All'Onu la battaglia di Gerusalemme di Paolo Passarini

Per Washington «inopportune le confische in aree arabe, ma difenderemo Israele col veto» Per Washington «inopportune le confische in aree arabe, ma difenderemo Israele col veto» All'Orni la battaglia di Gerusalemme L'Olp: stop ai negoziati se continuano gli espropri WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La controversa questione di Gerusalemme sta di nuovo facendo aumentare la tensione all'interno del Consiglio di sicurezza dell'Onu e rischia di mettere in crisi i negoziati tra arabi e israeliani. Le delegazione dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina ha infatti minacciato «catastrofiche conseguenze» sul processo di pace se il governo israeliano non cancellerà, o verrà costretto a cancellare, l'annunciata decisione di espropriare dei terreni a Gerusalemme Est. Ma gli israeliani, stando a una dichiarazione di ieri del ministro degli Esteri Shimon Peres, sembrano ritenere la loro decisione ormai irrevocabile. Domani il Consiglio riprenderà a discutere sulla materia, mentre il delegato americano ha comunque annunciato un veto qualora venga messa ai voti una mozione che imponga a Israele di tornare sui suoi passi. Nel frattempo Ahmed Tibi, braccio destro di Yasser Arafat, ha detto che, nel permanere di questa decisione, il presidente dell'Olp non avrà altra scelta che «far sospendere i negoziati di pace». Il rappresentante europeo in Consiglio, il francese JeanBernard Merimée, ha definito la mossa di Israele «una decisione sfortunata». E non è che gli americani la ritengano una decisione giusta e saggia. «Non ci sembra di aiuto al processo di pace», ha constatato il rappresentante americano Edward Gnehm. Ma ha aggiunto di ritenere che il Consiglio di sicurezza non sia la sede adatta per affrontare questo problema. L'inviato israeliano Gad Yaacobi ha spiegato che la decisione di espropriare 131 acri di terreno nella parte orientale di Gerusalemme è stata dettata dalla necessità di garantire uno sviluppo fisiologico della città. Meno della metà di questo terreno - ha continuato appartiene direttamente a proprietari arabi, mentre un quar-, to circa appartiene a israeliani e il rimanente non è registrato al catasto. Poiché Gerusalemme Est è uno dei territori conquistati da Israele di cui i palestinesi rivendicano la restituzione, è chiaro che ogni movimento israeliano nella città viene visto come un tentativo di rendere l'acquisizione permanente. «Israele deve capire che non può ottenere la pace mantenendo la terra - ha dichiarato ieri il rappresentante palestinese all'Onu Nasser al Kidwa - e che non è possibile che continui a possedere Gerusalemme mentre chiede relazioni normali con vicini e amici». Secondo i palestinesi «il Consiglio di Sicurezza deve garantire la cancellazione degli ordini israeliani di confisca attraverso l'adozione di una chiara decisione». Gli americani, che minaccia- no il veto su una simile decisione del Consiglio, sono in realtà parzialmente responsabili del surriscaldamento delle tensioni attorno a Gerusalemme. E' stata infatti la proposta avanzata in Congresso dal capogruppo repubblicano al Senato Bob Dole di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme che ha profondamente preoccupato e irritato i palestinesi. Si tratta di una proposta repubblicana che ha probabilmente preso di sprovvista la stessa Casa Bianca, ma il rappresentante americano in Consiglio l'ha dovuta difendere contro gli attacchi dei palestinesi, che hanno chiesto il pronunciamento, oltre che del supremo organo dell'Onu, della Corte di giustizia internazionale. «Si tratta di una decisione interna americana che non va discussa qui», ha sostenuto l'ambasciatore Gnehm. Paolo Passarini «Israele deve capire che non può fare la pace tenendo la terra» E Dole propone «Trasferiamo nella Città santa l'ambasciata Usa» I Una manifestazione a Gerusalemme di pacifisti israeliani contro l'esproprio di terre palestinesi nella parte Est della città [FOTO ANSA]

Persone citate: Ahmed Tibi, Bob Dole, Dole, Edward Gnehm, Gad Yaacobi, Shimon Peres, Yasser Arafat