza armata per l'Europa Una taskforce italo-franco-spagnola fortemente divisi gli europei. L'anno prossimo la Conferenza inter-governativa dell'Unione europea dovrà studiare il modo di rafforzare le politiche estera e di sicurezza comuni. A Lisbona è iniziato ieri il dibattito sull'ipotesi di una difesa europea. Ma il ministro della Difesa britannico, Malcom Rifkind, è stato ben attento a raffreddare gli animi dei federalisti: «non credo sia possibile essere membri della Ueo e non della Nato», ha detto, aggiungendo che la Ueo non potrà mai essere «inglobata» pienamente nell'Unione europea, e che anzi tutte le formazioni militari europee dovranno essere sottoposte anche alla Nato. E' il caso anche di Eurofor e Euromarfor, che dovevano essere «impiegate in via priorita¬ ria nel quadro Ueo», e che avranno invece un cappello Nato preponderante. Eurofor sarà costituita da una brigata per ogni Paese, ed avrà dunque circa 12 mila uomini (una divisione). Il comando sarà assicurato a turno, ma con base a Firenze. Euromarfor, invece, avrà una squadra navale da ciascun Paese, con al centro di ogni formazione un'unità portaerei. Entrambe le forze non saranno permanenti, ma si riuniranno solo in caso di necessità. Di cosa si tratta è già deciso: operazioni umanitarie, mantenimento della pace, ma anche evacuazione di cittadini europei da Paesi a rischio. Un esempio? Il Ruanda ieri. L'Algeria, forse, domani. Fabio Squillante FLOTTA TIPO PER LE MISSIONI •UNA PORTAEREI [QUARTIER GENERALE] •5 NAVI DI SCORTA «UNA RIFORNITRICE

Persone citate: Agnelli, Alain Juppé, Fabio Squillante, Javier Solana, Klaus Kinkel, Malcom Rifkind