In galera il re di Marsiglia di Enrico Benedetto

La sentenza per lo scandalo delle partite truccate nel '93 La sentenza per lo scandalo delle partite truccate nel '93 In galera 81 re di Marsiglia Bernard Tapie dovrà scontare un anno PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Se metto i piedi in prigione, ci rimarrò 10 anni. Ormai si è messa in moto una macchina infernale. Sapendosi impuniti, i giudici vogliono annientarmi. Oggi sono un uomo finito. Ma quelli si accontenteranno solo della mia morte». E' un Bernard Tapie emaciato, con i segni della ancor fresca convalescenza postoperatoria, quello su cui il tribunale ha abbattuto ieri pomeriggio i suoi fulmini. Al processo su un match truccato di Serie A (maggio '93), in cui il suo Olympique Marseille - capoclassifica - «comprò» il fanalino di coda Valenciennes, il pm aveva chiesto 6 mesi di carcere senza condizionale. La sentenza li raddoppia. Tapie, colpevole di corruzione e per aver subornato un teste, dovrà trascorrere in carcere un anno intero. Solo un ricorso in Cassazione lo salva - per ora - dalla galera. Più fortunato (ma non troppo) di lui, per una bizzarra coincidenza anche il segretario socialista Henri Emmanuelli ha conosciuto alla medesima ora il suo destino giudiziario: 12 mesi con la condizionale per i finanziamenti occulti ps, formazione di cui era - nell'88 - tesoriere. Non lo metteranno in cella, il partito intero gli si dice solidale, interporrà appello: ma la condanna rimane, ed è durissima per un partito che Lionel Jospin aveva galvanizzato dopo anni di crisi. Dopo il passaggio delle consegne Chirac-Mitterrand - domattina - era previsto che l'ex Presidente facesse una capatina nella storica sede ps, in rue Solferino, per congedarsi dai compagni di tante battaglie politiche: stringerà la mano a Emmanuelli? si domanda oggi la Francia. Che nel 15 maggio potrà d'ora innanzi celebrare un simbolico Tangento- poli-day. Oltre al verdetto su Tapie ed Emmanuelli, da segnalare infatti una perquisizione presso il quotidiano comunista «L'Humanité» (fatture false), l'inizio dell'udienze nel dibattimento che ha il sindaco di Grenoble - ed ex ministro nel governo Balladur - Alain Carignon per imputato Numero Uno, la scarcerazione infine di Garretta (scandalo emofiliaci). Giornata campale, dunque. Ma tra le multiple immagini offerte da una scatenata cronaca giudiziaria, la più emblematica è forse quella di Tapie l'Invincibile al tappeto. E - salvo sorprese - per sempre. Con la sua sconfitta penale (che segue quella sportiva ed economica, rendendo ineluttabile l'eclissi politica) esce malinconicamente di scena il «tapismo», vera sindrome trionfante nei primi Anni 90. Il kit base prevedeva un sapiente mixing di arroganza, simpatia, imprenditorialità, talenti affaristico-politici. E che nessuno banfasse, a Gauche: tutto ciò avveniva in nome della Sinistra. I primi colpi a quel modello li portò la partita O.M.-Valenciennes. Condannato dalla Giustizia calcistica, il Marsiglia si ritrovò in Seconda Divisione. E dopo qualche tempo Tapie dovette abbandonarne la presidenza. Ma altre nubi già si accumulavano sul ministro alle Banlieues di Pierre Bérégovoy. In particolare, il mostruoso indebitamento - centinaia di miliardi - con il Crédit Lyonnais, reso possibile (si mormora) dalle altissime protezioni di cui godeva, all'epoca, l'imputato Tapie. Gli sequestrarono, in autunno, l'Hotel particulier e i mobili preziosi. Poi arrivò l'ineliggibilità per debiti. E «Nanard» rinunciò a candidarsi per l'Eliseo. Il decadimento dall'Assemblée National, dal Consiglio regionale delle Bou- ches-du-Rhóne, e da Strasburgo non è ancora operativo. Ma è solo questione - si direbbe - di procedura. Crollerà allora l'ultimo baluardo - l'immunità parlamentare - per evitare le sbarre. A meno che Bernard Tapie non provi a invalidare il giudizio emesso a Valenciennes. «Stiamo riflettendo» spiega il suo legale. Ma le speranze sono poche. E l'inguaribile ottimismo, riflesso della sua leggendaria vitalità, sembra infine aver abbandonato per davvero Tapiski. Emmanuelli, lui, si dice vittima. «Non volevano processare me, bensì il partito» afferma. E in fondo ha ragione giacché le pratiche finanziarie riprovevoli erano del ps, e non sue. Lo accusano di aver gestito una cassa nera, con società-ombra che raccoglievano quattrini di origine tangentosa. Lionel Jospin gli ha espresso «solidarietà», ma «senza entrare nel merito delle decisioni della magistratura». Un modo, in definitiva, per scaricarlo. E forse con qualche buon motivo personale, non solo politico: come rivela «Le Monde», preoccupato dalla sua crescente influenza nel ps Emmanuelli voleva «segare» Jospin. Ma, oggi, il segato è lui. Enrico Benedetto Nella foto grande l'uomo d'affari esponente socialista e padrone della squadra di calcio dell'Olympique Marsiglia Bernard Tapie, condannato per aver comprato una partita Qui sopra l'ex presidente del Parlamento francese Henri Emmanuelli [FOTO RFUTER-ANSA-fPA]

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