Messina l'amore ai tempi dell'Aids di Fabio Albanese
«Il trasferimento in Italia? Quattrocento dollari per un motoscafo sicuro» Sposa la donna che gli ha dato il virus Messina, l'amore ai tempi dell'Aids MESSINA. Fino all'ultimo hanno dovuto superare difficoltà e imprevisti. Ma ieri mattina finalmente Claudio Belcuore e Rosaria Caroè sono arrivati all'altare per pronunciare il loro «sì», davanti ad una cinquantina di invitati, a fotografi e cameramen. Il loro è stato un matrimonio speciale, perché lui, 28 anni, è ammalato di Aids, lei, 29, è sieropositiva. La loro storia, nata e vissuta a Messina, aveva fatto il giro del Paese: Claudio aveva contratto il virus consapevolmente, pur di potere amare la sua Rosaria. Il terribile male aveva colpito la ragazza quando ancora i due nemmeno si conoscevano. Arrivavano da esperienze diverse, ma ugualmente difficili; lei una tossicodipendente che per anni aveva vissuto negli ambienti dell'emarginazione; lui, un giovane alla ricerca di un lavoro, che viveva di espedienti; perfino qualche furtarello per mettere insieme i soldi della cena. Fino a quando i due non si conoscono in uno dei ritrovi classici dell'emarginazione, il piazzale antistante la stazione centrale. Lì Claudio e Rosaria imparano a vedere la vita con occhi diversi, lì comincia la loro storia d'amore. Sono gli inizi degli anni '90. Rosaria gli racconta tutto di sé. E Claudio la aiuta ad uscire dal giro della droga. Lei lo avverte: «sono sieropositiva»; lui non si tira indietro. Nel '91 i due si sposano con il rito civile, poi nasce Francesco, il loro bambino che adesso ha tre anni ed è perfettamente sano. Ieri era in prima fila nella chiesa di San Gabriele, a seguire il rito religioso. Il matrimonio in chiesa è stato voluto fortemente da Claudio, che più volte ha inscenato clamorose proteste per affermare la normalità della sua vita, nonostante sia un malato terminale. «Questo matrimonio è una sfida - ha detto ieri mattina, mentre con il mazzettino di fiori in mano attendeva l'arrivo della sua Rosaria -. E' una sfida a tutte quelle persone che ci guardano con sospetto, anche se lo fanno senza cattiveria. Ecco, mi sposo con il rito religioso, in mezzo a tanta gente, per ribadire che Claudio è normale. Purtroppo però ci sono tanti Claudio nascosti». La preparazione del matrimonio di Claudio e Rosaria è stata una gara di solidarietà. Amici, associazioni di volontariato e perfino le maestre dell'asilo di Francesco hanno fatto a gara per raccogliere il denaro sufficiente per la cerimonia, il ricevimento, le bomboniere, i regali, gli abiti degli sposi. La scorsa settimana l'ultima delusione: una signora di Bologna si era offerta di coprire le spese per l'acquisto dell'abito. All'ultimo minuto si era però tirata indietro. Ne parlò un telegiornale locale, l'indomani la telefonata di una signora messinese che offrì l'abito e anche mezzo milione in contanti. Per testimoni, Claudio e Rosaria hanno scelto medici e assistenti sociali del reparto malattie infettive dell'ospedale Margherita, dove i due sono in cura. «E' stata una bella cerimonia», hanno detto alla fine, sotto il rituale lancio di riso. Poi Claudio ha aggiunto: «Serve per vivere. Aiutateci a vivere nella normalità. Solo questo cerchiamo. E non scacciateci». Fabio Albanese
Persone citate: Rosaria Caroè
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