Processo Enel 160 alla sbarra Cento miliardi in mazzette di Susanna Marzolla

Il pm Ielo chiude l'inchiesta aperta da Di Pietro: rinvio a giudizio anche per i big del pentapartito Il pm Ielo chiude l'inchiesta aperta da Di Pietro: rinvio a giudizio anche per i big del pentapartito Processo Enel, 160 alla sbarra Cento miliardi in mazzette MILANO. Centosessanta richieste di rinvio a giudizio, e il fascicolo 8655/92 è definitivamente chiuso. Centosessanta persone coinvolte a vario titolo nell'inchiesta sulle «tangenti Enel», uno dei più vecchi filoni dell'inchiesta Mani pulite: è in quest'ambito infatti che maturò la prima richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi (epoca: dicembre '92). In quanto al fascicolo, si potrebbe quasi definire «storico»: è quello dell'inchiesta «Mani Pulite»; con quel numero sono state catalogate per tre anni le vicende di corruzione, da Mario Chiesa in poi, passando per Metropolitana milanese, Cusani, Enimont. E' il fascicolo che aveva come gip «titolare» Italo Ghitti, poi passato al Csm. Adesso quel numero è desueto: la corruzione alla Guardia di Finanza, l'inchiesta sulla Fininvest, le tangenti dell'edilizia milanese hanno tutte numeri diversi. A mettere la parola «fine» sullo storico fascicolo, aperto da Antonio Di Pietro, è stato Paolo Ielo: è stato lui, infatti, a decidere per le 160 richieste di processo. E per sedici archiviazioni, tra cui quella del sindaco di Catania Enzo Bianco, del direttore generale della Telecom Vito Gamberale (già protagonista di una discussa vicenda giudiziaria a Napoli), dell'ex presidente dell'Enel Francesco Corbellini. L'attuale presidente, Franco Viezzoli, invece compare nell'elenco delle persone che la procura vorrebbe a giudizio. A quanto si è appreso i reati contestati sono concorso in corruzione e illecito finanziameento ai partiti. E non si tratta di episodi specifici ma del fatto che nella sua carica egli era - secondo l'accusa - perfettamente a conoscenza di quanto accadeva nell'ente e lo avrebbe permesso ed agevolato. E cosa accadeva? Semplice: gli imprenditori, per ottenere appalti, pagavano tangenti che venivano spartite tra i membri del consiglio di amministrazione dell'Enel; e da lì poi finivano a vari partiti, autentici terminali del sistema. Ecco quindi che nell'elenco si trovano ex segretari (politici o amministrativi) di forze politiche come la de (Severino Citaristi), il psi (Bettino Craxi), il psdi (Antonio Cariglia), il pli (Renato Altissimo). C'è anche l'ex e attuale segretario del pri, Giorgio La Malfa, che in un comunicato esprime «stupore» per la richiesta di rinvio a giudizio: «Non mi è stato contestato alcunché - osserva - neppure a livello di avvi¬ so di garanzia; non capisco come il mio nome possa essere associato ad una materia con la quale non ho avuto relazione alcuna». Oltre ai segretari, altri esponenti politici come gli ex de Tabacca e Frigerio, i liberali Bastianini e De Lorenzo (ex ministro della Sanità), il socialista Francesco Forte, e l'intero entourage di Craxi (dal collaboratore di Balzamo, Vincenzo d'Urso, al suo segretario Mauro Giallombardo). Vi sono anche Primo Greganti e Giovanbattista Zorzoli, ex consigliere Enel di area pei; ma nessun dirigente di quel partito: non c'è prova - secondo la procura - che le tangenti siano effetivamente arrivate lì. Nutrito il gruppo di imprenditori e manager. Non c'è da stupirsi, per quegli appalti han pagato fior di miliardi alcune tra le più grosse aziende italiane. Troviamo così finanzieri come Pesenti e Varasi; costruttori come i cugini Rendo, Simontacchi, Pizzarotti, Mario Lodigiani; armatori come Clerici e Grimaldi; imprenditori come Jacorossi, Fochi, Belleli. E poi i manager di colossi economici quali il gruppo Fiat, la Ferruzzi-Montedison, l'Ansaldo. Pagavano per la costruzione, la manutenzione (e anche lo smantellamento) delle centrali; la desolforazione e la denitrificazione; il trasporto del carbone con le navi; l'assicurazione degli impianti. Qualcuno pagava appalto per appalto; qualcun altro una cifra fissa anno per anno, per esser sempre tra le ditte prescelte. Pagavano centinaia di milioni, a volte miliardi, a volte oltre dieci miliardi. Sommando il tutto, moltiplicato per gli anni in cui è durato il sistema, si sfiora quota cento (miliardi). Susanna Marzolla A sinistra: l'attuale presidente dell'Enel Franco Viezzoli Sopra: l'ex presidente dell'In Franco Nobili

Luoghi citati: Catania, Milano, Napoli